Opere compiute





Das Lied von der Erde - Il Canto della terra

Per tenore, contralto (o baritono) e orchestra.
I testi sono tratti dal volume di antiche poesie cinesi "Die Chinesische Flöte" tradotte in tedesco da Hans Bethge.





1. Das Trinklied vom jammer der Erde Il canto bacchico della desolazione della terra

2. Der Einsame im Herbst Il solitario in autunno

3. Von der Jugend Della giovinezza

4. Von der Schönheit Della bellezza

5. Der Trunkene im Frühling L'ebbro in primavera

6. Der Abschied L'addio




Periodo di composizione: 1908.
Prima esecuzione: Monaco di Baviera, 20 novembre 1911. Contralto, Sara Jane Cahier, tenore, William Miller. Orchestra della Società dei Concerti di Monaco. Direttore, Bruno Walter.
Prima edizione: Universal Edition, Wien 1911.
Manoscritto: l'autografo, già di proprietà di Alma Mahler, dopo la morte di lei (1964) non si è più trovato fra le sue carte.

Se nella moda della Cina che si era affermata alle corti principesche del Settecento il centro dell”interesse era costituito soprattutto dalla porcellana, attorno al 1900, quando il fascino per l'Estremo Oriente raggiunse un secondo apice, lo furono l`arte figurativa e la musica. Van Gogh collezionava stampe giapponesi; Claude Debussy scelse come immagine di copertina per la sua composizione sinfonica La Mer (1903) una delle più famose silografie a colori di Hokusai, e già un decennio prima si era espresso entusiasticamente sulla musica giavanese del gamelan, che aveva ascoltato all”Esposizione mondiale di Parigi del 1889; Puccini con Madame Butterfly (1904) e poi con Turandot portò l”Estremo Oriente alla popolarità musicale.
Gustav Mahler, contemporaneo di Puccini e Debussy, si entusiasmò per le rielaborazioni della lirica cinese di Hans Bethge che erano state pubblicate nel 1907 col titolo Il flauto cinese, e scelse sette poesie di questa raccolta per il suo Canto della terra composto nel 1908/09. (ll testo dell'ultimo canto Mahler lo ottenne combinando insieme due differenti liriche.) Che dopo l`Ottava Sinfonia Mahler scrivesse un ciclo di Lieder è da porre in relazione - secondo la testimonianza della sua cerchia di amici - con la paura superstiziosa che colse il compositore al cospetto del fatale numero di nove, che aveva segnato il limite dell`opera sinfonica di Beethoven, di Bruckner ed altri.
Nel 1908, in una lettera all'amico Bruno Walter, Mahler definì Il canto della terra “la cosa più personale" che egli “avesse mai fatto”. Delle ombre erano calate sulla sua vita: l'amata figlia maggiore Maria Anna era morta nel 1907 e a Mahler stesso era stato diagnosticato un grave vizio cardiaco. E ora egli scrive Il canto della terra - il canto di un disperato amore per la terra e per la vita, di una solitudine esistenziale, della morte e della dipartita, della più profonda certezza ma anche del rilucere eternamente azzurro della lontananza di un altro mondo che si può presagire dietro quello terreno. Sono tutti canti della solitudine; la sfera di gaia socievolezza che il terzo Lied presenta è solo un'utopia: la scena immaginata diviene visibile solo come immagine riflessa nell'acqua, in una lontananza irreale, inafferrabile come la lontananza della “cineseria' che dà un`impronta chiarissima proprio alla musica di questo Lied. La vera massima del ciclo è il ritornello del primo Lied: oscura è la vita, è la morte.
Nell'autunno del 1910 Mahler consegnò la partitura a Bruno Walter che diresse la prima esecuzione del Canto della terra nel novembre 1911, sei mesi dopo la morte del compositore. “Era la prima volta”, scrisse poi Walter nei suoi ricordi, “che Mahler non suonò davanti a me una sua nuova composizione, probabilmente temeva di rimanerne profondamente turbato. Io la studiai e in preda alla più terribile commozione vissi per un periodo a contatto con quest'opera che è come un grido straordinariamente appassionato d'un'anima che si accomiata e si dilegua, un grido amaro, rassegnato e gratificante - a contatto con quest'opera che è l'intima confessione di un essere già toccato dalla morte.”




testo di Franz Ledermann (traduzione: Adriano Cremonese) - © 1986