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DG - 1
CD - 423 677-2 - (p) 1988
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| Anton BRUCKNER
(1824-1896) |
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| Symphonie No. 4
Es-dur "Romantische" |
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66' 58" |
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| Versione: 1880,
rev. 1886 edita da Leopold Nowak |
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1. Bewegt, nicht zu schnell |
18' 47" |
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2. Andante quasi Allegretto |
16' 00" |
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3. Scherzo. Bewegt - Trio.
Nicht zu schnell. Keinesfalls
schleppend - Scherzo |
11' 01" |
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4. Finale. Bewegt, doch
nicht zu schnell |
20' 56" |
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| STAATSKAPELLE
DRESDEN |
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| Giuseppe SINOPOLI |
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Luogo
e data di registrazione |
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Lukaskirche,
Dresden (Germania) - settembre 1987 |
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Registrazione:
live / studio |
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studio
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Production |
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Günther
Breest |
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Recording
Supervision |
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Wolfgang
Stengel |
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Balance
Engineer |
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Klaus
Hiemann |
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Editing |
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Ulrich
Vette |
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Prima Edizione
LP |
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Prima Edizione
CD |
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Deutsche
Grammophon | 423 677-2 | LC 0173 |
1 CD - 66' 58" | (p) 1988 | DDD
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Note |
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La genesi
della Quarta di Bruckner è
particolarmente
complessa. Una prima versione
fu compiuta tra il gennaio e
il novembre 1874: non fu mai
eseguita durante la vita di
Bruckner perché egli decise
di rivederla e vi ritornò sopra
nel 1878 e tra la fine del
1879 e il giugno 1880. Il
risultato di queste
revisioni è
la versione
che si è
soliti considerare
definitiva, e che fu
eseguita per la prima volta a
Vienna sotto la direzione di
Hans Richter il 20 febbraio
1881 (una successiva versione,
del 1887-88,
fu stampata nel 1889; ma
presenta la problematicità di
altre versioni tarde delle
Sinfonie bruckneriane).
Per la Quarta, caso
unico tra le Sinfonie di
Bruckner, esiste un titolo,
"Romantica",
e qualche frammentaria
indicazione riguardante un
“programma", che si limita
in verità
a timide suggestioni di
natura evocativa. A
proposito del primo
movimento una testimonianza
indiretta del 1905, dovuta a
Theodor Helm, afferma che
Bruckner avrebbe voluto evocare
queste immagini: “Città medievale
-
Alba -
Dalle torri della città
risuonano segnali che
salutano il mattino - Le
porte si aprono - Su
fieri cavalli
i cavalieri
galoppano fuori all'aperto,
l’incanto
della natura li avvolge -
Mormorio del bosco -
Canto di uccelli - e così si
sviluppa questo quadro
romantico...“.
Questa testimonianza trova conferma
in una lettera di Bruckner a
Paul Heyse del 10 dicembre
1890, dove fra
l’altro il sccondo tema
del primo
movimento è
collegato al "zi-zi-be"
della cinciallegra, il secondo
tempo è
definito
"Lied,
preghiera, serenata",
il terzo fa riferimento a
scene di caccia.
Tutti i critici, del resto,
riconobbero
nel primo
movimento della Quarta l'evocazione
di paesaggi, la suggestione
di una
mistica della Natura, e il
titolo stesso di "Romantica"
ne è
una ulteriore
conferma.
"Romantico"
era per Bruckner un mondo
affine a quello del Lohengrin,
"religioso,
misterioso e libero da tutto
ciò che
è
impuro" (così scrisse, con
riferimento ad un progetto d'opera,
in una lettera a Gertrud
Bollé-Hellmund
il 5 settembre 1893). Queste
indicazioni definiscono
alcuni aspetti del clima
poetico della Quarta senza
delineare
un programma propriamente
detto, e senza
concessioni
ad un banale descrittivismo.
Nella pacata, luminosa
grandezza di questa Sinfonia
(che
conosce
anche momenti di riflessivo
ripiegamento), più
ancora della influenza
wagneriana si coglie
con immediata
suggestione l`eredità di
Schubert e Weber, e
nella felicità di
alcune invenzioni melodiche
si svelano atmosfere di
agreste amabilità di
carattere "austriaco".
