DG - 1 CD - 449 165-2 - (p) 1996

Richard WAGNER (1813-1883)






RIENZI, der Letzte der Tribunen


- Ouvertüre
11' 51"
DAS LIEBESVERBOT, oder Die Novize von Palermo


- Ouvertüre
8' 52"
TANNHÄUSER, und der Sängerkrieg auf Wartburg


- Ouvertüre
14' 02"
- Baccanale
12' 38"
PARSIFAL


- Vorspiel zum I. Aufzug
13' 39"
- Karfreitagszauber
11' 30"




 
STAATSKAPELLE DRESDEN
Giuseppe SINOPOLI
 






Luogo e data di registrazione
Lukaskirche, Dresden (Germania) - maggio 1995

Registrazione: live / studio
studio

Executive Producers

Ewald Markl

Recording Producer
Werner Mayer


Tonmeister (Balance Engineer)
Klaus Hiemann

Recording Engineers
Jürgen Bulgrin, Wolf-Dieter Karwatky

Editing
Oliver Rogalla


Prima Edizione LP
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Prima Edizione CD
Deutsche Grammophon | 449 165-2 | LC 0173 | 1 CD - 72' 32" | (p) 1996 | 4D DDD

Note
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IL SUONO DEL PROFONDO
L'incommensurabile e l'inesprimibile. Entro questi due estremi tipicamente romantici si colloca l'ardito progetto sinfonico wagneriano. Fu l'autore come al solito ad attribuirsene per primo i meriti, "La grandezza del poeta deve essere misurata specie in base a ciò che egli tace affinché l'inesprimibile stesso ci possa parlare col silenzio: ed il musicista è ora colui che fa risuonare chiaramente questo silenzio, e la forma mai ingannevole del suo risonante silenzio è la melodia infinita." Strumento plastico e sonoro: l'orchestra. "L'orchestra del sinfonista moderno penetrerà i motivi dell’azione con una compartecipazione intima, comunicandoli al sentimento con l'energia più irresistibile e convincente." (L'opera d'arte dell'avvenire, 1849). Gli farà eco, tra gli altri, Richard Strauss, riconoscendo che “l’orchestra moderna formata da Mozart, Haydn, Berlioz e Wagner è diventata il solo strumento capaee di rappresentare l'incommensurabile del quale parla il vecchio Goethe in simboli che non si lasciano penetrare se non dal sentimento divinatorio”. Le parole dell’autore danno legittimazione ideologica alla consuetudine che la pratica concertistica ha fatto propria da oltre un seeolo, con l’avallo dello stesso Wagner salito sul podio a Parigi, nel 1860, a dirigere il Preludio del Tristano.
Il ragionamento restituisce valenza simbolica e gestuale, ideale e narrativa alle pagine orchestrali anche al di fuori del contesto drammatico di riferimento. Perde validità di fronte alle prime ouverture wagneriane, momenti musicali autonomi che partecipano più alle sorti delle forme allora contemporanee che non alla sua ancora inarticolata teoria drammatico-musicale, Das Liebesverbot (Il divieto d'amare), tratta da Misura per misura di Shakespeare, fu scritta nel 1835-36. Nel ripudiarla con toni apodittici, anni dopo, l’autore mostrò un po’di pietà soltanto per la frivola “Ouverture” che piaceva molto a Cosima. In realtà la pagina d’apertura della “grande opera comica in due atti” vale solo come documento della padronanza da parte di Wagner di quei modelli francesi e italiani che diverranno di lì a poco bersaglio della sua critica più feroce. Castagnette, triangolo e tamburino basco aprono con un colore a sorpresa l'"Ouverture". La tinta fa esplodere subito l`umore farsesco dell’opera, ed evoca l'atmosfera d’avvio dell’Abu Hassan di Weber (1810-11). I temi cantabili e l'orchestrazione non omogenea - si passa da guizzi mendelssohniani dei legni a tronfi raddoppi di archi e ottoni - rivelano una mano non ancora personale, ma la costruzione sinfonica è abbastanza estrosa. Il modello di ouverture rossinian-weberiano è comprensibile riferimento, visto il contenuto del lavoro, “mczza opera comica, mezza commedia delle maschere” (Quirino Principe).
