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DG - 1
CD - 415 984-2 - (p) 1988
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| Giuseppe
SINOPOLI (1946) |
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| Lou Salomé |
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| Opera in due
atti (Libretto: Karl Dietrich
Gräwe) |
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Suite Nr. 1 |
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23' 13" |
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1. Anfang / beginning / début /
inizio |
6' 01" |
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2. "Daß ich dir Liebe geben
könnte!" |
17' 12" |
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Suite Nr. 2 |
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23' 57" |
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3. Anfang |
3' 33" |
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4. S. Pietro (Petersdom / St.
Peter's / Saint-Pierre) |
3' 02" |
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5. Walzer (waltz / valse / valzer) |
3' 06" |
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6. schnell ängstlich |
6' 01" |
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7. Ländler |
4' 32" |
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8. Lied |
3' 43" |
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Lucia POPP, Sopran
(2, 8)
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José CARRERAS, Tenor
(2)
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| RADIO-SINFONIEORCHESTER
STUTTGART |
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| Giuseppe SINOPOLI |
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Luogo
e data di registrazione |
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Villa
Berg, Stuttgart (Germania):
- novembre 1983 (Nr. 1)
- febbraio 1987 (Nr. 2) |
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Registrazione:
live / studio |
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studio |
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Executive
Producer |
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Günther
Breest |
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Recording
Producer |
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Wolfgang
Stengel |
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Balance
Engineers |
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Klaus
Hiemann, Frank Richter (SDR) |
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Prima Edizione
LP |
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- |
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Prima Edizione
CD |
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Deutsche
Grammophon | 415 984-2 | LC 0173 | 1
CD - 47' 20" | (p) 1988 | DDD |
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Note |
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Koproduktion
mit dem Süddeutschen Rundfunk,
Stuttgart |
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Giuseppe Sinopoli ha
conquistato il pubblico dei due
Mondi come interprete moderno,
problematico, dei musicisti
classici, romantici, ma
soprattutto di quelli del tardo
romanticismo tedesco e austriaco
(Bruckner, Mahler) e
dell’espressionismo Viennese
(Schönberg, Berg, Webern). Verdi
e Puccini rappresentano invece
il lato meridionale,
mediterraneo, della sua
sensibilità musicale. I due
aspetti però non sono in
contraddizione, ma si completano
a vicenda e rispecchiano anzi la
sua storia individuale di
veneziano con radici siciliane.
Venezia. sospesa tra Oriente e
Occidente, tra Bisanzio e
Vienna, da una parte, e la
Sicilia, greca, araba, normanna,
sveva, spagnola, dall'altra,
segnano già nella carne, per
così dire, dell’uomo il destino
della sua avventura spirituale.
Di qui quel che di fisico, di
irruente, di spasmodicamente
vissuto ch’è sempre così in
primo piano anche nella più
astratta ricerca intellettuale
di Sinopoli, sia essa volta a
interpretare la forma di altri
musicisti o a costruire la
propria. Sinopoli,
infatti, è prima di tutto
un compositore, ma perché
scrivere musica è una via
per rappresentare con evidenza e
con logica chiarezza le
contraddizioni dell'esistenza, i
meandri della mente. Così,
quando interpreta la musica di
altri compositori, dall'evidenza
della forma compiuta scende
dentro i meandri, le
contraddizioni psicologiche che
hanno spinto i compositori a
generare quella forma. Tra forma
musicale e fermento psicologico
c'è, per Sinopoli,
un'equivalenza, un legame di
necessità, che obbliga il
musicista a comporre in un modo
e non in un altro. La forma,
quindi, non è mai un fatto
puramente formale, ma nemmeno la
psicologia di un artista è
soltanto un fenomeno
psicologico. C'è una deviazione,
una malattia, una nevrosi, che
costringe l'artista a
trasformare in forma la propria
sensibilità: in questo modo
l'artista non resta prigioniero
della nevrosi, ma la libera e se
ne libera, proiettandola fuori
di sé, e così ne fa uno
strumento di conoscenza.
L'artista non è malato: esprime
la malattia, e nell'esprimerla
la sublima. Aristotele chiama
questo processo "catarsi".
Goethe ne individua 1'occasione
che fa nascere ogni forma
d’arte.
La malattia di
Lou Salome e la paura di
conoscere se stessa (per
Kierkegaard, la forma più
terribile di quella
"malattia mortale" ch'è la
disperazione). L'opera di
Sinopoli, attraverso una
successione di quadri che
colgono momenti diversi
della vita di Lou,
rappresenta questa paura.