Le prime battute
propongono un tipico inizio
bruckneriano,
di elementare e arcana
suggestione (cui
funge da lontano modello
l'attacco della Nona di
Beethoven): sul tremolo in
pianissimo degli archi si
profilano gli appelli del
corno in un clima sospeso,
senza
tempo, finché prende forma
la prima vigorosa ondata
sinfonica, fondata su una
nuova idea di cinque
note (dal caratteristico
ritmo: duina + terzina di
quarti). Nel profilarsi di
questo primo gruppo tematico
si ha un esempio
dell’organico svilupparsi e
crescere dei blocchi
bruckneriani, della dinamica
formale che regge il
divenire del flusso
sinfonico. Esso perviene ad
una prima cesura, ad un
arresto, dopo il quale il
secondo tema apre un
episodio completamente
diverso, una parentesi
cantabile fondata su una
doppia idea: al lirico canto
delle viole i primi violini
sovrappongono un disegno che
imita liberamente il
“zi-zi-be” della
cinciallegra. Poi la sezione
conclusiva dell’esposizione
non presenta un nuovo tema,
ma trasforma l’idea di
cinque note del primo gruppo
tematico: un poderoso crescendo
approda ad una zona “vuota”,
di attesa, alla sospensione
che precede lo sviluppo.
Esso è
relativamente conciso,
articolato in due blocchi e
culminante (nel secondo di
questi) in un corale di
ampio respiro, che prende le
mosse dall’idea iniziale dei
corni. Una breve ed
intensamente espressiva
trasformazione del secondo
tema
conduce quindi alla ripresa,
dopo la quale una maestosa
coda ribadisce
accenti di grandiosa e
serena vastità.
L’inizio dell’Andante
quasi Allegretto
rirnanda immediatamente a
certi malinconici andamenti
di marcia schubertiani,
ripensati però
originalmente, in un clima
velato, di struggente
mestizia. Nell’elegiaco
canto dei violoncelli in do
minore si avverte l’eco
lontana di una marcia funebre;
poi si passa ad una nuova
idea, un assorto andamento
di corale, e infine, dopo
una cesura netta, le viole
presentano una lunga melodia
sullo sfondo del pizzicato
degli altri archi con
sordino. Sono queste le idee
principali del secondo
movimento, presentate nella
lunga sezione iniziale, che
indugia in un clima di
assorta, dolente
contemplazione,
sostanzialmente statica.
Solo dopo la terza idea il
brano si apre ad un moto
espansivo, ascensionale, che
su frammenti della prima
idea conduce ad un grande
crescendo e ad un primo momento
culminante. La seguente
ripresa omette la seconda
idea e approda quindi più
rapidamente ad una nuova
sezione espansiva, ad una
perorazione ancora più
intensa, ad un più massiccio
accumulo di sonorità.
Nel suo disegno complessivo
il brano va visto
soprattutto in questa
alternanza di zone di
intimo, malinconico
raccoglimento e di
esuberanti espansioni. La
chiusa però
ci riporta alla vena più
segreta e accorata, con una
pagina di rara suggestione,
in cui si avvertono più
evidenti presagi mahleriani.
Non è
chiara la pertinenza delle
indicazioni programmatiche
di Bruckner (“Lied,
preghiera, serenata”: l'idea
della serenata sembra
ironicamente l’opposto della
serietà dolente
o dei
momenti espansivi del
pezzo).
Nello Scherzo invece si
coglie con evidenza il
riferimento ad evocazioni
naturalistiche
e cavalleresche, a scene e
paesaggi di caccia: è una
pagina di robusta vitalità
ritmica e di immediata,
elementare efficacia, dove
agli squilli di fanfare si
affianca una seconda idea
nettamente differenziata con
le sue inflessioni
cromatiche. Il Trio schiude
una parentesi di delicato
idillio, con le sue tenere
movenze di Ländler.
Il
Finale fu forse il movimento
più
ampiamente
e tormentosamente
rimaneggiato nelle diverse
rielaborazioni della
Sinfonia. Il materiale
tematico richiama in parte
quello dei movimenti
precedenti, confermando la
tendenza della Sinfonia ad
una integrazione tematica.
Una cupa, misteriosa
introduzione conduce, in un
crescendo
di tensione, alla
magniloquente affermazione
del primo tema: con il
carattere massiccio
dell’epico blocco
di apertura contrasta poi un
secondo gruppo tematico
basato sn idee
diverse, che dopo un inizio
elegiaco
conducono
a toni pin “leggeri” e
semplici, non senza
movenze
umoristiche
e reminiscenze
schubertiane.
Una nuova sezione a piena
orchestra conclude l'esposizione.
Lo sviluppo culmina
anche qui in un solenne
corale ed è segnato da
violenti contrasti, da
drammatiche impennate: solo
la coda risolve questo tempestoso
Finale in chiave francamente
affermativa, concludendo
maestosamente il movimento
più tormentato e complesso
della Sinfonia.
Paolo
Petazzi
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