MONDADORI
collana "Medusa" (1952-1968)



Long cours (1936, Gallimard)
Il cargo
Traduzione di Giorgio Monicelli

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 298 | Prima edizione: luglio 1952 | 391 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

E' triste avere ventidue anni e portare un nome che suscita sempre sentimenti o di profondo odio o di grande amore! E' il caso di Mittel, il giovane protagonista di questo romanzo, figlio di un anarchico condannato a morte per le sue idee politiche e che ha lasciato al figlio un nome di così pesante eredità. Ed egli, chiuso nella fatalità del suo destino, nella sua povertà, nella sua timidezza, è costretto a fuggire con Charlotte, la sua amante, giovane anarchica che ha ucciso un ricco mercante per ottenere i quattrini necessari a far, stampare il giornale dell'Associazione. Fuggire sul cargo, una piccola nave da carico che porta armi di contrabbando nell'America del Sud... Il giovane Mittel assiste alle malefatte della compagna, omicida, egoista, cinica e indifferente, anch'essa segnata , da un miserevole destino. Il cargo, contrabbandieri, brutali padroni di miniere d'oro, tutto un mondo alla deriva fa da scenario a questo libro di Georges Simenon, in una pregnante atmosfera creata attraverso i vari personaggi. Nessuna descrizione, nessuna frase se non per fissare i tipi: Mittel, Charlotte, Mopps il comandante del cargo, se non per riportare uno dei loro tic, un loro gesto, se non per tradurre un'attitudine, un'espressione, una sensazione. L'effetto è allucinante. L'atmosfera è, stabilita, prende corpo, diventa complessa, fremente, viva. Ecco l'arte, la tecnica, l'originalità della fertilissima fantasia di Georges Sirnenon.

Parte prima
I - II - III - IV - V - VI - VII
Parte seconda
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII
Parte terza
I- II - III - IV - V- VI - VII



La neige était sale (1946, Presses de la Cité)
La neve era sporca
Traduzione di Mario Visetti

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 308 | Prima edizione: dicembre 1952 | 287 pagine | 11,5 x 19,5 cm.
Una edizione speciale è stata pubblicata nel 2007 in occasione del centenario della Mondadori.

Nel cupo ambiente dell'occupazione nemica si muovono i tristi personaggi che la fantasia di Georges Simenon ha creato in questo romanzo. Sono giovani già tarati cui la guerra ha tolto ogni senso del lecito, sono i predestinati al delitto ai quali la torbida inversione dei valori umani apre la via. E' tanto facile sentirsi in tasca un grosso rotolo di banconote, è tanto semplice premere il dito sul grilletto d'una rivoltella o spingere un pugnale tra le costole. Frank, il protagonista, ci si prova così, tanto per  vedere "che effetto fa...". L'occupante ha altro da pensare che a simili inezie, basta non pestargli i piedi. Delitto vuole delitto, e un giorno Frank, senza volerlo, "pesta i piedi" al nemico. Proverà la cinica durezza, la fredda ferocia dell'indagine políziesca, lenta, studiata e implacabile; lotterà con tutte le sue forze per salvarsi; ma quando nella sua anima corrotta si farà strada un confuso sentimento d'amore che gli permetterà d'intravedere il baratro in cui è irrimediabilmente precipitato, ispirandogli per la prima volta un senso di colpevolezza, abbandonerà la lotta e si avvierà, come tanti altri per piú degni motivi, al plotone d'esecuzione.

