1 CD - SMK 47 580 - (c) 1992
2 LP's - M2S 698 - (p) 1964

GUSTAV MAHLER (1860-1911)






Symphony No. 5
69' 22"
- 1. Trauermarsch. In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt 12' 30"

- 2. Stürmisch bewegt. Mit größter Vehemenz 14' 20"

- 3. Scherzo. Kräftig, nicht zu schnell 17' 44"

- 4. Adagietto. Sehr langsam 11' 00"

- 5. Rondo-Finale. Allegro 13' 47"





 


New York Philharmonic
- James Chambers, French Horn (3)
Leonard BERNSTEIN


Recording: Philharmonic Hall, now Avery Fisher Hall, Lincoln Center, New York City, January 7, 1963


 






Producer
John McClure

Registrazione: live / studio
studio

Prima Edizione LP
Columbia "Masterworks" | M2S 698 | (2 LP's) | durata 44' 10" & 50' 35" | (p) 1964 | Analogico (+ Kindertotenlieder)


The Royal Edition CD
Sony "The Royal Edition" [No. 48 of 100] | SMK 47 580 | (1 CD) | durata 69' 22"  | (c) 1992 | ADD

Note
Cover Painting: His Royal Highness The Prince of Wales - Looking towards the Spittal of Glen Muick, Inchnabobart, 1991 - © A.G. Carrick Ltd.












