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1 CD -
GMD 1/10 - (c) 1989
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Georg
Friedrich HÄNDEL (1685-1759)
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Concerto
per Organo e Orchestra in La
maggiore, Op. 7 N. 2 (N. 8) |
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11' 08" |
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-
Ouverture (Grave)
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1' 50" |
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1
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-
A tempo ordinario |
4' 02" |
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2
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-
Allegro |
5' 16" |
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3
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Concerto
per Organo e Orchestra in Si
bemolle maggiore, Op. 7 N. 3 (N.
9) |
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11' 22" |
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-
Allegro |
4' 45" |
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4
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-
Spiritoso |
5' 04" |
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5
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-
Minuetto
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1' 33" |
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6 |
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Concerto
per Organo e Orchestra in Re
minore, Op. 7 N. 4 (N. 10) |
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13' 56" |
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- Adagio |
5' 16" |
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7
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- Allegro così
così
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3' 56"
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8
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- Allegro |
4' 44" |
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9
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Concerto
per Organo e Orchestra in Fa
maggiore, HWV 295 (N. 13) |
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12' 46" |
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- Larghetto |
2' 40" |
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10
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- Allegro |
3' 22" |
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11
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- Larghetto |
3' 21" |
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12
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- Allegro |
3' 23" |
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13
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Concerto
per Oboe e Orchestra in Si bemolle
maggiore, HWV 302 |
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9' 09" |
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- Vivace
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2' 18" |
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14
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- Fuga (Allegro) |
2' 09" |
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15
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- Andante |
2' 45" |
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16
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- Allegro |
1' 57" |
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17 |
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Concerto
per Oboe e Orchestra in Si bemolle
maggiore, HWV 301 |
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7' 54" |
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- Adagio |
1' 45" |
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18
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- Allegro |
1' 51" |
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19
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- Siciliana
(Largo)
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2' 39" |
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20
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- Vivace |
1' 39" |
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21
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Sebastian
Orchestra / Milan Slechta, Organo
/ Libor Pesek, Direttore - (1-13) |
St. Nicholas
Church, Prague, Zizkov, Prague - 15-30
April 1976 |
Musici di Praga
/ Ludmilla Jezkova, Oboe / Mario
Clemens, Direttore - (14-21) |
(?) |
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon
| SUA ST 50 786 | (p) 1967 |
(1-13)
Supraphon | (?) | - (14-21)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 1/10 | 1 CD -
durata 67' 27" | (c) 1989 | ADD |
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Note |
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Händel (1-13)
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CONCERTI
PER ORGANO E ORCHESTRA
OP. 7 N. 2, 3, 4 E IN FA
MAGGIORE, HWV 295
I sei Concerti
per organo op. 7,
scritti da Händel tra il
1740 e il 1751, furono
pubblicati postumi nel 1760.
Già nelle precedenti
raccolte dedicate dal
compositore a
quest'organico, le partiture
si presentavano, proprio
nella parte del solista,
come una sorta di guida
sommaria che 1'interprete
doveva completare in maniera
virtuosistica e
improvvisativa secondo la
prassi esecutiva del tempo.
Con l'Op. 7
incontriamo nello spartito
l'utilizzo della dicitura
“Organo ad libitum', a
indicare quelle frasi
musicali non scritte che
andavano interamente
improvvisate, senza
orchestra. Il procedimento,
in casi limite, arrivava a
estendersi a interi
movimenti. Sebbene questi
brani siano indispensabili
per un buon equilibrio della
struttura della
composizione, rimane
purtroppo in buona parte
sconosciuta la maniera
esatta d'interpretarli. In
questi concerti incontriamo
il tipico linguaggio
händeliano, potente e
patetico, dove la severità
si fonde alla grazia; un
linguaggio di enorme
popolarità che, con notevole
libertà d'azione e ampiezza
di concezione formale, si
pone il fine di
un'espressione emozionale
degli affetti, nell'assidua
ricerca di ricchezza e
pienezza sonora; un
linguaggio che fa suo
l'ideale di un pronunciato
carattere melodico, plasmato
sulle contemporanee
conquiste operistiche.
Il Concerto op. 7 n. 2
in la maggiore fu
composto come introduzione
alla seconda o terza parte
dell'oratorio Sansone.