Parte prima
- I clienti di Timo (I - II - III - IV - V)
Parte seconda
- Il padre di Sissy (I - II - III- IV - V)
Parte terza
- La donna alla finestra (I- II - III- IV)




Pedigree (1948, Presses de la Cité)
Pedigree
Traduzione di Giannetto Bongiovanni

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 344 | Prima edizione: dicembre 1954 | 566 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

All'inizio della guerra, nel 1940, Georges Simenon si ritirò con la famiglia in una fattoria nei pressi di Mesmin-le-Vieux, in Vandea. Qui, in seguito a un incidente che gli aveva procurato un persistente dolore al petto, si recò da un dottore che gli trovò un grave vizio di cuore; questa diagnosi doveva rivelarsi completamente errata solo quattro anni piú tardi, quando lo scrittore poté tornare a Parigi. In vista della fine, che credeva prossima, Simenon si diede a scrivere un'autobiografia che intendeva dedicare al figlio Marc. Ne mandò parecchi capitoli a Gide che gli rispose incoraggiandolo a continuare e consigliandogli di volgere l'opera in romanzo autobiografico. Nacque - cosí Pedigree che, secondo il parere di molti autorevoli critici, è da considerarsi il capolavoro di Simenon. In esso lo scrittore racconta la storia della sua fanciullezza e della sua giovinezza nell'ambiente piccolo-borghese di Liegi con tale vivacità di, stile, ricchezza di particolari e aderenza alla realtà che la pubblicazione del rornanzo gli fruttò una serie di querele, di cui alcune si trascinano ancora nei tribunali. Opera sapientemente. strutturata e intelligentemente seguita, Pedigree segna nella vastissima produzione di Simenon una tappa fondamentale e lo consacra uno dei migliori e pìú genuini fra i narratori francesi viventi.

Parte prima
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII
Parte seconda
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI
Parte terza
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X



Le fond de la bouteille (1949, Presses de la Cité)
Il fondo della bottiglia
Traduzione di Bruno Just Lazzari

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 366 | Prima edizione: aprile 1956 | 185 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Nella vallata dove il Santa Cruz straripa ogni estate durante la stagione delle piogge, alla frontiera del Messíco con l'Arizona, Simenon ha ambientato questo romanzo bruciante e rapido, chiuso nel giro d'orologio che va da una notte all'altra. I fratelli Ashbridge, personaggi quasi biblici nell'urgenza dei loro sentimenti, sono gli eroi di una tragedia che unità di tempo, di luogo e d'azione suggeriscono classica. Simile a un fantasma del passato, il moderno Caino compare e sconvolge la tranquilla vita del fratello, lo compromette in una rete di doveri e necessità, lo spinge verso un evento che gli sarà fatale. Cancellato dall'inondazione il volto della terra, le coscienze stesse degli uomini sembrano smarrirsi tra le acque giallastre e limacciose, rompere ogni freno, ingannare con un sorso di whisky la morte in agguato sulle sponde del fiume. Un dramma di elementare potenza; una bottiglia tracannata d'un fiato.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX



Bergelon (1941, Gallimard)
Bergelon
Traduzione di Elena Cantini

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 489 | Prima edizione: novembre 1964 | 210 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Due medici di scarsa coscienza professionale, una donna che muore di parto, il vedovo che giura di vendicarsi ad ogni costo, una povera "ragazza di piacere" la cui forza è la tenerezza: l'insieme dà vita, attraverso una serie di lettere minatorie, all'interminabile incubo in fondo al quale dovrebbe o potrebbe esserci la morte. L'incubo dura per tutto il romanzo; ma da una pagina all'altra attraverso una tecnica progressiva - esso finisce per risvegliare la coscienza (non solo professionale) di Bergelon, medico e bevitore, a certi doveri, a una diversa visione delle cose e quindi dell'esistenza. La storia in sé, per mezzo di un racconto secco, oggettivo, risuscita la ormai classica atmosfera della provincia francese tra le due guerre, quale la conosciamo attraverso i maggiori romanzieri del nostro tempo. Tuttavia Simenon, da quel maestro di suspense che è, ne rinnova non soltanto gli schemi, ma anche i colori e i sapori. Colori e sapori non puramente realistici o naturalistici, e nemmeno "gialli", nemmeno da letteratura di secondo piano o di rincalzo; soprattutto perchè - al di sopra o al di sotto dei fatti, così come vengono scarnificati dal romanziere - protagonisti effettivi sono appunto le coscienze dei vari personaggi. E sono coscienze a loro modo "difficili", solitarie, contorte ma con misura, che Simenon riesce a denudare pur senza servirsi (o senza svelare il gioco?) di alcun apparato propriamente culturale. Quasi per forza spontanea.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI



