DG - 1 CD - 431 684-2 - (p) 1991

Anton BRUCKNER (1824-1896)






Symphonie Nr. 3 d-moll "Wagner-Symphonie"

59' 11"
Version: 1877. Hrsg - Edition: Leopold Nowak


- 1. Gemäßigt, mehr bewegt, misterioso 21' 08"

- 2. Bewegt, feierlich, quasi Adagio 16' 08"

- 3. [Scherzo.] Ziemlich schnell 7' 15"

- 4. Allegro 14' 40"





 
STAATSKAPELLE DRESDEN
Giuseppe SINOPOLI
 






Luogo e data di registrazione
Lukaskirche, Dresden (Germania) - aprile 1990

Registrazione: live / studio
studio


Produced by
Wolfgang Stengel

Balance Engineer
Klaus Hiemann

Editing
Reinhard Lagemann

Prima Edizione LP
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Prima Edizione CD
Deutsche Grammophon | 431 684-2 | LC 0173 |1 CD - 59' 11" | (p) 1991 | DDD


Note
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La composizione e la strumentazione della Terza Sinfonia in re m si protrassero per tutto il 1873. Nel settembre di quell’anno Bruckner si recò a Bayreuth per presentare la Seconda e la Terza, ancora incompleta, a Wagner, che fu attirato dalla partitura della Terza, della quale accettò la dedica con cordialità. Nel 1874, dopo aver finito la prima stesura della Quarta, Bruckner sottopose a una revisione la partitura della Terza, che nel 1875/77, lo stesso periodo in cui compose la Quinta, fu nuovamente rielaborata. Questa versione venne eseguita a Vienna il 16 dicembre 1877, con Bruckner stesso sul podio. L'insuccesso fu clamoroso. Ma tra il pubblieo v'era anche l’editore Theodor Rättig, che al desolato ed incredulo compositore offerse di pubblicare la partitura, la prima d’una sinfonia di Bruckner ad essere stampata: uscì nel 1878, dopo altri ritocchi, insieme con la riduzione per pianoforte a quattro mani curata da Gustav Mahler e Rudolf Kryzanowski. Così la sinfonia dedicata a Wagner ebbe anche un particolare significato nel rapporto tra Mahler e Bruckner. Le tormentate vicende della Terza conobbero una nuova fase dope il compimento dell’Ottava: nel 1888/89 fu intrapresa una nuova revisione, inutilmente sconsigliata da Mahler e caldeggiata invece dai fratelli Franz e Joseph Schalk, che collaborarono con il compositore e ai quali vanno fatti risalire i drastici tagli nel finale. La nuova versione uscì nel 1890 e fu diretta a Vienna da Hans Richter il 21 dicembre 1890, con notevole successo.
I tormentosi rifacimenti di questa sinfonia rivelano l’ansia di rendere più “eseguibile” (e più breve) l’ardua e lunghissima partitura, ma anche la volontà di migliorarla alla luce delle conquiste compositive delle opere seguenti. Costante, nel passaggio da una versione all’altra, è la preoccupazione di rendere più fitti e densi i rappord motivici. La versione pubblicata nel 1878, frutto di un lavoro di revisione scevro da sollecitazioni esterne, riflette l'esperienza compiuta con la composizione della Quarta e della Quinta, mentre la versione del 1888/89 presuppone l’Ottava e si colloca in una fase ormai lontana da quelle sinfonie. È inoltre dovuta in parte a mani diverse da quelle di Bruckner, non rappresenta le intenzioni “definitive” dell’autore e non può costituire il punto di riferimento per la conoscenza della Terza Sinfonia, come finora è quasi sempre accaduto.
L’inizio della Terza con il tema presentato dalla tromba colpì particolarmente Wagner e costituisce una delle grandi intuizioni di Bruckner: non propone soltanto un tema, ma un processo d’espansione d’una situazione sonora. Si può ricondurre quest'inizio ad un modello ideale, all'apertura della Nona di Beethoven; ma la soluzione bruckneriana è del tutto originale. In un pianissimo “misterioso” sul pedale di re prende forma il flusso degli archi in successive entrate in imitazione, mentre i suoni tenuti dai legni dilatano man mano lo spazio sonoro: in questo contesto ancora vago e indeterminato si profila il tema della tromba che funge da motto alla sinfonia e apre il primo gruppo tematico. Un crescendo approda ad un motivo di quattro note, nettamente profilato all’unisono in fortissimo: da questo nucleo, con la tecnica delle variazioni, si deduce il suo proseguimento, con forti contrasti dinamici