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1 CD -
GMD 1/12 - (c) 1989
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Johann
Sebastian BACH (1685-1750)
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Concerto
Brandeburghese N. 4 in Sol
maggiore, BWV 1049 |
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15' 40" |
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-
Allegro
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7' 02" |
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1
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-
Andante |
3' 30" |
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2
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-
Presto |
5' 08" |
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3
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Concerto
Brandeburghese N. 5 in Re
maggiore, BWV 1050 |
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20' 50" |
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- Allegro |
9' 58" |
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4
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- Affettuoso
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5' 43"
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5
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- Allegro
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5' 09" |
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6
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Concerto
Brandeburghese N. 6 in Si bemolle
maggiore, BWV 1051 |
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18' 46" |
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- (Allegro) |
7' 02" |
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7
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- Adagio ma non
tanto
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5' 50" |
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8
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- Allegro |
5' 54" |
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9
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The Zurich
Baroque Ensemble / Carl Schuricht, Direttore |
Recorded in May 1966
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- C.
Jaccottet, Clavicembalo / R. Frei, Contrabbasso
/ M. Piguet, C. Lange, Flauti diritti |
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- R. Meylan, Flauto
traverso / M. Lesueur, J.-M. Hayoz, Viole
/ H. Mueller, B. Baenziger, Viole da
gamba
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- B. Langbein,Violino
/ C. Starck, Violoncello
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Concert
Hall | SMS 2378 | (p) 1966
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 1/12 | 1 CD -
durata 55' 52" | (c) 1989 | ADD |
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Note |
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Bach
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CONCERTI
BRANDEBURGHESI N. 4, 5,
6
Il Concerto
n. 4 in sol maggiore
BWV 1049 è concepito nella
forma di concerto grosso,
con il concertino costituito
da violino e due flauti
dritti, e l'orchestra di
archi con il clavicembalo
nel ruolo di concerto
grosso. L`Allegro è
strutturato secondo una
forma ciclica, in cui il
materiale che viene
presentato nella prima parte
ritorna alla conclusione.
All'inizio è il concertino a
prendere la parola e a
esporre le idee musicali che
vengono subito riprese
dall'orchestra in perfetta
comunanza. Segue una prima
rielaborazione nella
tonalità relativa nel modo
minore, a cui se ne affianca
una seconda. Di nuovo
ritorna l'episodio in
minore, ma questa volta
assai dilatato e arricchito
da numerose alterazioni;
infine si ripresenta la
sezione iniziale, che segna
la conclusione del movimento
e chiude l'anello ideale che
si è venuto a comporre. Un
piccolo schema
esemplificativo è il
seguente: A (esposizione) -
B (sviluppo in minore) - A
(ripresa) - B (ampliato e
con cromatismi) - A
(ripresa).
L'Andante che segue, in
minore, è meditativo e
grave. Si snoda con lentezza
fondando la sua struttura
sull`alternanza tra tutti e
concertino in un'atmosfera
di profonda mestizia. Il
Presto conclusivo è una fuga
di notevole bellezza;
brillante e ineccepibile dal
punto di vista tecnico e
formale, colpisce per la sua
fantasia e per il suo
fascino che non risultano
per nulla soffocati dal
rigido rispetto della forma:
anzi, il genio compositivo
di Bach trionfa,
trasformando il vincolo
formale in energia creativa.
Il Concerto n. 5 in re
maggiore BWV 1050
presenta quali strumenti
solistici contrapposti al
tutti orchestrale violino e
flauto traverso; tuttavia lo
spazio dedicato al
clavicembalo è tale da
índurci a considerare anche
questo strumento un vero e
proprio solista, unito agli
altri due, in antitesi con
il gruppo degli archi.
Nell'Allegro iniziale il
clavicembalo ha senza dubbio
il ruolo più importante e
probabilmente Bach aveva
introdotto un secondo
clavicembalo affinché
svolgesse la consueta parte
di basso continuo. Gli
incisi tematici proposti
sono due, rispettivamente
enunciati dal tutti e dal
solo in un'affascinante
alternanza. L'atmosfera si
modifica ulteriormente con
l'apparizione di un nuovo
tema, questa volta in
minore, che crea una pausa
di raccolta riflessione.