Le Bilan Malétras (1948, Gallimard)
I conti sbagliati di Malétras
Traduzione di Elena Cantini

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 490 | Prima edizione: dicembre 1964 | 208 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Come i maggiori romanzi d'indagine psicologica, anche questo di Simenon è costruito principalmente su un personaggio. Malétras è ricchissimo, cinico, gaudente; ma appunto per questo afflitto da gravi complessi, per cui finisce con l'uccidere la povera ragazza di piacere (Lulù) che rappresente il suo unico bene "corporale". Movente, la gelosia; ma i moventi servono solo per le schede della giustizia. Come in tutte le situazioni delittuose, la malattia di Malétras è più profonda, il crimine è appena il sintomo di una condizione individuale assai ingarbugliata. Simenon allarga così l'indagine e scopre via via un mondo infetto (anche nel senso ormai classico dostoevskijano), in cui la rispettabilità è solo vernice o maschera. Ma non è tutto. La forza di Simenon consiste nel penetrare sempre più a fondo le ragioni dei suoi personaggi, fino a spingersi oltre le soglie del reale. Si veda qui la figura-simbolo del marinaio Joseph: un relitto sociale dal sangue corrotto, un "tipo" che ha superato il senso del bene e del male e può quindi guardare con spregio il povero Malétras dibattersi in un mare di tormenti. Un romanzo, infine, pieno di trabocchetti, e che dà agio a Simenon di misurarsi in una delle prove più difficili ma più fruttuose della sua carriera.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI



Le temps d'Anaïs (1951, Presses de la Cité)
Ai tempi di Anaïs
Traduzione di Carlo della Grivola

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 491 | Prima edizione: dicembre 1964 | 196 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Può un uomo uccidere solo perché è onesto? Perché vede minacciato il grano di pulizia al quale si aggrappa per giustificare se stesso e il proprio destino? Oppure chi lo faccia dev'essere considerato irresponsabile, incapace d'intendere e di volere? Le domande che su questa linea si pone Simenon implicano, oltre alla vicenda delittuosa, tutto il mondo che gravita sui protagonisti. Chi uccide è un tipico cittadino della provincia francese, in regola con la legge, con l'anagrafe e (apparentemente) coi sentimenti privati. Ma il movente del suo delitto, appunto per l'eccezionalità che mostra, spinge funzionari di polizia e psichiatri a indagare al di sotto di quel che si vede. lnterrogatori e confessioni, a fuoco incrociato, conferiscono alla narrazione un ritmo eccezionale: inquadrano, definiscono, mettono a segno. Senonché c'è qualcosa che sfugge sino all'ultimo. La verità, dopotutto, è sempre "in fondo al sacco", e in un delitto novanta volte su cento si tratta di una verità d'ordine sessuale. La forza d'indagine e di rappresentazione di Simenon - di un Simenon che lavora da maestro anche su una tastiera freudiana - rivela qui che differenza passi tra un "perché" che serva solo a incasellare burocraticamente un crimine, e un "perché" capace di portare a galla le ragioni effettive, inconsce, dello stesso reato. Forse Simenon non aveva mai lavorato con tanta sottigliezza e tanta padronanza, sia sul piano dei fatti che su quello delle idee.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX



Antoine et Julie (1953, Presses de la Cité)
Piano inclinato
Traduzione di Riccardo Mainardi

