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1 CD -
GMD 1/5 - (c) 1989
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Johann
PACHELBEL (1653-1706)
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Preludio,
Fuga e Ciaccona |
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14' 10" |
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-
Allegro maestoso
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5' 50" |
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1
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Allegro moderato
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3' 05" |
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2
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-
Allegro moderato
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5' 15" |
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3
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Toccata
- Allegro ma non troppo |
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2' 50" |
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4 |
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Corale
in Fa maggiore
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3' 50"
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5
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Preludio-Corale
"Allein Gott in der Höh sei Ehr"
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3' 26" |
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6
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Preludio-Corale
"Herzlich tut mir verlangen" |
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3' 405" |
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7 |
Dietrich BUXTEHUDE
(1637-1707) |
Preludio e Fuga
in Fa diesis minore
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9' 25" |
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8
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Ciaccona
in Do minore |
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5' 47" |
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9 |
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Jiri Reinberger,
oorgano - (1-2-3-6-7-9) |
Monastery of Osek |
Jiri Ropek, organo
- (4-5) |
House of Artists,
Prague |
Jaroslava
Potmesilova, organo - (8) |
House of Artists,
Prague |
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon
| 50 900 | (p) 1968 |
(1-2-3-6-7-9)
Supraphon | SUA ST 50407 | (p)
1962 | (4-5)
Supraphon | 1 11 1183 | (p) 1973
| (8)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 1/5 | 1 CD - durata
43' 48" | (c) 1989 | ADD |
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Note |
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Pachelbel
(1-2-3-6-7)
Buxtehude (9)

Pachelbel
(4-5)

Buxtehude (8)
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Johann
PACHELBEL
PRELUDIO,
FUGA E CIACCONA -
TOCCATA - CORALE IN
FA MAGG. - 2
PRELUDI-CORALI
Il Preludio,
fuga e cíaccona e la Toccata
composte da Johann Pachelbel
appartengono al genere
profano e, non essendo
legate ad alcuna funzione
liturgica, consentirono al
compositore di dare maggior
spazio alla fantasia e di
mettere meglio in luce le
doti di inventiva. Per
quanto riguarda la prima
delle due composizioni, si
può osservare che i temi
sono ancora costruiti
secondo i dettami della
tradizione tedesca, di ampio
respiro e prolungati con
progressioni; ben diversi da
quelli che verranno usati da
Bach, più plastici, ma,
soprattutto, unificati da
un'unica “affezione” e resi
più coerenti dal potere
coesivo della tonalità. Le
tre sezioni che compongono
l'opera di Pachelbel
alternano situazioni emotive
differenti, come era d'uso
nel tempo, e mostrano
l'elevato grado di maestria
raggiunto dal musicista
nello sviluppo dell'idioma
organistico.
Con la Toccata ci
troviamo invece di fronte
alla forma più discontinua
della musica strumentale
barocca. Opposta al rigore
strutturale della fuga,
èdecisamente affine al
recitativo nell'alternanza
di passaggi rapidi e momenti
di stasi, ottenuti con
lunghi suoni tenuti. Anche
se nell'impiego di
ricorrenti figurazioni di
scale può essere riscontrato
un certo grado di unità
interna, il brano deve il
suo fascino espressivo
proprio alla
giustapposizione di sezioni
contrappuntistiche e
rapsodiche, come avveniva
nella toccata
rinascimentale, ma con
un'ulteriore accentuazione
dei contrasti, cercata e
voluta unitamente alla
discontinuità narrativa.
Pachelbel fu uno dei
maggiori compositori di
musica per organo attivi
nella Germania del
diciassettesimo secolo. Egli
introdusse lo stile
virtuosistico per strumenti
a tastiera che prevaleva
nella scuola austriaca,
favorendo in questo modo il
riavvicinamento tra
organisti cattolici e
protestanti. Tra le forme
“obbligate” della musica per
organo, il corale era
senz'altro il più vicino al
cuore degli organisti
protestanti. Questa
composizione, basata
essenzialmente su variazioni
di un tema salmodico,
derivava dalla tradizione
profana dei virginali
inglesi. La trasposizione di
una tale tecnica prettamente
profana in ambito liturgico
riflette le convinzioni
etiche della Chiesa
protestante: i calvinisti
infatti ritenevano che il
buon esito dell'attività
umana in questo mondo fosse
il segno della
predestinazione alla
salvezza eterna; quindi, in
ambito musicale, il
trasferimento di una tecnica
profana in melodie sacre
stava a simboleggiare la
completa fusione tra la
sfera secolare e quella
spirituale. I corali
diventarono così dei veri e
propri 'esercizi
spirituali', in cui severità
e gravità erano i sentimenti
predominanti. Il Corale
in fa maggiore è un
pregevole esempio di quel
profondo páthos
religioso che sosteneva i
compositori di musica sacra.