L'afflato travolgente di
questo fluire ininterrotto
di idee musicali giunge al
culmine quando sboccia uno
straordinario 'a solo' del
clavicembalo: si tratta di
una sezione abbastanza lunga
in cui lo strumento si
cimenta in acrobazie audaci
rese possibili dalla perizia
e dal rigore metodologico
bachiano che prevedono
diteggiature nuove e più
funzionali. Il ritorno del
tutti con l'inciso tematico
dell'esordio conclude il
movimento.
Affettuoso è la definizione
che Bach usa per il suo
secondo movimento, e senza
dubbio è l'aggettivo che
meglio esprime il pathos
intimo e dolce che si
sprigiona da questa breve
pagina in cui flauto e
violino dialogano,
amabilmente confortati e
sorretti dal clavicembalo.
L'Allegro finale richiama la
struttura formale dell'aria
italiana e presenta tre
sezioni: la prima e la terza
identiche, e una seconda
centrale d'ispirazione
diversa. L'episodio
iniziale, che costituisce
anche la sezione conclusiva,
è concepito in fugato,
mentre nel secondo episodio
vi è l'introduzione di un
nuovo tema che si combina
con quello principale nei
modi più ricercati. Nel
complesso questo movimento
risulta assai intenso e
ricco di fascino, grave
soprattutto al continuo
comparire e scomparire del
materiale tematico
principale in un clima
delicato e assorto, diremmo
quasi onirico,
Nel Concerto n. 6 in si
bemolle maggiore BWV
1051 gli strumenti sono due
viole, due viole da gamba,
violoncello, violone e
cembalo. Il primo movimento
è articolato secondo
l'alternanza tra il tutti e
il solo, anche se non vi è
uno strumento prescelto per
questo compito. Il motivo
affidato all'intera
orchestra è un canone
eseguito dalle due viole con
un accompagnamento
ritmicamente uniforme degli
altri archi. Il secondo
inciso tematico è invecepiù
vivace e coinvolge anche gli
altri strumenti in un
animato dialogare. L'Adagio
ma non tanto è eseguito da
due sole viole (una da
braccio e una da gamba) con
l'accompagnamento dei bassi.
Con un dolcissimo fugato, i
due strumenti si scambiano
continuamente il tema fino a
coinvolgere anche il
violoncello con clavicembalo
e violone, creando cosi un
effetto digrande
suggestione.
L'Allegro conclusivo è un
movimento brillante e ricco
di verve che richiededagli
esecutori, soprattutto dalle
viole, grande perizia.
L'andamento in dodici ottavi
rimanda immediatamente al
ritmo vorticoso e incessante
della giga italiana: con
tutta probabilità Bach si
richiama a questa danza
anche nella suddivisione in
tre parti adottata in questo
movimento. Gaio e
spumeggiante, questo terzo
tempo si svolge con grande
brio ed energia e
rappresenta uno dei più
significativi esempi del suo
genere.
La magnificenza strumentale
dei Concerti
brandeburghesi trova
una spiegazione, oltre che
nello specifico musicale,
anche nelle condizioni
sociali espirituali in cui
furono creati. ll Barocco fu
un periodo estremamente
fecondo sia dal punto di
vista religioso sia dal
punto di vista politico;
anzi, possiamo affermare che
le due forze - potere
religioso e potere temporale
- si assestarono su
posizioni sostanzialmente
paritarie, in quanto la
Controriforma cattolica
coincise con il trionfo
dell'assolutismo e il
consolidarsi degli Stati
nazionali. Questo significò
aumento di potere e di
ricchezze sia per le
istituzioni religiose sia
per quelle politiche, ed
entrambe utilizzarono le
arti come elementi
rappresentativi del potere;
l'ostentazione di splendore
divenne così una delle
funzioni principali della
musica nelle corti barocche.
Per questo motivo si diffuse
il gusto della sfarzosità in
musica e gli aristoeratici
divennero produttori e al
tempo stesso destinatari
delle composizioni musicali.