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 498 | Prima edizione: ottobre 1965 | 208 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Può un tranquillo ménage, normale fino alla platealità, dissimulato tra i mille altri di una Parigi anonima e boulevardière, covare il germe del malcontento, addirittura dell'infelicità? Antoine e Julie si dibattono tra le spire della nevrosi e del sospetto; ombrosi e vulnerabili, alternano agli scatti di umore le stanche effusioni di un affetto abitudinario. Eppure un male, 'il male", esiste; e se l'una può soffrirne - senza per contro saperlo o volerlo combattere - l'altro lo coltiva, passivamente lo incoraggia, tra lucido e inconsapevole se lo nutre in seno. Scagionarsi, conta soprattutto scagionare se stesso. Poiché sono "gli altri" a conoscere "le risposte": Dagobert, probabilmente, o il vecchio Sugond; o forse lo sconosciuto della Legion d'onore. Le casuali comparse che popolano la giornata di Antoine hanno in pugno la chiave del suo problema: sono loro i depositari dell'introvabile soluzione. La conclusione (ogni storia ne ha una) è inopinata e tuttavia di una logica stringente. Simenon lavora in profondità, per sottintesi e rapide notazioni, teso a far luce nei grovigli di un'intricatissima condizione psicologica. E se bada ai fatti con l'asciuttezza e la padronanza espressiva che gli sono proprie qui tesse in piú una trama di allusioni sottili, di sapore quasi freudiano.

Parte prima
I - II - III - IV - V
Parte seconda
I - II - III - IV



Chez Krull (1939, Gallimard)
Casa Krull
Traduzione di Grazia Bonomini Magrini

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 499 | Prima edizione: novembre 1965 | 246 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Non conta, per Simenon, il "fatto base" che forma l'ordito di un suo romanzo, se questo non presupponga una ricostruzione fedele del quadro - morale e ambientale - in cui tale evento matura, e per cosI dire si giustifica. I Krull, trapiantati in una città portuale della Francia e proprietari di una drogheria-mescita frequentata da donnette e marinai, non sembrano avere altra colpa se non quella di essere oriundi tedeschi. Il ménage (padre, madre, zia, due ragazze scialbe, un figlio timoroso di sé e del prossimo) è silenzioso, modesto, almeno in apparenza irreprensibile. Ma tant'è: sempre dei boches restano. Combattuti tra il desiderio di dissimularsi e la prurigine di un malcelato spirito di casta, i Krull vivono eternamente al margine del passo falso. Quanto basta perché siano oggetto di parole ostili, di accuse spicciole, di mediocri calunnie. Peggio, poi, se un atto criminoso presunto tale - viene consumato a due passi da casa loro; e per giunta in concomitanza con l'arrivo inopinato del cugino Hans: tedesco fino al midollo, lui, invadente, subdolo, magari imbroglioncello all'occasione. E' indispensabile, in queste condizioni, capite le ragioni dei Krull e, perché no?, anche quelle degli altri. Simenon s'introduce tra quelle quattro mura, attento ad ogni voce, ad ogni gesto. La sua sagacia di scrittore non vien meno, tutt'altro, in questa cronaco minuziosa: una cronaca forse più analitica che letteraria, ma di un'esattezza legittimamente compiaciuta, e a tratti persino crudele.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII



Les anneaux de Bicêtre (1963, Presses de la Cité)
L'ottavo giorno
Traduzione di Elena Cantini