UN MONDO DI CONTRASTI
Scrivere una sinfonia” - disse una volta Gustav Mahler - “significa costruire un universo con tutti i mezzi a disposizione.” Questa frase è determinante per la sua concezione dell’arte, poiché egli accenna alla pretesa universale del suo modo di comporre: non si tratta di scrivere soltanto "passaggi belli" e momenti ben riusciti, ma di creare un “universo” intero - con luci ed ombre, gioia e dolore, speranza e disperazione. In effetti nelle sue sinfonie incontriamo mondi diversi, ciascuno ben differenziato e indipendente, spesso e volentieri non coerente e levigato bensì ruvido, spigoloso e pieno di contraddizioni - ma che ciononostante rappresenta una unità in senso più profondo. Si potrebbe anche ricorrere al parallelo di singoli individui umani: ciascuna sinfonia ha una propria “fisionomia”. È vero che non è possibile - come nel caso di un essere umano - ridurre una sinfonia di Mahler a una caratteristica essenziale, a una particolare forma di temperamento o qualcosa di simile: piuttosto abbiamo a che fare con esseri estremamente complessi con un carattere che presenta più strati, e spesso tormentati da emozioni estreme. E tuttavia spiccano alcune qualità determinanti. Ad esempio la Quarta sinfonia è dominata da un umore spensierato, la Sesta da un umore tragico, la Nona da una strana combinazione di speranza e rassegnazione.
Paragonando la Quinta alle altre sinfonie si nota una caratteristica fondamentalmente malinconica e si potrebbe pensare, soprattutto nel breve ma centrale Adagietto, ai Rückert-Lieder che nacquero nello stesso periodo: Ich bin der Welt abhanden gekommen (Sono ormai scomparso al mondo). Questo umore potrebbe benissimo essere anche il motto della Quinta sinfonia. Mahler la scrisse durante le sue “ferie compositive” nelle estati del 1901 e del 1902. Dopo le prime quattro “Sinfonie del Corno meraviglioso” (chiamate così perché ciascuna comprende lieder concreti oppure cita passaggi strumentali con carattere di lied) ora incomincia una nuova fase nel suo lavoro di composizione. Sotto il profilo della tecnica compositiva, l’elemento nuovo è riconoscibile soprattutto nella elaborazione polifonica (in quel periodo Mahler si dedicò intensamente allo studio di Bach) e nella maggiore complessità formale ed espressiva.
La Quinta è articolata in tre sezioni: la prima parte comprende la Marcia funebre e il secondo movimento che reca l'indicazione Stürmisch bewegt, mit größter Vehemenz (Tempestosamente mosso, con la più grande veemenza). Segue la seconda parte con un ampio Scherzo, il più vasto dell’intera letteratura sinfonica, e in cui la forma tradizionale (quella dello Scherzo con alcune sezioni interpolate di Trio) viene ampliata a un grandioso complesso sinfonico con alcune sezioni di sviluppo. La terza parte comprende l`Adagietto e il Rondò-Finale che vi succede immediatamente. All’interno delle singole sezioni, ma anche tra una sezione e l’altra, esistono particolari relazioni tematiche; ad esempio nel Finale: da una parte viene elaborato il motivo dell’Adagietto, ma dall`altra appaiono anche citazioni dal secondo movimento. Un tale nesso ciclico crea un senso di unità che trascende tutti i contrasti.
In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt (Con passo misurato. Severo. Come un corteo funebre) - così esordisce il primo movimento, e la musica ritorna a questo carattere dopo aver improvvisamente assunto un tono diverso: Plötzlich schneller. Leidenschaftlich. Wild - (Improvvisamente più veloce. Appassionato. Furioso). Questa combinazione di tempi ed umori diversi che coesistono l’uno accanto all’altro appare anche negli altri movimenti. Su quello più complesso, lo Scherzo, Mahler scrisse all’amica Natalie Bauer-Lechner: “Il movimento è estremamente difficile da elaborare per via della struttura e della grande maestria artistica che richiede in tutte le proporzioni e in tutti i suoi particolari. L'apparente confusione deve risolversi, come in un duomo gotico, in un ordine perfetto. Quanto mi sembra difficile e interminabile con gli ostacoli e le meschinità che mi presenta, puoi credermi. La ragione sta nella semplicità dei temi, i quali sono basati unicamente sulla tonica e la dominante. Oggigiorno non oserebbe farlo nessuno. Per questo la progressione degli accordi risulta molto difficile, soprattutto seguendo il mio principio che nulla deve mai ripetersi, ma che tutto deve svilupparsi dalla propria sostanza. Le singole parti sono talmente difficili da suonare che in realtà andrebbero eseguite esclusivamente da solisti. Grazie alla mia conoscenza precisa dell’orchestra e degli strumenti mi sono usciti i passaggi e i movimenti più audaci." Ma nonostante l’euforia durante la stesura dell’opera, Mahler più tardi rimase insoddisfatto della strumentazione e si lamentò - come riferisce Bruno Walter - che “non avrebbe mai raggiunto la maestria nel trattamento orchestrale”. Walter aggiunge: “La strumentazione non rendeva chiaro il complicato intreccio contrappuntistico; più tardi Mahler la sottopose alla revisione più radicale di cui avesse mai provato il bisogno.”
Soltanto l’Adagietto, eseguito esclusivameme dagli archi e l’arpa (e già con questo rappresenta un contrasto rispetto a tutti gli altri movimenti che lo precedono e lo seguono), è caratterizzato da un unico umore suggestivo, naturalmentc in sé ambivalente: da un lato lo spirito essenzialmente elegiaco, dal quale trapela un sentimento di solitudine e rassegnazione, ma dall’altro anche la speranza. Secondo il direttore d’orchestra Willem Mengelberg, questo movimento fu la dichiarazione d’amore di Mahler alla futura moglie Alma. “Come ti amo, sole mio, non so dirtelo con le parole. Posso lamentare soltanto / il mio struggimento / e il mio amore / gioia mia!”, scrisse Mengelberg nel margine della partitura, e non vi è dubbio che queste parole riflettono i sentimenti di Mahler.
In effetti questo breve movimento ha qualcosa di speciale, e non per caso fu proprio l’Adagietto, all’inizio degli anni Settanta (come colonna sonora del film
Morte a Venezia” di Luchino Visconti, basato sulla novella di Thomas Mann), a iniziare il revival di entusiasmo per Mahler a livello internazionale. L’Adagietto diventò per molti una vera “opera chiave” per l'intera epoca del fin de siècle: la sua malinconia, la sua morbidezza e la stentatezza. Ma tali qualità intensamente espressive rappresentano soltanto un aspetto dell‘universo” sinfonico di Mahler e della sua particolare attualità. Vi si aggiunge - a un livello completamente diverso - il significato centrale che la sua opera ha acquistato anche per molti compositori moderni: nelle loro opere essi attingono ripetutamente a certi principi compositivi di Mahler dai quali sono stati ispirati, soprattutto al procedimento del “collage” musicale, come appare in maniera evidente nello Scherzo e nel Rondò-Finale. Si giunge in tal modo all’insolita situazione che oggigiorno gli esponenti della musica più moderna attingono allo stesso modello nel quale un vasto pubblico ha trovato il “suo” compositore.
Volker Scherliess
(Traduzione: © 1992 Claudio M. Perselli)