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Mentre le
Ouvertures de Le Fate,
Il divieto d’amare e Rienzi
presentano un’innegabile
affinità con le composizioni
della precedente generazione
di musicisti (Spohr, Weber,
Meyerbeer, Marschner), Wagner
si svincolò da questa
dipendenza con l’Ouverture
dell’opera romantica L’Olandese
volante, abbozzata a
Parigi nel novembre 1841 a
termine della partitura. Cio
appare particolarmente nella
sezione principale dove
vengono ingegnosamente
intrecciati i motivi
dell’Olandese, del mondo di
Daland e dell’annuncio della
salvazione (con i legni!). Il
finale con il motivo della
redenzione (dopo l’entrata
dell’arpa) Wagner l’ha
aggiunto solo nel 1860, ma era
naturalmente contenuto sin
dall’inizio nella visione
programmatica dell’Ouverture e
del1’intera opera.
Wagner fa
iniziare la sua opera
romantica Lohengrin
con un “Preludio orchestrale”
- da lui così espressamente
chiamato - abbozzato a Dresda
il 28 agosto 1847, anche
questa volta a termine della
composizione dell’opera. Esso
non è più, come nell’Olandese,
un’imrnagine concentrata
dell’intero dramma, bensì
raffigura in colori
luminosissimi la provenienza
dell’eroe “dallo splendore e
dalla gioia”, dalla sfera
ultraterrena del Graal, che si
incontrerà di nuovo nel Parsifal.
Il delicato lirismo del
Preludio del primo atto, che
in un unico punto oltrepassa
la dinamica del ‘piano’ non
lascia avvertire nulla
dell’insolubile conifitto tra
dimensione terrena e il mondo
del meraviglioso, un conilitto
che può dare luogo a
molteplici interpretazioni.
L’introduzione
orchestrale tripartita del
terzo atto (tra l’arrivo alla
cattedrale e la scena nella
camera nuziale) sta da un lato
in stridente contrasto con il
primo Preludio per ciò che
concerne il tempo, la dinamica
e l'atmosfera, descrivendo “la
chiassosa magnificenza della
festa nuziale”, dall’altro
manifesta una serenità
altrettanto incontaminata,
sebbene più corposa. Nella
versione da concerto qui
registrata si sente, poco
prima della fine (come
nell’opera alla fine del
secondo atto), il “motivo del
divieto”, che è una
chiarissima allusione alla
tragica conclusione.
Dopo le
audacie della Tetralogia L’anello
del Nibelungo, che nel
1857 era stato composto fino
alla metà del secondo atto del
Sigfrido, e
specialmente dopo il Tristano
(1857-59), Wagner scrive tra
il 1861 e il 1867,
sorprendendo sicuramente
molti, ancora un’opera,
un’opera comica per giunta: I
Maestri cantori di
Norimberga. La scelta
del genere “comico” non è
stata casuale e di conseguenza
il preludio orchestrale del
primo atto si rifà - sebbene
solo a mo' di citazione - a
quel tipo di ouverture che
prefigura la vicenda
dell’opera o (entranibe le
interpretazioni sono
possibili) ne anticipa la
conclusione, cioè l’utopia
della conciliazione di (quasi)
tutti gli opposti. Il
Preludio, di cui è stato poi
fatto un uso sconsiderato e
insidioso come se fosse
semplicemente una musica
solenne e trionfalistica, fu
ultimato da Wagner all’inizio
dell’estate 1862. La prima
esecuzione avvenne il primo
novembre dello stesso anno al
Gewandhaus
di Lipsia, vale a dire quasi
sei anni avanti la prima
mondiale dell’opera, avvenuta
a Monaco sotto la direzione di
Hans von Bülow.
L’Idillio
di Sigfrido è “un caso
di tutt’altra specie”, e
malgrado diversi punti di
contatto, delinea per così
dire un’antitesi rispetto al
dramma musicale. Una musica
“serena e profondo ... come un
pomeriggio d’ottobre”
(Nietzsche). Occasione della
composizione fu la nascita del
figlio Sigfrido che Cosima von
Bülow diede alla luce il 6
giugno 1869. Nell’agosto del
1870 Cosima, appena
divorziate, e Richard Wagner
si sposarono; il compositore
scrisse per la rnoglie un
pezzo per orchestra che fu
eseguito con un organico
ristrettissimo di fiati e
archi il 25 dicernbre, il
giorno del trentatreesimo
compleanno di Cosima, sulla
scala della casa di Tribschen.
È vero che i temi principali
di questo “augurio sinfonico
di compleanno”, che Cosima
soleva chiamare “Idillio di
Tribschen”, compaiono anche
nel terzo atto del Sigfrido,
tuttavia la fonte comune di
questi temi risale al 1864,
all’inizio della storia
d’amore tra Richard e Cosima.
Jost
Miehlbradt
(Traduzione:
Gianmario Borio)
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