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 504 | Prima edizione: aprile 1966 | 286 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Quanti possono essere - e quali i volti, le voci, i fatti che interessano la sfera di un uomo medio, inserito in una esistenza normalmente evoluta, normalmente societaria? Per ciò che riguarda René Maugras - atterrato a bruciapelo da una malattia avvilente, forse irreparabile - la risposta non conta: il suo caso non si cataloga, sfugge alle casistiche di massima, Giornalista, self-made man, solerte scalatore di gerarchie fino a raggimigere il seggio direttoriale di un prestigioso quotidiano, Maugras non ha che da guardarsi alle spalle. Ed ecco farglisi incontro la varia e nutrita umanità che ha popolato la sua carriera di arrivista-arrivato: accademici, scrittori, capitani d'industria, esculapi alla moda. E donne: donne e donnacole. Uno stuolo compatto, eterogeneo, come la folla dei Grands Boulevards nelle tele di Monet e di Pissarro. Va aggiunto subito, però, che In questo romanzo (certo tra i piú compiuti e meditati Simenon dell"'ultima maniera" psicologico-ambientale) le l'intermittente visione retrospettiva ha un solo scopo: stabilire con puntigliosa esattezza la condizione morale e mentale del malato. Il malato inteso quasi come una "specie", come una branchia dell'umanità; e a maggior motivo se l'infermità viene ad erigersi come un diaframma permanente tra due vite, di cui l'una vissuta, l'altra ridotta ai pochi gesti meschini e meccanici di una sopravvivenza precaria. Ma non si pensi a un Simenon pessimista o crepuscolare: piuttosto a un Simenon che agisce e si pronuncia con pacata consapevolezza, da medico filosofo: disposto a chinarsi davanti al male, a chi lo allevia e lo subisce, ma lucidissimo nella pura cronaca, puntualizzata senza mezzi termini, ora per ora. Come lucida è l'atarassia del povero Maugras, circondato da amici, estimatori, infermiere: fantocci garbati e compiaccriti, in un certo senso piú paralitici di lui.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII



Le petit saint (1965, Presses de la Cité)
Piccolo santo
Traduzione di Riccardo Mainardi

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 511 | Prima edizione: settembre 1966 | 223 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Quando qualcuno lo picchia, Louis non reagisce: sopporta angherie e viltà con la massima indifferenza; l'unico commento è un vago sorriso che indispone i violenti e attrae i sensibili. Ma Louis non è in condizione di spiegare quel suo comportamento: dolce e remissivo, tutto ripiegato su se stesso, lo sguardo perduto nel vuoto, sembra un idiota, e l'appellativo di "piccolo santo" che gli appioppano i compagni di scuola tende a sottolineare una supposta minorazione psicofisica piuttosto che a esaltare una virtú. Del resto Louis non fa nulla perché gli altri correggano l'immagine che si son fatti di lui: lascia che la gente lo derida, che il male nelle sue forme piú repellenti alligni nella sua casa, accanto al suo letto. L'anomalia della sua famiglia, l'indigenza, la malattia, la morte non lo scuotono dal suo torpore, da una sorta - per cosí dire - di sclerosi spirituale. In realtà il suo apparente cinismo non è che la salvaguardia, pur essendo egli inconsapevole della propria vulnerabilità, d'un amore ombroso e pudico per tutto e per tutti, d'una saggezza radicata nella natura piú segreta dell'uomo. I colori, gli odori, le voci, il turpe e il sublime che hanno ritmato i giorni della sua infanzia solitaria, chiusa dentro il perimetro di un miserando quartiere parigino, Louis li trasferirà, trasfigurandoli, nei suoi quadri, quando insensibilmente avrà scoperto la sua vocazione d'artista. Piccolo santo è un romanzo che può esser letto in due modi affatto diversi: l'uno tutto esteriore, volto al fluire sempre accattivante della narrazione; l'altro in filigrana, come la storia in chiave allegorica del potere taumaturgico della bellezza in un mondo distorto dalla trivialità e dalla violenza. Siamo di fronte, comunque, a un Simenon più avveduto che mai nell'orchestrare i temi dell'altra faccia della sua narrativa: quella sociale.

Parte prima
- Il bambino di Rue Mouffetard (I - II - III - IV- VI)
Parte seconda
- Il ragazzo di Rue de l'Abbé-de-L'Épée (I- II - III - IV)




Le blanc à lunettes (1937, Gallimard)
Il bianco con gli occhiali
Traduzione di Giancarlo Buzzi