La composizione, in quattro
tempi, si apre con una breve
e solenne introduzione, un'Ouverture
(Grave) tripartita, dove,
tra due sentiti interventi
dell'orchestra, s'inserisce
un assolo dell'organo,
giocato in buona parte sul
richiamo in eco di un breve
inciso. Il secondo movimento
(A tempo ordinario) inizia
con un episodio fugato
dell'orchestra, ma, dopo il
primo ingresso dell'organo,
si sviluppacon la tipica
alternanza tra liberi
interventi del solista e
ritornelli del tutti. In
questo brano, come del resto
nel quarto tempo, Händel
rielabora delmateriale
tematico tratto da
composizioni di Gottlieb
Muffat. Come terzo movimento
è prescritto un 'Organo ad
libitum'. Ha la funzione di
chiudere il concerto un
Allegro, nel quale i
ritornelli possiedono
un'aristocratica
brillantezza e gli episodi
solistici dell'organo
tendono a essere interrotti
da brevi incisi
dell'orchestra.
Il Concerto op. 7 n. 3
in si bemolle maggiore
è l'ultimo composto da
Händel, per l'esattezza nel
1751. Fu eseguito per la
prima volta lo stesso anno,
durante una ripresa della Festa
di Alessandro e la
prima rappresentazione
dell'interludio musicale La
scelta di Ercole. Del
primo tempo (Allegro)
esistono due autografi. Dopo
aver steso il primo, Händel
rivide tutto il pezzo con
l'intenzione d'inserire nel
brano il tema dell'Alleluja
del suo oratorio Messia.
Il motivo, già celeberrimo a
quei tempi, informa sia i
ritornelli, caricandoli di
un senso glorioso e
grandioso, sia gli episodi,
nei quali offriva al
musicista l'opportunità di
svolgere clamorose
variazioni su un tema amato
dal pubblico. Proprio questo
inserimento può mostrare
l'influenza che, nel
compositore tedesco, la
musica vocale ebbe su quella
strumentale; non a caso, in
questo brano incontriamo un
ancor più accentuato uso di
figure melodiche.
Interessantissimo è poi
l'emergere di alcune singole
voci dell'orchestra, che
spesso s'intrecciano
mirabilmente in colloquio
con l'organo. Dopo un tempo
che Händel chiama 'Adagio e
Fuga ad libitum',
incontriamo uno Spiritoso,
costruito ancora una volta
su materiale tematico
d'origine vocale e
religiosa, un coro di una
messa di Franz Habermann,
che Händel metamorficamente
traduce in un pezzo di
luminosa estroversione,
estremamente frazionato nel
rapido inserirsi e
intercalarsi di voci
differenti. Originariamente
il compositore conclude il
concerto con un Minuetto
(l'edizione a stampa del
1761 ne riporta invece due)
breve e molto aggraziato,
suddiviso in cinque parti.
Il tempo è aperto da un
intervento dell'organo, che
ricomparirà da questo
momento in altre due
sezioni, masempre amalgamato
all'orchestra.
Il Concerto op. 7 n. 4
in re minore è
composto da una serie di
brani di Händel, il cui
assemblaggio rimane però
ancor oggi oggetto di dubbio
nella sua autenticità
globale, dato che non è
confortato da nessun
autografo, mentre, al
contrario, è proposto
dall'edizione a stampa.
L'Adagio che inaugura
l'ascolto è di una bellezza
sconvolgente, ed è la
revisione del Concerto
per 2 organi e orchestra
HWV 303 composto da Handel
nel 1737-38. S'inizia con un
bellissimo episodio, lento e
armonicamente sospeso, di
tutta l'orchestra,
drammaticamente calibrata su
un eccezionale colore
bruno.Impercettibilmente, il
pezzo acquista via via
sentimento e ritmo, ma
soltanto l'ingresso
dell'organo donerà
definitiva trasparenza. Il
solista procede poi fino al
termine colloquiando con
l'orchestra che gli risponde
o lo sorregge. Man mano,
cresce un senso melodico
intensissimo, mentre
l'introversa pensierosità si
trasforma in una sempre
sostenuta, ma ora
solennemente luminosa,
atmosfera. Nell'Allegro così
così, composto tra il 1744 e
il 1746, Händel riprende un'Air
dell”Ouverture alla
seconda “Produzione” della Musique
de table di Telemann.
Incontriamo qui un notevole
numero d'indicazioni di
'Organo ad libitum'.