e pause cariche d’attesa. Con la ripetizione variata dello stesso processo (resa più breve e pregnante nella versione del 1877) si conclude il primo blocco formale dell’esposizione, con il cui piglio eroico contrasta nettamente il secondo gruppo tematico. Qui si sovrappongono ed intrecciano diverse linee cantabili: "un flusso sonoro internamente melodizzato di grande dolcezza", lo defini Schnebel. Anch’esso si dilata in un vasto episodio, dal quale si passa senza cesure al terzo gruppo tematico, dominato dai fiati in fortissimo, aperto da un motivo solenne, dal sapore vagamente arcaico, il cui proseguimento sfocia in un corale (così lo chiama Bruckner) e in un ritorno del motto iniziale. L'esposizione si conclude in pianissimo, in un clima misterioso e sospeso. Il motto (inizialmente in forma rovesciata) e altri materiali del primo gruppo tematico sono protagonisti della maggior parte dello sviluppo, che conduce, attraverso intensi crescendo, a sezioni culminanti in fortissimo e si conclude con il ritorno del tema cantabile approdando ad un sospeso indugio: qui Bruckner aveva originariamente inserito un omaggio a Wagner, rievocando il Tristano e La valchiria (“il sonno di Brunilde”) con citazioni-allusioni che già nel 1877 preferì eliminare. La ripresa si presenta più concentrata rispetto all’esposizione ed è seguita da una poderosa coda.
Sul tempo lento in mi bemolle maggiore Bruckner ritornò piu volte, modificandone il disegno formale e riscrivendone alcune sezioni. Nella versione del 1877 si riconosce lo schema A-B-C-B'-A'-coda, dove A corrisponde alla pacata e serena sezione iniziale, B (“Andante quasi Allegretto”) propone una bellissima idea cantabile presentata per la prima Volta dalle viole e C, in tempo più lento, è un arcano “misterioso” che riappare brevemente alla fine dello sviluppo della seconda idea (B'). Nella prima versione della sinfonia lo sviluppo di A che precede la coda presentava evidenti assonanze con il Tannhäuser e con il Lohengrin, completamente eliminate nei rifacimenti successivi: è rimasta invece nella coda un’allusione al “sonno di Brunilde”.
Lo scherzo è l’unico tempo della sinfonia che conobbe un lavoro di revisione limitato, ed è una pagina di seducente freschezza poetica, impregnata di umori popolari, di un idiomatico carattere popolare austriaco. Nella prima parte, tripartita (ABA), una rapida figura rotatoria e seguita da un ländler, e un andamento di ländler, di carattere diverso, è riconoscibile anche nel “Trio” centrale.
Tormentatissime e problematiche furono invece le vicende del finale (la prima versione comprende 764 battute, la seconda 638 e la terza 495). La revisione del 1877 non stravolge però il disegno complessivo, come accade invece nell’ultima stesura con i tagli voluti da Franz Schalk. Aperta da un primo tema di possente respiro, che presenta affinità con il motto del primo tempo, l’esposizione prosegue con un arnpio secondo gruppo tematico, ridotto di circa un terzo fra la prima e la seconda versione: esso è caratterizzato dalla sovrapposizione di una fresca e danzante melodia degli archi e di un'idea pacata dei fiati, simile a un corale. Nel 1891 Bruckner commentò così questo doppio tema: “La polka significa la gaiezza nel mondo, il corale ciò che in esso è triste e doloroso”. Il terzo gruppo tematico irrompe in fortissimo con un tema di archi e legni all'unisono (e i bassi sincopati), si piega ad accenti di tenerezza lirica nella parte centrale per ritornare poi al vigoroso unisono che conduce alla fine dell'esposizione. Lo sviluppo inizia con il primo gruppo tematico e attraverso tempestose ondate sonore approda nella sua seconda sezione al tema-motto della sinfonia; si spegne quindi in pianissimo dopo una breve elaborazione del secondo tema. Nella Versione del 1877 la ripresa si svolge regolarmente (mentre nella versione successiva Franz Schalk ne compromise la logica formale con l’omissione del primo gruppo tematico) ed è seguita da una sezione conclusiva che culmina in una celebrazione del motto della sinfonia
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Paolo Petazzi