Gli uomini, ai quali ella
sfugge, le girano intorno
affamati di desiderio:
ma è quel desiderio che
Lou sente come un oltraggio,
una violenza. Hendrik
Gillot, il pastore
protestante che le rivela il
desiderio del maschio per la
femmina e della femmina per
il maschio, viene
allontanato perché pallida
contraffazione del padre.
Poi vengono Friedrich Carl
Andreas, il marito d'un
matrimonio mai consumato;
Friedrich Nietzsche, il
filosofo dell'istintualità
liberata; Paul Rée,
l'amante-amico immaginario;
Rainer Maria Rilke, il poeta
che riesce a dare voce
musicale, e quindi
spirituale, all'ansia
torbida dell'animale. Manca
Sigmund Freud, l‘unico uomo
che libera Lou
dall'ossessione del sesso,
perché glielo fa riconoscere
dentro la sua mente. A
conoscerlo col corpo, Lou
aveva imparato tardi, a
quarant‘anni, in un incontro
fulmineo e brutale, quasi
come una prostituta, e
perciò masochisticamente
goduto come punizione.
Lou Sulamé
è stata data, in prima
mondiale, a Monaco, il 10
maggio 1981, diretta dallo
stesso Sinopoli e con la
regia di Götz Friedrich. Il
libretto è di Karl
Dietrich Gräwe, che
rielabora testi di Lou, di
Nietzsche e di Rilke. I
testi, messi in bocca ai
personaggi, provocano un
effetto di estraniamento,
come se essi si
raccontassero, invece di
rappresentarsi. La musica
accresce questo senso di
estraniamento, ma nello
stesso tempo carica ogni
gesto, ogni parola, di una
violenta tensione emotiva: i
personaggi appaiono come
fantasmi, larve, ectoplasmi
di se stessi, Sono, più che
personaggi, la memoria di
personaggi raffigurata
attraverso una memoria
musicale. La musica scorre
come un nastro di citazioni
musicali: tutta la grande
tradizione romantica tedesca
sembra rapprendersi in pochi
gesti essenziali,
riconoscibilissimi, ma
rattrappiti, destrutturati,
Sotto quei gesti non c'è più
nulla, né i gesti portano a
nulla: si citano da sé,
come i sopravvissuti a uno
sterminio. Del mondo in cui
vengono ricordati, nulla li
riguarda più.
Musicalmente, le apparenze
tonali sono sospese in un
vuoto totale di funzioni:
gli accordi non gravitano
verso nessun punto di
riferimento. Il romanticismo
delle situazioni,
esistenziali e musicali,
non è rimpianto, ma
dichiarato morto. Ciò che
ancora ci ossessiona, noi
scampati al diluvio,
non è la nostalgia di
tornare indietro, bensì il
vuoto che quella morte ha
lasciato dietro di sé.
La prima
Suite, che qui si presenta,
riproduce l'ultima scena del
I atto, ma risolta quasi
tutta strumentalmente. Resta
il duetto tra Lou e Paul
Rée, che nella scena
dell’opera segue a uno
scontro tra Lou e il marito.
Andreas ha tentato di
ferirsi, per attirare la
compassione di Lou. Lou gli
dice: “Du bist in einen
Glassplitter gefallen!". Le
ultime parole del duetto
chiariscono la vanità delle
ossessioni dei personaggi:
“In dieser Nacht hatte die
Welt/keine Tränen!”. La
seconda Suite - e qui
lasciamo la parola alla
stesso Giuseppe Sinopoli -
“è costituita da frammenti
tratti dalle scene più
incisive nel rapporto tra
Lou Salome e i suoi partner.
Il carattere generale che
sottintende alle situazioni
in cui Lou Salome viene
ritratta ora con Nietzsche,
ora con Rilke, ora con Paul
Rée, rimane sempre quello
della perdita. In questo
senso riemergono "oggetti"
formali o stilistici che
appartengono ai detriti
della memoria, come valzer,
Ländler o la
Passacaglia della scena
raffigurante l'incontro di
Lou Salome nella Chiesa di
S. Pietro con Paul Rée e
Nietzsche. Questi "oggetti"
formali e/o stilistici
posseggono della citazione
soltanto l’aspetto
rudimentale,
cioè quello del
riconoscimento storico, ma
sono giustificati soltanto
dalla nostalgia o meglio
dalla Sehnsucht,
che al sentimento della
perdita è connessa.”
Dino
Villatico
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