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 516 | Prima edizione: febbraio 1967 | 183 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Come in altri romanzi di Sirnenon, la linea melodica è sottolineata da una seconda storia che funge da contrappunto alla prima storia: l'avventura del protagonista, un piantatore di caffè del Congo, con la moglie di un diplomatico inglese, trova eco nel tragico destino di un'altra coppia, un giovane funzionario belga e sua moglie. E, d'altronde, gli amatori di Simenon apprezzeranno in questo romanzo molti motivi ricorrenti nella sempre piú vasta "commedia umana" del grande scrittore. Il motivo delI'evasione, soprattutto, e del ritorno finale alla situazione di partenza, che esprime concretamente l'importanza dell'ambiente familiare per gli esseri umani, il loro bisogno d'ordine. Il "bianco con gli occhiali" - cosi il protagonista viene chiamato dai negri - di fronte alla prospettiva di ricadere nel disordine, è invaso da una sorta di panico, come se si sentisse mancare il terreno sotto i piedi. Intorno a questo asse psicologico, il romanzo è sorprendentemente costruito, e ogni linea concorre a disegnare il volto del dramma. I molti temi, apparentemente dispersivi, sono tutti sottilmente ma ferreamente legati al senso delle vicende: ogni episodio, per casuale che possa sembrare, ogni dialogo, ogni descrizione di paesaggio, hanno una loro precisa funzione, sono o dKentano un elemento indispensabile alla soluzione finale. Davvero Simenon qui si concede, come ha scritto Jean Renoir, "il lusso di essere uno degli ultimi classici". Uno degli ultimi classici di un genere come il romanzo, dato per morto tante volte, eppure ancora in grado di parlare dell'uomo all'uomo, di distinguere un individuo dagli altri, di separarlo un solo attimo magari dalla massa per conferirgli il titolo, la responsabilità, il risalto di "eroe".

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX




L'ours en peluche (1960, Presses de la Cité)
L'orsacchiotto
Traduzione di Luisa Scandolo

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 519 | Prima edizione: maggio 1967 | 184 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

L'orsacchiotto è una giovane donna: una ragazza suicida per amore, anzi per mancanza d'amore. Un fatto di cronaco, in sè; ma in mano a Simenon, eccolo diventare il punto di forza per una serrata indagine sul rapporto tra amore, sesso, società. Alla base della storia sono una situazione familiare "tiepida", minacciata dallo spettro dell'incomunicabilità e una malinconica disponibilità per il rapporto erotico non qualificato. Ma la molla nascosta che aziona questo oscuro meccanismo è la tendenza a distruggere e a distruggersi. Fa differenza che essa si concreti in un omicidio oppure in un suicidio? E' proprio questa differenza che rende "scottante" il romanzo, anche se Simenon apparentemente non prende posizioni o ricava morali, e anzi preferisce immettere il lettore nel vivo dell'azione, servendosi al caso di qualche recupero nel passato dei personaggi e del contatto con l'ambiente in cui si situano fatti e psicologie. E non si creda, per la firma di Simenon, che si tratti soltanto di un delitto. Il delitto, in fondo, è appena il sintomo di qualcosa che minaccia gesti e comportamenti da un sottosuolo psichico, è insofferenza della solitudine o coscienza infelice della realtà. E l'orsacchiotto, in un piccolo mondo di gente che ha sempre bisogno di appoggiarsi a qualcuno, soffocandolo per vivere, "se ne va" pur di non creare nuovi drammi, pur attraverso un brano tragico di cronaca.

Capitoli
- 1. La colazione da Lucien e il parto dell'egiziana
- 2. L'uomo dalle scarpe grosse, il biglietto sotto il tergicristallo e la ragazza che non apriva gli occhi
- 3. La lezione di clinica, il pranzo in famiglia e la carriera di David
- 4. Lo smarrimento della signora Roche e la cena dei ragazzi
- 5. La visita a Versailles e il giocatore di carte dal viso paonazzo
- 6. La serata in boulevard de Courcelles e la donna addormentata nella strada
- 7. Il vecchio compagno di rue Caulaincourt e il protetto di rue de Siam




Le témoins (1955, Presses de la Cité)
I testimoni
Traduzione di Maria Luisa Bondanti

