Le
sinfonie di Robert
Schumann
Nel 1832
Schumann si era accostato
alla forma sinfonica
cornpletando i primi due
tempi di una Sinfonia in
sol minore, di chiaro
stampo beethoveniano, il
primo dei quali ebbe scarso
successo: si trattava
essenzialmente di musica per
piano cui Schumann aveva
fornito una veste
orchestrale di routine.
Quest'esperienza scoraggiò
il giovane compositore, il
quale capì di non essere
ancora in grado di
affrontare le grandi forme e
soprattutto di scrivere per
orchestra. La sua difficoltà
di pensare direttamente per
orchestra spiega solo in
parte il motivo per cui si
accostò alla sinfonia solo
dopo nove anni dal prirno
fallimentare tentativo: il
confronto con il corpus
beethoveniano era infatti
inevitabile e non poteva che
creare un forte disagio nei
cornpositori della sua
generazione. Le Nove
Sinfonie
rappresentavano un modello
di perfezione
ineguagliabile, che cercare
di imitare sarebbe stato
vano, e superare,
impossibile Fino al 1841,
l’anno della Prima
Sinfonia e della prima
versione della Quarta,
Schumann non era
evidentemente riuscito a
trovare una soluzione al
problema. Si trattava
infatti di utilizzare una
forma precostituita evitando
di esserne limitati, creando
anzi un prodotto nuovo, e
ciò non era affatto
semplice.
“Per i talenti
di second'ordine - scrisse
Schumann - è sufficiente che
essi padroneggino la forma
tradizionale: a quclli di
prim'ordine consentiamo che
la allarghino. Solo il genio
puo muoversi liberamente”.
Che Schumann si ritenesse un
genio è difficile dire,
certo è che non si
accontentò di ciò che aveva
ereditato da Beethoven. Alla
grande forma sinfonica si
accostò con maggiore
coscienza critica rispetto
ai compositori della sua
stessa generazione,
opponendo alla concezione
dialettica beethoveniana un
tipo di sinfonismo basato
sulla continua
trasformazione della
medesima idea, che in tal
modo acquista significati
sempre diversi.
È noto che
Schumann si dedicò ai
diversi generi musicali
seguendo un ordine
sistematico che non si
ritrova nella biografia di
nessun altro compositore: il
1840 è l’anno dei lieder, il
1842 della musica da camera,
il 1843 dell’oratorio
profani. Nel 1841 Schumann
decise di confrontarsi
nuovamente col genere
sinfonico senza peraltro che
ciò fosse motivato da
commissioni o da circostanze
esterne. Appartengono a
questo ‘anno dell'orchestra`
la Prima Sinfonia,
l'Ouvertüre, Scherzo und
Finale op. 52 e la
prima versione di quella che
dieci anni dopo diverrà la Quarta
Sinfonia. La Prima
Sinfonia in si b. M op. 38
"La primavera" fu
composta in soli quattro
giorni, dal 23 al 26 gennaio
1841;l'orchestrazione venne
completata il 20 febbraio
seguente e il 31 marzo
Mendelssohn la diresse pee
la prima volta al Gewandhaus
di Lipsia. L’esecuzioue fu
uno dei pochi successi
pubblici del compositore. Lo
stesso Schumann disse di
essersi ispirato ai versi
sulla primavera di Adolph
Böttger, poeta minore
contemporaneo, i quali
tuttavia diedero
probabilmente solo il primo
impulso ad una creazionc
musicale per il resto del
tutto autonoma. I titoli
originalmentc preposti ai
singoli tempi, ossia
“L’inizio della primavera”,
“Sera”, “Lieti compagni di
giochi” e “Apogeo della
primavera” ovvero ”L’addio
alla primavera”, furono in
un secondo tempo soppressi
per evitare forse che
l’ascoltatore ne potesse
essere influenzato. Fin
dalla Prima Sinfonia
risulta evidente che
Schumann si sforza di
collegare tutti i movimenti
tra loro riproponendo in
ciascuno di essi gli stessi
incisi ritmico-melodici,
evitando al tempo stesso,
secondo le sue stesse
dichiarazioni, le citazioni
letterali. Secondo diversi
studiosi la sovrapposizione
della triade di si bemolle
maggiore e di quella del
relativo minore, sol, genera
il tetracordo sol-si
bemolle-re-fa che è alla
base dei primi temi di tutti
i movimenti della Sinfonia,
e ciò darebbe alla
composizione un carattere
fortemente unitario. L’unità
tematica, sia interna a
ciascun movimento che
dell’intera composizione,
sembra essere stato il
principale obiettivo di
Schumann. Essa si realizza
nella forma più compiuta nel
finale, che per la ricchezza
di relazioni
ritmico-melodiche con i
tempi precedenti si deve
certamente considerare quale
il movimento più importante
della Sinfonia: qui
viene infatti ripreso il
ritmo principale del primo
tempo e ciò crea un senso di
circolarità assai marcato.
Una struttura circolare si
ritrova nello “Scherzo”: la
presenza di due trii dà al
movimento la forma di un
rondò (ABACA).
Nel 1845, anno
che il compositore dedicò
prevalentemente alla musica
per tastiera, nonostante il
cattivo stato di salute
Schumann iniziò a lavorare a
quella che sarebbe poi
divenuta la Seconda
Sinfonia (la seconda
in ordine di tempo divenne
come si e visto la Quarta).
La Sinfonia in do M op.
