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Beethoven
"per clemenza” scrisse il suo
Concerto per violino c
orchestra dedicandolo al
violinista Franz Clement, per
lo meno se si vuole prestar
fede a quanto è scritto sulla
partitura autografa: “par
Clemenza pour Clement”
- ma tale dedica è piuttosto
da leggersi come uno di quei
giochi di parole che Beethoven
amava fare con i musicisti che
stimava. Del resto Clement non
godeva solamente della
“clemenza” o dei “favori”
di Beethoven: in una cronaca
d’un giornale viennese del
1805 egli viene designato come
il “beniamino del pubblico
locale”. In questo stesso
scritto viene fatta anche
un’ampia descrizione del suo
modo di suonare il violino: è
lodata la sua “grazia
indescrivibile, la sua
gcntilezza ed eleganza”;
l‘“estrema
amabilità e delicatezza nonché
la purezza” del suono deve
aver esercitato un notevole
fascino sui viennesi, “ed
inoltre egli possiede una
leggiadria tutta sua, che gli
fa tenere in nessun conto
anche le più incredibili
difficoltà”. Quando il 23
dicembre 1806 il giovane
violinista ventiseienne eseguì
per la prima volta il nuovo
concerto di Beethoven
probabilmente da buona parte
del pubblico il fatto non fu
sentito come un avvenimento
eccezionale; tuttavia Clement
riuscì a sedurre l’uditorio
con dei pezzi di bravura, gli
stessi che più tardi userà
anche Paganini per suscitare
il “furore” del pubblico. Il
programma infatti annunciava
che sarebbe stata eseguita
“una sonata su una sola corda
e con il violino messo al
contrario”.
Beethoven
conosceva e stimava Clement
sia come violinista che come
direttore d’orchestra; agli
inizi del 1806, in occasione
della rappresentazione della
seconda versione del Fidelio
al Theater an der Wien,
Beethoven venne di nuovo in
stretto contatto con Clement,
che era alla testa
dell’orchestra di quel teatro.
La decisione di scrivere per
lui un concerto per violino e
orchestra fu presa
verosimilmente assai in
fretta: infatti non c’è
pervenuto quasi nessuno
schizzo o abbozzo del concerto
e la partitura fu ultimata con
tale ritardo che Clement si
trovò a suonare il concerto
senza aver prima fatto le
prove con l’orchestra.
Dopo la
prima esecuzione del concerto
Beethoven ha riscritto altre
due volte la parte solistica;
a noi sono giunte tre versioni
differenti, delle quali è
stata stampata la terza.
Queste versioni se da un lato
rivelano i processi
compositivi di Beethoven,
dall’altro mostrano anche come
il compositore fosse
relativamente insicuro nella
tecnica violinistica,
nonostante egli suonasse lo
strumento in modo dignitoso.
Inoltre, sembra quasi che
Beethoven si sia lasciato
trasportare dal particolare
modo di suonare il violino di
Clement ad uno spiccato
lirismo, che rimane così il
tono di fondo del Concerto.
Ciò che è certo tuttavia è che
BeethoVen deve avere avuto in
mente Clement al momento di
inserire certe difficoltà
tecniche nella parte
solistica; la tanto decantata
abilità del violinista
nell’ottenere una sonorità
cantabile anche nel registro
acuto, e in particolare sul mi
cantino, ha lasciato delle
tracce profonde nel Concerto
beethoveniano. D'altro canto
Beethoven ha preso a modello
per le sue figurazioni
melodiche dei concerti dei più
famosi compositori della
scuola violinistica francese,
quali Viotti, Kreutzer e Rode.
Alcuni passaggi sono stati
addirittura ripresi nota per
nota da Beethoven. I succitati
violinisti rappresentavano
all’epoca la corrente più
avanzata in fatto di tecnica
violinistica; Beethoven
apprezzava le loro
composizioni e con Kreutzer
aveva addirittura stretto un
rapporto personale di
amicizia. Il modo in cui
Beethoven riesce a combinare
elementi stilistici della
scuola francese con il
carattere espressivo del
pezzo, tagliato su misura come
si è detto sulla personalità
artistica di Clement, è da
considerarsi come il segno
tangibile di una notevole
maestria compositiva.
Non sono
note le circostanze e la data
esatta di composizione delle
due Romanze per violino.
Verosimilmente quella in fa
maggiore, che unicarnente per
via della sua tardiva
pubblicazione porta un numero
d’opera piuttosto elevato, è
stata scritta intorno al 1798,
mentre quella in sol maggiore
probabilmente nel 1801/02. Se,
come sembra, esse sono state
concepite come pezzi da
concerto autonomi è molto
probabile che siano state
scritte apposta per qualche
violinista famoso: purtroppo
però non se ne sanno i nomi.
Ad ogni modo si deve escludere
categoricamente qualsiasi
legame con il frammento di un
Concerto per violino e
orchestra in do maggiore
composto da Beethoven in
giovane età, all’incirca negli
anni 1790/92.
Hans-Günter
Klein
(Traduzione:
Marco Marica)
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