ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 2/23 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Johannes BRAHMS (1833-1897)
Quartetto per Archi in La minore, Op. 51 N. 2

31' 37"


- Allegro non troppo
9' 31"

1

- Andante moderato
10' 29"

2

- Quasi minuetto moderato
4' 46"

3

- Finale. Allegro non assai
6' 51"

4

Quartetto per Archi in Si bemolle maggiore, Op. 67

33' 04"


- Vivace 7' 38"

5

- Andante 7' 30"

6

- Agitato 7' 52"

7

- Poco allegretto con variazioni
10' 04"

8





 
Quartetto Janacek Studio Domovina, Prague: Juny 1966 (1-4) | December 1965 (5-8)
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | SMS 2986 | (p) 1967


Edizione CD
De Agostini | GMD 2/23 | 1 CD - durata 64' 41" | (c) 1989 | ADD

Note
-













Brahms

QUARTETTO PER ARCHI OP. 51 N. 2
Lo studioso Massimo Mila ha osservato come il punto nevralgico della musica di Brahms sia sempre la forma: «Apprezzato da molti come un maestro dell'architettura formale per le quattro monumentali Sinfonie, i Concerti (due per pianoforte, uno per violino, uno per violino e violoncello) e la numerosa musica da camera, egli è un romantico, felice, come Schumann, nell'espressione immediata dell'intuizione in forme libere, volta per volta inventate, ma si misura in una lotta disperata col grande ideale della forma classica, cercando di piegarvi, con ostinata perseveranza, un linguaggio musicale che da un pezzo ha perduto la concisa geometricità beethoveniana e la sua simmetria di rispondenze tonali, che ha diluito la logicità dell'armonia con il copioso cromatismo, con le caratteristiche sue frasi spezzate, ma di lunghissimo respiro, intessute l'una all'altra con paziente lavoro contrappuntistico in un ininterrotto monologo, e con il frequente impiego di modi antichi. Questo sforzo richiese sempre a Brahms tanta meticolosa accuratezza nella composizione che gli faceva dichiarare: “Non c'è vera creazione senza lavoro accanito; ciò che chiamate invenzione non è che un'ispirazione dall'alto, di cui non sono responsabile e per cui non ho alcun merito”. Perciò l'elogio convenzionale che gli si tributa, d'aver unito i principi classici di chiarezza e non solidità formali all'ardore e alla spontaneità della scuola romantica, va piuttosto mutato nell'opposta constatazione che Brahms fu un romantico prigioniero della forma».
Brahms si avvicinò a mete tecnico-stilistiche complesse, a forme “importanti” della tradizione musicale solo con la maturità. È infatti a quarant'anni che il musicista compose e “riconobbe” i suoi primi quartetti per archi; “riconobbe”, in quanto, negli anni giovanili, caratterizzati da dubbi e ripensamenti, aveva distrutto numerose sue composizioni, fra le quali è certo vi fossero anche dei quartetti per archi.
Brahms si accostò alle varie forme musicali lentamente, con metodo e caparbietà, ma anche con la ferma intenzione di assimilarne ogni piccola sfumatura tecnica. Partito dalle composizioni per pianoforte e dai Lieder, si misurò poi, con l'aiuto dell'amico violinista Joseph Joachim, con esercizi di contrappunto sempre più ardui e complessi; contemporaneamente si avvicinò alle tecniche degli strumenti in orchestra, allargando in maniera sensibile il suo orizzonte formale. Passò così attraverso anni fecondi in cui compose molti brani per coro e per organo; si cimentò anche con due quartetti con pianoforte, lo strumento che così ben conosceva e che gli permise, in questo caso, di risolvere problemi di sonorità che gli archi non riuscivano a rendere piena come era nei suoi desideri. Ma Brahms non aveva fretta, intendeva misurare bene le sue forze; voleva essere sicuro che, quando avrebbe affrontato forme quali la sinfonia e il quartetto per archi, avrebbe avuto la totale padronanza dei mezzi tecnici, formali ed espressivi.
Prima di terminare nel 1873 i Due quartetti op. 51 , Brahms aveva messo mano ad almeno una ventina di quartetti per archi: li abbozzava, ne parlava con gli amici nelle lettere, faceva loro ascoltare alcuni frammenti, ma poi, insoddisfatto, li metteva da parte e li distruggeva. Era continuamente roso dal tarlo del dubbio, scontento di un lavoro che riteneva sempre lontano dal suo ideale di perfezione.
«È ben facile comporre
», diceva sovente, «ciò che è invece tremendamente difficile è scartare le note superflue». Forse, in queste parole si può scorgere anche un'accusa alla 'nuova musica' di Wagner e di Bruckner che, per molto tempo e a torto, fu considerata l'antitesi del modello brahmsiano. A parte queste rivalità, più volute dai contemporanei che dai compositori stessi, resta il fatto che il musicista amburghese impiego parecchi anni di gestazione per completare l'Op. 51.
La prima notizia precisa riguardante i due quartetti si ha nel 1866, quando Clara Schumann, l'amica di sempre di Brahms, annotò nel suo diario che Johannes le aveva suonato alcune magnifiche parti del Requiem tedesco, nonché di un Quartetto d'archi in do minore. Più tardi Brahms fece sentirele versioni non definitive di questo e di un altro Quartetto in la minore ad amici di Bonn.
Si dovette tuttavia aspettare l'estate del 1873 perché il musicista completasse le due composizioni da camera. Nel maggio di quell'anno, Brahms si era stabilito a Tutzing, una località nei pressi di Monaco e sulle rive del lago Starnberg. Per quel soggiorno, aveva scelto l'albergo Seerose (Rosa delLago), dove poté disporre di un pianoforte vecchio e scassatissimo che, tuttavia, servì ottimamente all'uso. Proprio su questo infelice strumento Brahms riuscì a concludere, nel corso dell'estate, tre opere che da tempo aveva progettato: le Variazioni su un tema di J. Haydn op. 56 e i Due quartetti per archi op. 51, che fece ascoltare a Clara Schumann durante il breve soggiorno successivo a Lichtental.
Anche al termine di una così lunga e sofferta gestazione, Brahms non si ritenne soddisfatto dei risultati. Consegnando gli spartiti all'editore Simrock, confessò che, pur avendo voluto creare delle opere di un certo impegno, i risultati, purtroppo, erano stati solo modesti e che la ricompensa avrebbe dovuto andare non a lui, bensì al paziente albergatore di Tutzing.
I Due quartetti op. 51, che vennero dedicati all'amico Theodor Billroth, un chirurgo viennese appassionato di musica e violinista dilettante, furono eseguiti per la prima volta a Vienna, nel corso dell'autunno, dal famoso quartetto Hellmesberger.
Il Quartetto n. 2, che qui ascoltiamo, pur essendo in tonalità minore (la minore) come il precedente (do minore), presenta caratteristiche assai differenti. È infatti romantico e vicino allo stile poetico di Schumann, mentre il Quartetto n. 1 appare più austero e drammatico. Diviso in quattro tempi, il Quartetto n. 2 ha il tema principale del primo movimento (Allegro non troppo) costruito sulle lettere iniziali del motto Frei aber Einsam (Libero ma solo), che, nella notazione tedesca, corrispondono alle note fa-la-mi. Quel motto era tra l'altro il prediletto dell'amico Joachim e sintetizzava uno dei grandi ideali romantici.
Se l'inizio della composizione è tenero, delicato e intriso di atmosfere sognanti, il secondo tema, più struggente e accorato, ricorda certe atmosfere danzanti della Vienna dell'epoca. Anche il secondo tempo (Andante moderato) rivela lo stesso spirito delicato, dolce e lirico come solo certe pagine schumanniane sanno essere. Il terzo tempo (Quasi minuetto moderato) è suddiviso in due parti: la prima richiama alla memoria una ballata, mentre la seconda ha il brio e il piglio ritmico dello scherzo. Il movimento finale (Allegro non assai) ha la scansione ritmica, gli accenti e la forza delle danze popolari, che qui ricordano assai quelle zigane; in alcuni tratti sa tuttavia spogliarsi della veemenza ritmico-sonora per divenire caldo e malinconico, come un paesaggio visto in lontananza, che suscita emozioni, ricordi fanciulleschi e nostalgie.

