1 CD - CDS 543 - (c) 2007

Claudio MONTEVERDI (1567-1643)






VESPERAE DE CONFESSORE


- Deus in adiutorium - (cantus planus) (a)
1' 01"

- Ecce sacerdos magnus - (intonatio tantum, solus cantor) (b) 0' 07"
- Dixit Dominus (Ps. 109) "a 8 voci alla breve" Messa a quattro voci et Salmi..., Venezia, Vincenti, 1650 5' 32"
- Antiphona: Ecce sacerdos magnus - (cantus planus, schola) (b) 0' 23"
- Non est inventus - (intonatio tantum, solus cantor) (b) 0' 07"
- Credidi propter quod locutus sum (Ps. 115) "à 8 voci da Capella" Selva morale & spirituale..., Venezia, Magni, 1640 4' 33"
- Antiphona: non est inventus - (cantus planus, schola) (b) 0' 23"
- Ideo - (intonatio tantum, solus cantor) (b) 0' 06"
- Beatus vir (Ps. 111) "a 5 voci quali si può cantare ridoppiato & forte o come piacerà" Selva morale & spirituale..., Venezia, Magni, 1640 5' 08"
- Antiphona: Ideo iure iurando - (cantus planus, schola) (b) 0' 28"
- Sacerdotess Dei - (intonatio tantum, solus cantor) (b) 0' 07"
- Laudate pueri Dominum (Ps. 112) "a 5 da Capella" Messa a quattro voci et Salmi..., Venezia, Vincenti, 1650 5' 51"
- Antiphona: Sacerdotes Dei, benedicite - (cantus planus, schola) (b) 0' 28"
- Serve bone - (intonatio tantum, solus cantor) (b) 0' 07"
- Memento Domine David (Ps. 131) "à 8 voci da Capella" Selva morale & spirituale..., Venezia, Magni, 1640 1' 43"
- Antiphona: Serve bone et fidelis - (cantus planus, schola) (b) 0' 19"
- Capitulum: Ecce sacerdos magnus (Eccl. 44, 16-17) - (sacerdos) - 0' 36"
- Hymnus: Iste confessor Domini - (cantus planus alternatim) (c-d) 2' 54"
- V. Justum deduxit Dominus per vias rectas - (cantus planus)  ·|·  R. Et ostendit illi regnum Dei - 0' 14"
- O doctor optime - (intonatio tantum, solus cantor) (b) 0' 07"
- Magnificat (canticum BMV alternatim) "a quattro voci in genere da Capella" Selva morale & spirituale..., Venezia, Magni, 1640 9' 47"
- Antiphona: O doctor optime - (cantus planus, schola) (b) 0' 47"
- Benedicamus Domino - (cantus planus) (a) 0' 40"
DA CAPELLA


- Laudate pueri Dominum (secondo) (Ps. 112) "à 5 voci con Istrumenti" Selva morale & spirituale..., Venezia, Magni, 1640 7' 08"
- Laetatus sum "à 5 voci" Messa a quattro voci et Salmi..., Venezia, Vincenti, 1650 7' 21"
- Lauda Jerusalem (secondo) "à 5 voci" Messa a quattro voci et Salmi..., Venezia, Vincenti, 1650 6' 18"



Sources:
(a) Directorium chori ad usum omnium ecclesiarum cathedralium et collegiatarum, a Ioanne Guidetto [...] (Roma, Fei, 1642)
(b)Antiphonarium Romanum de tempore et sanctis, ad ritum Breviarii ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini [...] (Venezia, Ciera, 1625)
(c) Giavanni Matteo Asola. Canto fermo sopra Messe, Hinni, et altre cose ecclesiastiche [...] (Venezia, Vincenti, 1615)
(d) Girolamo Diruta. Seconda parte del Transilvano, Dialogo diviso in quattro libri [...] (Venezia, Vincenti, 1609)






 
ENSEMBLE CONCERTO
- Cecilia Knudtzen, Violone
- Maria De Martini, Bassoon
- Giovanni Togni, Organ