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 522 | Prima edizione: ottobre 1967 | 184 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Una città della provincia francese, tediosa e smorta, alla Balzac, popolata di gente qualsiasi quanta ne basta a farla sede di Corte d'Assise. Un giudice ex ambizioso, soffocato dalla routine, dalle scartoffle e - peggio - da un matrimonio contratto senza calore d'affetto né calcolo plateale, per pura inerzia, di quelli che tosto si riducono alla misura dei quattro gesti e monosillabi quotidiani. E il processo per un delitto consumato in ambienti ove perfino il meccanismo dei risentimenti comuni appare alterato, non ha piú peso, perché tutto vi accade casualmente, come nel mériage coniugale di Lhomond. Chiara, dunque, la posizione di ognuno; chiara la colpevolezza di quel Lambert. Chiaro, anche, l'apporto delle testimonianze se queste, accumulandosi, non rischiassero invece di elidersi a vicenda, di aprire - chissà come - lievi ma percepibili fratture nella scontata ovvietà delle circostanze. E non alimentassero la supposizione d'imponderabili rapporti tra la vittima, il pubblico, l'accusato, la Corte... Dal fatto principale - o tale in apparenza - Simenon sposta gradualmente l'attenzione sull'entourage che il fatto stesso involge e, forse, giustifica. Casi pregressi riaffiorano; gesti di ogni giorno, volti senza storia acquistano rilievo per inserirsi quasi inavvertitamente nell'economia dell'azione, ma soprattutto per assumere la portata di un'indagine ambientale densa di sarcastici sottintesi.

Capitoli
- 1. La farmacia Fontane e il bar Armando
- 2. La guantaia di rue des Carmes
- 3. Il rapido di Parigi e il treno del pesce
- 4. La scarpa nella strada
- 5. Il campanello d'argento
- 6. La deposizione della levatrice
- 7. L'alibi della briscola
- 8. L'appuntamento di Lambert




Le déménagement (1967, Presses de la Cité)
Il trasloco
Traduzione di Laura Guarino

I GRANDI NARRATORI D'OGNI PAESE
Arnoldo Mondadori Editore | Medusa - N. 530 | Prima edizione: agosto 1968 | 185 pagine | 11,5 x 19,5 cm.

Emile, un Emile qualsiasi sposato con una Blanche qualsiasi, sta per cogliere i frutti di una "vita di lavoro" dipanata in lunghi anni di grígiore senza curiosità e senza illusioni: si trasferisce alla periferia di Parigi in un modernissimo, comodo, e allucinante quartiere residenziale. Ma il nuovo ambiente, anonimo e asettico, sembra agire in modo disgregante sulla famiglia: la moglie rimpiange la vecchia casa e il vecchío quartiere, il figlio non trova amici, lo stesso Emile scruta con vago terrore le sagome esatte delle abitazioni tutte uguali che si allineano lungo i viali disposti geometricamente. Una notte, mentre si agita insonne nel letto, sente le voci di una coppia dall'appartamento accanto. Vergognoso di sé ma anche stimolato da un'ambigua curiosità, Emile aspetta tutte le notti con ansia il momento in cui la scena si ripete: ascolta rumori, sospiri, parole di quegli esseri cosí diversi da lui, di cui non conosce neppure il volto. Quel contatto casuale con un altro mondo interrompe il corso pacifico della sua vita; si sente attratto da tutto ciò che lui non è, vorrebbe scoprire fin dove è possibile arrivare, una volta usciti dai confini dell'esistenza normale. Una sera si reca nel locale notturno gestito dai suoi misteriosi vicini, e dopo qualche ora di sordida ebbrezza, finirà ucciso. Un romanzo strano, questo, che ci presenta un Simenon diverso dal solito: meno ironico e malinconico, acre e quasi rabbioso nel descrivere i desideri e le ansie dei suoi personaggi. E le ombre sfumate di molte sue pagine lasciano qui il posto auna luce netta e spietata, da tragedia.

Capitoli
I - II - III - IV - V - VI - VII