Il testo romanzesco di Bulwer-Lytton Rienzi, l'ultimo dei tribuni rievoca la rivoluzione di Cola di Rienzo nella Roma del XIV secolo. Wagner scrive l’omonima "grande opera tragica” tra il giugno 1838 e il novembre 1840. Basata su un formulario collaudato da Spontini e da Meyerbeer, l'"Ouverture" presenta temi dal forte profilo melodico e ritmico che anticipano episodi cardini del racconto operistico. Con il crescendo delle tromhe veniamo condotti direttamente nell'atmosfera rivoluzionaria alternata e temperata dallo schiudersi del motivo della preghiera di Rienzi affidato ai legni. Un'eloquenza aatenticamente wagneriana cementa l'ampio episodio centrale basato su nuovi disegni riferibili al protagonista, mentre con inebriante virtuosismo l'"Allegro" conclusivo avviato da un motivo marziale (tratto dal finale dell’Atto Secondo), che pare quasi un anticipo della danza grottesca nell`Olandese volante e di quella degli apprendisti nei Maestri cantori, chiama a raccolta in esaltante sovrapposizione tutti gli elementi tematici.
L'idea di una “ballata drammatica” Wagner l'affronta per la prima volta con consapevolezza, e qualche disagio, nell`Olandese volante. Tale idea si precisa in Tannhäuser (1842-45, prima esecuzione Dresda, 19 ottobre 1845), partitura che partecipa ancora del modello del grand'opéra di carattere storico, anche se vicenda e trattamento musicale richiamano l`esigenza d’una narrazione a sfondo di leggenda già associabile al mito. Wagner perfeziona la riflessione attorno al tema centrale della redenzione vissuta attraverso la rinunzia sacrificale femminile. La tradizione medievale dei cantori della Wartburg offre lo spunto per un edificante ex-voto in cui si narrano le vicende d`un Minnesänger che dope aver assaporato e abbandonato l’amor profano alla corte di Venere cerca salvezza - la troverà soltanto per l`intercessione amorosa di Elisabetta, nipote del langravio di Turingia - con un pellegrinaggio a Roma. Brillante e grandiosamente concepita, l'"Ouverture" poggia su alcuni motivi dell`opera, segnali più che autentici leitmotiv. Domina per carattere solenne, colore sommesso ed intenso, il celebre tema del core dei pellegrini che tornano da Roma. Nel 1861 la prima esecuzione parigina dell’opera diede a Wagner l’occasione per rivedere la partitura. aggiungendo una veluttuosa scena destinata alla coreografia che desse soddisfazione alle preferenze francesi per le scene di balletto. L'ampliamento del baccanale, coreografato da Lucien Petipa, fratello del celebre Marius, non portò fortuna a Tannhäuser: i tumulti che accompagnarono le recite del marzo 1861 appartengono alla storia dei più grandi scandali teatrali, Wagner ritirò la partitura. Rimase a testimonianza della straordinaria fantasia orchestrale dell’autore un “Baccanale” di formidabile potenza ispirativa, giocato sul contrasto tra elementi scatenati e suadenze apollinee.
Il “Preludio” del Parsifal (eseguito in forma privata il 25 dicembre 1878) si libera del tutto dalle forme tradizionali. Sembra anzi abhandonare il tumultuoso mondo delle scene teatrali per entrare in quello del dramma sacro. Il ricongiungimento pacificato con i tiranti architettonici della tonalità si impossessa dei magnifici leitmotiv che pervaderanno la sagra scenica, e che nel “Preludio" vengono annunciati con solennità impassibile, quasi con metafisica stupefazione emozionale. Qui il tempo si fa spazio, canta Gurnemanz all”entrata nel Tempio del Graal. "Il tempo pare sospendere i parametri abituali della sua articolazione per assumere il carattere della ruot, del movimento rotatorio", ribadisce Giuseppe Sinopoli. Il suono si fa mistero e iniziazione spirituale, immensa e impagabile, viene da pensare mentre la fanfara orchcstrale erige il monumentale tema di Parsifal su cui si innestano progressivamente tutte le altre tessere tematiche: risplendono di suono la Fede, il Battesimo, l'Incantesimo, il Sospiro di Kundry, la Sacra Cena, la Lancia, le Fanciulle-fiore e su tutti il disegno del Graal, “nelle sedici battute dello splendore del Graal v’è la più pura rappresentazione, e la più sensibile, del Cristianesimo, al di sopra di qualsiasi Vangelo”. (R. Strauss). La musica traccia una sorta di monologo interiore del protagonista che tenta di elaborare la sublime contraddizione tra dolore per la morte di Cristo e spettacolare esaltazione della natura primaverile.
Naturalissima risulta la saldatura con l'"Incantesimo del Venerdi Santo", la cui prima esecuzione avvenne a Bayreuth. sotto la direzione di Hermann Levi, il 21 luglio 1882. Cinque giorni dopo vi fu la prima rappresentaziorie completa dell'opera.
Angelo Foletto