DG - 1 LP - 423 576-1 - (p) 1988
DG - 1 CD - 423 576-2 - (p) 1988

Richard STRAUSS (1864-1949)






Also sprach Zarathustra, Op. 30
37' 00"
Tondichtung für großes Orchester (frei nach Friedrich Nietzsche)


- 1. (Einleitung) 1' 57"

- 2. Von den Hinterweltlern (Degli uomini che sono dietro di noi)
4' 07"

- 3. Von der großen Sehnsucht (Del grande desiderio)
2' 05"

- 4. Von den Freuden und Leidenschaften (Delle gioie e delle passioni)
2' 27"

- 5. Das Grablied (Il canto funebre)
2' 54"

- 6. Von der Wissenschaft (Della scienza)
4' 26"

- 7. Der Genesende (Il convalescente)
5' 25"

- 8. Das Tanzlied (La canzone a ballo)
8' 22"

- 9. Nachtwandlerlied (Canto del sonnambulo)
5' 17"





Tod und Verklärung, Op. 24
28' 22"
Tondichtung für großes Orchester


- Largo - Allegro molto agitato - Etwas breiter - Tempo I. sehr breit - Allegro molto agitato - Moderato 28' 22"





 
NEW YORK PHILHARMONIC
Glenn Dicterow, Solo-Violine
Giuseppe SINOPOLI
 






Luogo e data di registrazione
Manhattan Center, New York (USA) - maggio 1987

Registrazione: live / studio
studio recording


Production
Günther Breest

Recording Supervision
Wolfgang Stengel

Balance Engineer
Klaus Hiemann

Editing
Werner Roth

Prima Edizione LP
Deutsche Grammophon | 423 576-1 | LC 0173 | 1 LP - 65' 34" | (p) 1988 | Digital

Prima Edizione CD
Deutsche Grammophon | 423 576-2 | LC 0173 | 1 CD - 65' 34" | (p) 1988 | DDD

Note
-















Morte e trasfigurazione (1888-89) è opera di neofita: segna l'ingrcsso definitivo del ventiquattrenne Richard Strauss nel “credo” lisztiano e wagneriano predicato da Alexander Ritter, per nuove forme musicali indotte da tensioni letterarie e filosofiche. L'incontro a Meiningen con il violinista e compositore Ritter, che di Liszt e Wagner era stato allievo e collaboratore, diede così il suo primo vero frutto (“Con l`aiuto di Ritter, sono ora armato d’una concezione piena di forza dell`Arte c della vita”). Il primo poema sinfonico, lo sfolgorantc Don Juan, di poco precedente, aveva ancora la solidità costruttiva di un primo movimento di Sinfonia, e il “programma dichiarato - da Lenau - dava ragione soltanto dello scatenato vitalismo dei suoi temi. Ma con Morte e trasfigurazione, il confronto con letteratura e filosofia si fa serrato e coinvolgente: ed è scommessa dichiarata (non importa se - a parere di molti - perdente).
Così parlò Zarathustra, compiuto nel 1896, appartiene invece all'ultima fase, all'epilogo del poema sinfonico straussiano, assieme a Don Chisciotte e Una vita d’eroe. Anch'esso nel segno di una rivelazione, quella di Nietzsche-Zaratustra, avvenuta sull`Edizione completa del 1890. Proprio in quell'occasione Strauss volle precisare di non aver fatto “musica filosofica”, né di aver voluto “dipingere in musica la grande opera di Nietzsche
. Queste parole vennero intese, negli anni del “purismomusicale novecentesco, come una smentita del legame con l'opera nietzschiana, così apertamente dichiarato - invece - nei titoli di ogni episodio, in partitura; ma esse vanno piuttosto capite come una dichiarazione di superiorità della musica rispetto ai suoi stimoli letterario-filosofici; poiché la musica. secondo Wagner, secondo Liszt. secondo Ritter, secondo Strauss, non deve trattenersi al di qua dei suoi “significati” per salvaguardare il proprio interno ordine, ma deve piuttosto andare molto al di là dei limilati linguaggi verbali della letteratura e della filosofia. Perché questo accada, però - ed è questa la “lezione” degli ultimi tre poemi sinfonici, a partire da Zarathustra - le forme musicali devono completamente riplasmarsi rinunciando ad ogni criterio astratto di organizzazione interna.
In Morte e trasfigurazione il “programma” (stilato dallo stesso Alexander Ritter) indica un’uscita dalla forma classico-romantica - mai come tra fine Ottocento e inizio Novecento il "disordine" è stato altrettanto portatore di significato! Eppure dietro il dibattersi tra singhiozzi di morte e dolci ricordi, tra battaglie eroiche (contro la morte? o, ancora, nella rievocazione?) e spossatezze, tra dramma esistenziale e trasfigurazione metafisica, come non intravedere - sullo sfondo - i "luoghi" classici dell`introduzione lenta, dell'esposizione tematica, dell'elaborazione tematica, della ripresa e della giubilante coda conclusiva? Simmetrie, ritorni, dualismi: tutti a garantire una autonomia alla forma musicale. Tant'è che il programma fu certamente scritto dopo la musica.
Ed invece, in Così parlò Zarathustra, la "rivelazione" nietzschiana (enunciata genialmente dai primi fin troppo famosi accordi) viene seguita da una serie di pannelli descrittivi (ognuno con propri temi, con proprie scritture, addirittura con proprio stile), in una direzione a spirale che - poco oltre la metà del pezzo - si apre allo "spirito di leggerezza" che irrompe con il violino solista zigano o viennese, con il tripudio del Valzer, con una danza che - nonostante la sua mole orchestrale e temporale - non ha nulla di parossistico: è il compiaciuto ondeggiare in un mondo da cui è scomparso lo "spirito di profondità" di wagneriana memoria. E con esso il principio stesso di una "purezza" formale della musica.
In questo senso la parabola indicata dai poemi sinfonici porta direttamente al teatro: a Salome e a Elektra. Teatro come attitudine visionaria della musica.
Guido Salvetti