WORLD CHAMBER CHOIR / Kevin D. Skelton, repetiteur - * soloists
Sopranos: Iris Luypaers, Amélie Renglet, Lauren Armishaw, Sarah Abrams, Barbara Menier, Lysann Kuchra, Sandra Huth
Altos: Amandine Lambert, Rob Cuppens, Jonathan De Ceuster, Victoria Liedbergius, Tove Fagius
Tenors: Kevin D. Skelton*, Raimundo Pereira*, Jussi Salonen, Michael Zaugg, Troels Bjorn Moller, Giuseppe Pennisi, Kristopher Snarby
Basses: Hideyuki Nishimura, Joseph Beutel, Bertrand Delvaux, Kepa Martinez, Lionel Meunier, Emanuele Nocco

GRUPPO VOCALE LAURENCE FEININGER / Roberto Gianotti, conductor and soloist
Fabio Bonatti, Salvatore De Salvo, Roberto Gianotti, Ervino Gonzo, Marco Gozzi, Walter Marchi, Franco Pocher

Roberto GINI, Conductor
 






Luogo e data di registrazione
Chiesa di San Giuliano, Catania (Italia) - agosto/settembre 2005

Registrazione: live / studio
studio

Produced by
DYNAMIC S.r.l., Genova, Italy

Computer Graphics

S. Grossi

Sound engineer

Pierre-Laurent Bahuin

Editing

Roberto Gini, Pierre-Laurent Bahuin

Prima Edizione CD
DYNAMIC - CDS 543 - (1 CD - durata 68' 13") - (c) 2007 - DDD

Cover
In copertina: Sandro Botticelli, Madonna del Magnificat, 1480-81.