La musica da camera e quella
sacra diventarono
istituzioni di corte e i
musicisti costituirono un
seguito indispensabile
durante i consueti
spostamenti delle corti. La
musica svolgeva il compito
di divertimento e di
sottofondo durante i cortei,
i banchetti e le altre
occasioni mondane; gli
stessi musicisti si
occupavano anche dei pezzi
di musica sacra, perché
molto spesso gli alti
prelati erano nobili con una
propria corte. I musicisti,
in quanto membri di una
corte, ne seguivano le sorti
e potevano cosi cadere in
disgrazia o godere di grandi
privilegi a seconda delle
vicissitudini politiche.
Spesso le loro condizioni
economiche erano così
precarie che, nei periodi di
crisi, erano i primi a farne
le spese: i compensi
venivano dimezzati, se non
addirittura soppressi, come
durante la Guerra dei
Trent'anni, che segnò un
momento disperato per i
musicisti tedeschi.
Certamente, il grande
prestigio sociale che
derivava da un impiego a
corte sopperiva in parte
alla mancanza di un salario
sicuro.
Vi erano professioni di
rilievo nel campo musicale
anche nelle città
libere,dove i consigli
amministrativi gestivano
l'assegnazione delle
cariche. Fu quello che Bach
sperimentò nella seconda
parte della sua vita, quando
ricoprì la carica di Kantor
a Lipsia. Questo ruolo era
sicuramente il più
importante tra le cariche
pubbliche ma comportava una
notevole riduzione di
prestigio sociale, come lo
stesso Bach confidò
all'amico (Georg Erdmann
nella famosa lettera del 28
ottobre 1730: "Piacque a Dio
chiamarmi qui come Director
musices e Cantor
della Scuola di San Tommaso.
Inizialmente non trovai
conveniente diventare
semplice Cantor dopo
csscrc stato Capellmeíster,
e perciò ritardai tre mesi a
prendere una decisione.
Tuttavia, ricevetti così favorable
notizia sulla situation
che, avendo a cuore in
maniera particolare gli studia
dei miei figli, e dopo aver
invocato l'ispirazione
divina, in definitiva mi
convinsi, venni a Lipsia, mi
presentai alle prove ed ebbi
l'impiego. E qui, grazie a
Dio, sono rimasto fino ad
ora. Ma sfortunatamente ho
scoperto che (l) la
situazione non è così buona
come mi era stata
presentata, (2) vari
compensi straordinari
inerenti alla mia situation
mi sono stati tolti, (3) la
vita è cara e (4) i miei
datori di lavoro sono
bizzarri e dotati di
pochissima attenzione alla
musica. Perciò sono soggetto
a continui fastidi, gelosic
e persecuzioni. È mia
intenzione, di conseguenza,
con l'aiuto di Dio, cercare
altrove la mia fortuna.
Se Vostra Signoria conosce o
sentirà di una convenable
situation nella Vostra
città, Vi prego di tenermi
nella Vostra apprezzabile recommendatíon.
Da parte mia cercherò di
dare satisfaction e
di corrispondere alla Vostra
stimatissima intercessione".
Anche nelle città libere il
controllo e l'organizzazione
delle attività musicali
erano affidati alle classi
sociali più elevate, in
particolare i mercanti, che
cercavano di imitare i
nobili nell'allestimento di
concerti prestigiosi,
soprattutto di musica sacra,
poiché la chiesa era l'unico
luogo cui potevano accedere
liberamente tutti i
cittadini. Quindi i consigli
municipali ambivano a
procurarsi musicisti famosi,
anche se in molti casi gli
incarichi non venivano
assegnati ai migliori, bensì
a coloro che potevano
procurarsi i favori dei
consiglieri con il danaro.
Esemplare fu il caso di
Bach, che nonottenne il
posto di organista ad
Amburgo perché gli venne
preferito uno scadente
musicista "più bravo a
preludiare con i talleri che
con le dita", come scrive il
Mattheson.
Maria
Luisa Merlo
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