Ascoltiamo dapprima una
breve introduzione
dell'organo, veloce e
allegro, che prepara al
successivo ingresso del
tutti, che si esibisce in
spettacolosi effetti di
dinamiche a terrazze, mentre
l'interessante emergere
degli oboi colora
originalmente lo sviluppo
musicale. Il terzo tempo è
ancora un “Organo ad
libitum'. Segue e conclude
il concerto un Allegro, in
cui Händel espone del
materiale tematico da lui
presentato anche in altre
composizioni per altri
organici, come l'Ouverture
dell'opera Il Pastor
Fido. Il tempo procede
serenamente e
scattante negli interventi
dell'orchestra, che compare
più volte anche a
punteggiare col proprio
timbro gli assoli
dell'organo.
Nel 1740 l'editore Walsh
pubblicò, senza numero
d'opus, un gruppo di
seiconcerti per organo e
orchestra di Händel. Il Concerto
in fa maggiore, il
primo della serie, fu
realizzato all'incirca nel
1739 ed è denominato 'Il
cucù e l'usignolo'. Il primo
tempo è un Larghetto che
procede molto cadenzato e
con sentimento, giocando per
1'intera durata
sull'intreccio di discorso
tra solista e orchestra. Una
transizione del primo
violino conduce al secondo
tempo (Allegro), pulsante e
molto vivo, dove, dopo una
serie di rapide alternanze
con il tutti, l'organo si
esibisce in alcuni più
sviluppati episodi
virtuosistici, musicalmente
di carattere onomatopeico,
che giustificano il titolo
assegnato alla composizione.
Segue un nuovo Larghetto di
pregnante carica affettuosa,
sebbene mostri le sembianze
di una sostenuta e
struggente danza
aristocratica. L'ultimo
tempo è un Allegro, che
chiude il concerto in un
clima sereno pervaso da una
classica compostezza.
CONCERTI
PER OBOE E ORCHESTRA IN
SI BEM. MAGGIORE HWV 302
E 301
In tutto il corpus
compositivo händeliano
notiamo una vera e propria
predilezione per l'oboe.
Questa emerge nei sei Concerti
grossi op. 3 e
soprattutto nei concerti che
il compositore ha
espressamente dedicato a
questo strumento.
Effettivamente il colore e
la densità di suono
dell'oboe sembrano appagare
appieno il desiderio, insito
nella ricerca musicale di
Händel, di una sonorità
sfarzosamente opulenta, ma
sempre aristocratica e
intelligibile. Il Concerto
per oboe e orchestra in si
bemolle maggiore HWV
302, composto tra il 1730 e
il 1740, non è in realtà una
composizione solistica nel
senso usuale. Già il primo
tempo (Vivace) prevede
infatti, in tre brevi e
ripetitivamente ostinati ma
flebili interventi, la
comparsa di due violini
concertanti, mentre l'oboe è
utilizzato sempre e solo con
lo scopo di rafforzare e
colorare la sonorità degli
archi. Segue una Fuga
(Allegro) che rinuncia del
tutto a qualsiasi genere di
solismo, mentre l'orchestra
si presenta a sezioni. ll
successivo Andante è l'unico
tempo che ricorre veramente
al canto solo dell'oboe;
questo, spalleggiato dal
basso continuo, immerge
l'atmosfera del brano in un
intenso melodismo e
patetismo che avvicina il
pezzo alla cultura musicale
italiana. Molto sobrio è
quiil compito degli archi,
che hanno la loro forza
nella semplicità gestuale
con cui sorreggono o
rispondono alle proposte
musicali del solista. Anche
l'Allegro successivo, che
completa il concerto,
rinuncia interamente alla
voce solista dell'oboe. La
trama musicale procede
compatta e con piglio assai
deciso nello svilupparsi
incessantemente con velocità
sul modello di un moto
continuo, che, solo sul
finire, lascia uno spazio a
una frase del solista.
Il Concerto per oboe e
orchestra in si bemolle
maggiore HWV 301 fu
composto anch'esso tra il
1730 e il 1740. Il primo
tempo è un Adagio, che, dopo
un'introduzione
dell'orchestra, presenta
l'oboe sempre in primo
piano,anche se in intimo e
assorto fraseggio con la
compagine orchestrale. Il
secondo tempo è un Allegro,
che prevede un unico vero
assolo dell'oboe,
accompagnato dal basso
continuo. Segue una
Siciliana (Largo), una forma
musicale dal caratteristico
ritmo che ebbe molta fortuna
nel Seicento e nel
Settecento. Le sue origini
hanno radici in una antica
danza popolare. Qui il tempo
assume il passo di una lenta
e assai nobile danza. Ha il
compito di chiudere
l'ascolto un Vivace molto
ritmato, che procede
disinvoltamente e docilmente
nella successione dei vari
gesti musicali.
Massimo
Rolando Zegna
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