Note
"Magie Barocche" - 1° festival internazionale del Val di Noto



 
Si immagini che alla metà del Seicento un'istituzione ecclesiastica, dotata di un'eccellente cappella polifonica, volesse onorare la festa di un santo confessore con vespri solenni e rispettando una sorta di contegno musicale, evitando cioè concessioni al moderno stile concertante: quindi solo polifonia a cappella (con il sostegno del basso all'organo) in dialogo con il canto gregoriano, niente voci solistiche né interventi di altri strumenti. Si immagini anche che il maestro di cappella desiderasse scegliere musiche di Monteverdi, colui davanti "al quale ognuno deve cedere" (lettera di Alessandro Ghivizzani alla duchessa di Parma, 28 agosto 1627), e che avesse a disposizione le sue più tarde raccolte sacre a stampa: Selva morale e spirituale (Venezia, Magni, 1640), Messa a quattro voci e Salmi [...] (Venezia, Vincenti, 1650), postuma. Ciò che l'assemblea dei fedeli avrebbe ascoltato sarebbe stato molto vicino a quanto viene proposto nella prima parte di questa registrazione (1-23). Nell'offrire infatti, per la prima volta raggruppati in disco, tutti i brani corali e policorali ("da capella") inclusi nelle suddette due raccolte monteverdiane e destinati alla liturgia dell'ufficio, si è voluto restituire almeno parte di essi alla loro funzione originaria, riunendoli in un vespro che, nella pratica, riproduce De Confessore dedicata a S. agostino (confessore e dottore della Chiesa) effettivamente celebrato di recente nell'ambito del 1° festival "Magie Barocche" (Catania, 28 agosto 2005, chiesa di S. Giuliano).
Nella liturgia post-conciliare i vespri erano così strutturati: versetto iniziale (Deus in adiutorium); cinque salmi, ciascuno introdotto dall'intonazione di una propria antifona e seguito dalla stessa, ma cantata integralmente; un capitulum, un inno e un versetto attinenti alla festa celebrata; il cantico Magnificat anch'esso introdotto e seguito da una propria antifona; l'Oratio e la benedizione finale; a seconda delle occasioni poteva essere proposta una omelia. Le cronache secentesche testimoniano moltissime varianti musicali a questa struttura che qui invece è stata rispettata, essendo stata ipotizzata una celebrazione rigorosa.
In questa esecuzione vengono quindi intonati in canto piano i versetti, le sei antifone e l'inno, quest'ultimo cantato alternatim, alternando cioè, secondo una prassi assai diffusa al tempo, strofe gregoriane ad altre affidate all'organo. Le versioni melodiche del canto piano sono derivate da edizioni liturgiche assai diffuse nel primo Seicento e sono interpretate nel rispetto della documentata prassi coeva, ormai ampiamente mensuralizzata. I cinque salmi e il Magnificat sono invece eseguiti secondo la versione polifonica monteverdiana. I vespri De confessore prevedono i salmi Dixit Dominus (Ps. 109), Confitebor (Ps. 110), Beatus vir (Ps. 111), Laudate pueri (Ps. 112), Memento Domine David (Ps. 131). Limitando la scelta ai soli brani "in genere da capella", Monteverdi li ha musicati tutti con la sola eccezione del Confitebor, qui sostituito da Credidi propter quod locutus sum (Ps. 115), secondo l'uso che, fra le varie eccezioni, prevedeva la possibilità di sostituire alcune parti purché fossero attinenti al tema liturgico. L'organico va dalle otto voci divise in due cori (I coro: S,A,T,B; II coro: A,T,T,B) del monumentale Dixit Dominus (1650), del solido Credidi propter quod locutus sum (1640) e del luminoso Memento Domine David (1640), alle cinque voci (S,A,T,T,B) del gioioso Beatus vir (1640) e del Laudate pueri Dominum (1650), alle quattro voci (S,A,A,T) del Magnificat (1640) alternante strofe pari in canto piano; il tutto sempre supportato dal basso seguente o continuo, previsto e scritto dall'autore.
Nel ricostruire, o meglio nel 'costruire' tale liturgia, forse mai esistita in questa precisa forma, ma verosimile nella sua struttura e presentazione, ci si è comportati dunque come gli autori e gli editori del tempo si aspettavano: sfruttando cioè le molteplici possibilità liturgiche ed esecutive, garantite dalla varietà di organici e destinazioni calendariali delle raccolte sacre a stampa. A tutt'oggi non risulta che Monteverdi avvia scritto un vespro De Confessore. Tuttavia la presenza nella sua produzione dell'inno Iste confessor (1640) induce a supporre che durante il suo lunghissimo impegno come maestro di cappella in S. Marco (1613-1643), preceduto dal servizio mantovano (1590-1612), dedicato alla cura degli intrattenimenti profani ma non estraneo alle pratiche liturgiche, egli potrebbe avere assolto, fra le tante, anche tale esigenza celebrativa. L'ampia fungibilità liturgica è documentata del resto da didascalie presenti, per esempio, a corredo delle versioni concertanti degli inni: "sopra alla qual aria si potranno cantare anche altri Hinni però che siino dello stesso metro" (1640).
Le due raccolte monteverdiane contengono altri tre salmi per coro, qui proposti nella parte finale della registrazione poiché estranei ai vespri De Confessore o doppi rispetto a quelli liturgicamente a essa attinenti. Nel Laudate pueri 'secondo' (1640) a cinque voci (S.A.T.Q.B), la didascalia originaria "con Instrumenti" non rinvia a parti concertanti, ma attesta la pratica di eseguire il basso seguente con un organico rinforzato, a maggior ragione qui dove, unico fra tutti i brani monteverdiani a impianto corale, l'insieme vocale giunge in un breve passo assai virtuosistico ("laetans") ad assottigliarsi sino alla voce sola. I due ultimi brani sono assai ben distinti. Il salmo Laetatus sum "à 5 voci" (1650) è caratterizzato da una classica solidità, fondata sulla continua imitazione, mentre Lauda Jerusalem 'secondo' "à 5 voci" (1650) impressiona per la perfetta giunzione di antico e moderno: la citazione dell'intonazione gregoriana posta con valori allargati alla voce acuta e ben distinguibile all'inizio e alla fine, incornicia l'ampia sezione centrale in cui la scrittura di ascendenza madrigalistica trova la propria apoteosi nell'impressionante discesa cromatica sulle parole "emittet verbum suum et liquefaciet ea".
Assai meno eseguiti rispetto a quelli ritenuti più tipicamente 'monteverdiani', quelli cioè concertati con strumenti, i brani "da capella" di Monteverdi, dimostrano con la loro trasparente bellezza come la monumentalità delle architetture sonore possa essere magistralmente coniugata con l'invenzione melodica, con l'evocazione dell'idioma strumentale e con la varietas
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Paola Besutti