61 fu portata a
termine il 19 ottobre del
1846 e il 5 novembre
successivo fu diretta da
Mendelssohn al Gewandhaus di
Lipsia, senza il successo
che il compositore si
aspettava. Indiscutibilmente
beethoveniana è la tecnica
dell’elaborazione motivica
basata sull`opposizione di
forti contrasti ritmici. La
Seconda è, fra le Sinfonie
di Schumann, quella di
proporzioni più ampie,
nonchè la più unitaria sia
sul piano tecnico che su
quello espressivo.
La Terza
Sinfonia, in mi b. M op.
97 nota come “La
Renana”, fu composta
nel 1850 (la partitura fu
completata il 9 dicembre) ed
eseguita sotto la direzione
dello stesso compositore il
6 febbraio 1851 a
Düsseldorf, dove Schumann si
era trasferito nel settembre
dell’anno precedente. A
chiamarla per la prima volta
“Sinfonia Renana” fu
Wilhelm Joseph von
Wasielewski nella sua
biografia di Schumann del
1858: “Secondo le sue stesse
dichiarazioni - scrisse - il
compositore ne ebbe la prima
ispirazione dalla vista del
duomo di Colonia”. In realtà
il viaggio a Colonia, che
Schumann e la moglie
compirono nel settembre del
1850, fu probabilmente solo
uno stimolo, e sarebbe
comunque sbagliato intendere
la Sinfonia come la
traduzione musicale di
realtà paesaggistiche o
extramusicali. Non si tratta
di musica a programma, e del
resto Schumann aveva idee
molto precise al riguardo:
“Si sbaglia di certo -
scrisse nel 1835 nella
recensione della Symphonie
fantastique di Berlioz
- se si crede che i
compositori prendano in mano
carta e penna col misero
proposito di esprimere,
descrivere, dipingere questo
o quello. Non vanno però
sottovalutate le casuali
influenze e impressioni
provenienti dall’esterno.
Inconsciamente, accanto alla
fantasia musicale agisce
spesso un”idea, accanto
all’orecchio l’occhio”.
Nella Terza Sinfonia
è particolarmente evidente
il tentativo di Schumann di
svincolarsi dal modello
beethoveniano, sebbene siano
ancora presenti elementi
riconducibili ad esso (una
certa affinità stilistica
con l'“Eroica” è
evidente, ad esempio, nel
primo movimento). La Terza
è forse la più originale fra
le fatiche infoniche di
Schumann, sebbene sia stata
spesso criticata per via di
un’orchestrazione ritenuta
opaca e di routine (troppo
frequente uso dei raddoppi,
insistenza sui registri
medi, scarsa
puntualizzazione timbrica).
Secondo Donald F. Tovey, fu
per questi motivi che essa
non incontrò mai il favore
del pubblico, e inoltre la
debolezza della scrittura
schumanniana sarebbe andata
peggiorando quando egli
iniziò a dirigere
l’orchestra di Düsseldorf,
proprio a causa delle sue
difficoltà nel guidare la
compagine affidatagli.
La prima
Versione della Quarta
Sinfonia, in re m op. 120,
fu completata il 9 settembre
1841 ed eseguita a Lipsia il
6 dicembre dello stesso
anno. Dopo l'esecuzione, non
soddisfatto dell’accoglienza
del pubblico, Schumann
ritirò il pezzo. Dieci anni
dopo, tra il 3 e l’11
dicembre 1851, ne fece una
trascrizione per pianoforte
introducendo alcune
modifiche, talvolta non
indifferenti, e la settimana
successiva riorchestrò
nuovamente il tutto -
rispetto alla versione
originale si preoccupò
soprattutto di rafforzare le
parti tematiche attraverso
il raddoppio degli archi in
ottava e dei fiati.
Inizialmente Schumann pensò
di chiamarla “Symphonistische
Phantasie”.
Il titolo
originale sembra indicare
che Schumann ritenesse il
termine “sinfonia”
inadeguato alle proprie
composizioni: “Nulla produce
tanto facilmente disappunto
e opposizione - scrisse -
quanto una nuova forma che
porti un vecchio nome”.
Rispetto alla versione
originale Schumann rafforza
il carattere ciclico
riproponendo ad esempio
nell'ultimo tempo elementi
tematici del primo. Viene
inoltre abolita la
separazione tradizionale tra
i singoli movimenti, i quali
sono collegati tra loro ed
eseguiti di seguito senza
interruzioni. Se si eccettua
lo scherzo, Schumann mostra
una evidente riluttanza per
ogni genere di ripresa,
un’insofferenza che lo porta
molto vicino alla
trasformazione ‘epica’ della
sinfonia in dramma musicale
compiuta da Wagner e al
poema sinfonico di Liszt.
Tovey osserva che la Quarta
rappresentava certamente un
esempio di forma libera e di
continuità tematica
altrettanto avanzato di
qualsiasi poema sinfonico
che si pretendesse in tal
senso rivoluzionario. La
prima esecuzione della
seconda versione ebbe luogo
a Düsseldorf il 30 dicembre
1852, e fu l’ultimo grande
successo di pubblico di
Schumann.
Le stesse
critiche rivolte alle Sinfonie
di Schumann (mancanza di
costruzione melodica,
incapacità di realizzare
contrasti ritmici e
dinamici, di creare
proporzioni formali, e
soprattutto debolezza della
strurnentazione) sono state
rivolte anche a quelle di
altri compositori romantici,
quali Schubert e Weber. Ma
considerare Schumann un
sinfonista fallito è un
grave sbaglio. Se infatti i
termini di confronto non
sono quelli della sinfonia
classica, e se le Sinfonie
di Schumann sono considerate
piuttosto come punto di
partenza per una nuova epoca
post-beethoveniana, allora è
chiaro come rappresentino un
momento certamente
fondamentale nella storia
della musica.