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La singolarissima
vicenda stilistica stravinskiana muove da pagine
ispirate ai miti dell'antica Russia, ricche di
contrasti violenti, di acidi impasti timbrici,
di primitiva forza ritmica, pagine radicate
profondamente nella cultura musicale del suo
paese, memori dell'abilissimo colore orchestrale
rimskiano. L'Uccello di fuoco, Petruska, la
Sagra della primavera, le Nozze, cioè le
principali opere di Stravinsky composte nel
secondo decennio del '900, si sostanziano
letteralmente del canto popolare russo
ritualizzato, e discnedono direttamente dal
culto primitivistico e pagano di
Rimski-Korsakov, quale si ritrova a partire da
Notte di Maggio. Dopo aver scritto le
indimenticabili pagine ora citate, Stravinsky,
trasferitosi in Occidente, prima in Svizzera e
poi a Parigi e da ultimo negli Stati Uniti,
persegue con tenacia il recupero delle forme
classiche europee, dei vincoli formali
precostituiti. Basti pensare a Pulcinella,
costruito interamente su temi di Pergolesi,
all'Edipo re, per prendere consapevolezza del
"salto" in senso formalista e oggettivista, così
lontano (ma forse, come si vedrà, solo in
apparenza) dalla violenza fauve delle prime
opere. Come scrive Mila, "La parodia diventa la
categoria fondamentale dell'arte di Stravinsky,
non necessariamente intesa nel senso di
caricatura burlesca, bensì di traverstimento:
traverstimento a scopo di appropriazione,
secondo una pratica ch'era stata ben nota alla
musica religiosa del Medioevo, del Rinascimento,
della Riforma e della Controriforma.” Diagnosi
esattissima, ma sarà bene notare poi subito come
la pratica del travestimento venga assunta da
Stravinsky con intenti molto diversi da quelli
che caratterizzano la prassi antica. Se infatti
la musica medioevale può veramente considerarsi
come una variazione continua su temi di pubblico
dominio, e la parodia una normalisslma
operazione compositiva estranea ad ogni intento
restaurativo, per il compositore russo
l’adozione di atteggiamenti e di materiali della
musica classica, di forme del passato, vale come
polemica conservatrice contro la critica alle
istituzioni e la polverizzazione degli istituti
formali in seno alla musica purtate avanti dagli
espressionisti. Perciò la definizione di Parodia
stravinskiana data da Mila come “non
necessariamente intesa nel senso di caricatura
burlesca” può essere ritoccata e porta più in
là: il travestimento stravinskiano non è mai
parodistico nel senso più usuale del termlne,
qualora si ritenga la parodia una categoria
realistica, Vien fatto dl pensare che il rifiuto
dell'eredità romantica, delle responsabilità
dlrette che ci legano sempre dialetticamente
alle esperienze precedenti, delle corrosioni
cromatiche in funzione di sempre più acuto
spasimo espressivo, debba approdare ai lidi del
neoclassicismo, Forse proprio qui si coglie il
motivo di continuità tra il periodo fauve di
Stravinsky e quello neoclassico dello stesso
autore, al di là degli esteriori sintomi di un
presunto eclettismo. Infatti già le opere
ispirate ai miti preistorici, al "primitivismo”
leggendario russo affidavano non poco del loro
fascino e della loro singolarità al ritmo,
all'ossessiva ripetizione di poche formule
ritmiche, giocate però con estrema abilità e con
vivo senso dell’asimmetria, con continui
spostamenti di accenti, mentre relativamente in
ombra era l'aspetto rnelodico,
caratterizzatissimo negli incisi ma fondato
anch`esso, conformemente alla struttura portante
rappresentata dal metro accentuativo, sul
principio della ripezizione. ll primitivismo
dello Stravinsky “russo” già porta in sé,
dunque, i germi della reazione al rettilineo
processo di dissoluzione del linguaggio tonale,
una fuga dalla civiltà contemporanea in nome di
miti pietriflcati e richiamati in vita
fittiziamente, per esorcizzare l'amara
constatazione del fallimento umanistico
borghese. “Questo dell’ottimismo a tutti i
costl, della fiducia preconcetta, e momento
centrale del discorso su Stravinsky d’ora in
avanti. lnveste l'originalità della sua
posizione artistica, la rivela nella sua essenza
esistenziale,” scrive Luigi Pesralozza e
certamente la coscienza di un processo ritenuto
irreversibile, di una crisi di fronte alla quale
non esiste possibile alternativa se non quella
dell'esautoramento dello psicologismo e della
conservazione delle forme ormai svuotate d’ogni
ragione ontologica, formano il fascino sottile e
irripetibile dello Stravinsky neoclassico, tanto
superiore, per l'intrinseco pessirnismo, alle
nurnerose copie. Nelle ultime opere Stravinsky,
che per decenni aveva osteggiato
l'espressionismo viennese e il prodotto tecnico
della scuola di Vienna, cioè la dodecafonia, ha
nuovamente colto in contropiede critici ed
esegeti troppo frettolosi o imprudenti,
accettando il principio della strutturazione
seriale e proclamando la propria ammirazione per
Anton Webern, artefice di "gemme preziose.” Di
nuovo però Stravinsky si aggrappa alle forme più
che ai contenuti, e appunto per questo accetta i
frutti dell’atonalismo solo quando essi, con il
lirismo astratto e neo-platonico di Webern,
hanno perso l'incandescenza emotiva d’origine
romantica, la trafittiva carica critica,
conhgurandosi (o potendosi configurare) in un
sidereo universo di suoni distillati. Come un
tempo Stravinsky aveva posto a materia del suo
amaro gioco schemi e moduli del passato remoto e
prossimo (da Pergolesi a Ciaikovski) così egli
può negli ultimi lustri sostituire ad essi
rnoduli recentissirni, appartenenti nientemeno
che all’altra sponda, accettati come reperti
ormai “storici.” Perciò “l’intenzione
restaurativa di Stravinsky non verrà meno
nonostante l'apparenza di un sorprendente
rinnovamento linguistico, e proprio anche perché
l'arte per l’arte stravinskiana coglierà in quel
rinnovamento il supremo carattere e il supremo
significato rituale che nel periodo così detto
nazionale l’aveva sostanziata di magici
simbolismi, e che nel periodo così detto
neoclassico l’avrebbe destinata alla
mistificazione sistematica" (Pestalozza). Dunque
l‘eclettismo genialissimo all’insegna del quale
la critica per molti decenni ha etichettato
Stravinsky, va riconsiderato, inquadrato in una
prospettiva critica nuova, più consapevole della
problematica destorificazione degli istituti
formali a scopo di angosciosa fuga dai concreti
nodi terreni ed esistenziali, destorificazione
perseguita con reale coerenza. L'ordine tecnico
costituito é il filo rosso che unisce ogni
possibile esperienza artistica stravinskiana,
ogni approccio con stilemi desunti dall'intero
arco della storia musicale. Ad un impegno
d'ordine e di volontaristica fede risponde,
nella musica di Stravinsky, anche la religiosità
cattolica.
Armando
Gentilucci
("Guida all'ascolto della musica contemporanea", Feltrinelli, seconda edizione, 1973) |