QUARTETTO PER ARCHI OP. 67
Nel 1875, quando si apprestò a comporre il Quartetto in si bemolle maggiore per archi op. 67, Brahms aveva già compiuto, come abbiamo visto, un lungo lavoro di ricerca. La realizzazione del brano risultò perciò assai meno difficoltosa rispetto ai Due quartetti op. 51. Il musicista scrisse il pezzo durante il soggiorno estivo a Ziegelhausen, nelle vicinanze di Heidelberg, e lo dedicò a T.W. Engelmann, un medico di Utrech che si dilettava di suonare il violoncello e che era stato suo ospite durante una tournée in Olanda.
Il Quartetto è diviso in quattro movimenti. Il primo (Vivace) gioca sui contrasti ritmici fra il tempo in 6/8 e quello in 3/4, spostando sovente gli accenti sui tempi deboli. Mentre il primo violino gioca un ruolo preminente, nel secondo movimento (Andante) la struttura risulta assai più compatta. Il terzo movimento (Agitato) è caratterizzato dall'espressivo disegno melodico della viola in ritmo puntato, che passa poi agli altri strumenti mutando il contorno ritmico. La composizione termina con un Poco allegretto con variazioni basato su un tema dal sapore popolaresco che, via via, si arricchisce in complesse elaborazioni, fino all'imprevedibile ricomparsa del primo tema del movimento iniziale.
Mariangela Mianiti