I motivi venivano sottoposti
a una rielaborazione
meccanica su schemi ritmici
astratti, nella convinzione
che l'opera di
rielaborazione fosse di per
se stessa simbolo di una
devozione illimitata. Gli
schemi divennero così uno
stimolo per la fantasia dei
compositori che vollero
cimentarsi con questo genere
musicale; solo i più grandi
riuscirono a eccellere,
realizzando opere di grande
valore artistico. Come nelle
altre composizioni di questo
genere, il tema del corale
viene presentato in un
reticolo di motivi che
vengono elaborati con una
certa rigidezza per un
determinato spazio di tempo,
per poi venir sostituiti da
altri. Nel corso del pezzo,
il cantus firmus
muta posizione,
presentandosi in diverse
zone melodiche e
accompagnato da parti che
via via si infittiscono.Il
tema, fedele alla severa
dignità liturgica, evita la
vivacità dei motivi
dicontorno; per questo
motivo, il vecchio organo
rinascimentale, con i suoi
registri di mistura, risultò
assolutamente inadeguato a
realizzare il netto dualismo
delle parti e lasciò il
posto a un nuovo tipo di
strumento, l'organo barocco,
che possiede registri
nettamente differenti e può
così consentire al tema di
emergere.
I due preludi-corali
presentati (Allein Gott
in der Höh sei Ehr e Herzlich
tut mir verlangen)
sono esempi di composizioni
strettamente legate alla
liturgia protestante, in
quanto servivano come
introduzione strumentale al
corale vero e proprio
cantato dalla comunità.
Questi brani adempivano nel
migliore dei modi alla
funzione liturgica, perché
esponevano la melodia
principale come se fosse una
canzone, nella regione
melodica acuta, di modo che
poteva essere ricordata
senza difficoltà. Il
preludio-corale si può
considerare come
l'estensione di un'unica
variazione su corale, in
quanto la melodia, a volte
presentata in forma scarna,
altre volte in forma più
ornata, viene elaborata
armonicamente con
figurazioni o in modo
contrappuntistico (nota per
nota), mentre le altre parti
sono contrappuntate con
ritmi e motivi indipendenti.
Ogni versetto del corale
viene solitamente introdotto
da una breve imitazione, che
si rivela poi essere
un'anticipazione delle altre
voci. Sicuramente Pachelbel
e Buxtehude furono i primi
maestri importanti del
preludio-corale e a essi
Bach si rifece costantemente
nella sua opera compositiva.
Dietrich
BUXTEHUDE
PRELUDIO
E FUGA IN FA DIESIS
MINORE - CIACCONA IN DO
MINORE
Le
composizioni libere di
Buxtehude contengono sempre
delle fughe, a volte anche
dei preludi; tuttavia, la
dicitura 'preludio e fuga',
come afferma lo studioso K.
J. Snyder, si può applicare
correttamente solo a cinque
delle numerose composizioni
per organo spesso chiamate
in questo modo. La procedura
più tipica del musicista
consisteva nell'alternare
sezioni libere, affini alla
toccata, con due o tre
fughe. Le parti libere
avevano perlopiù carattere
di improvvisazione, con
passaggi virtuosistici per
le mani e per i piedi
sostenuti da progressioni
armoniche. La sezione di
apertura era generalmente
quella più sviluppata,
mentre le altre assumevano
preferibilmente i caratteri
di una cadenza o di un
passaggio di transizione. Le
fughe erano strutturate in
perfetta osservanza dello
schema formale consueto. I
temi dalle caratteristiche
decisamente strumentali
erano caratterizzati da note
ripetute e altre tenute.
Ogni fuga consisteva in una
serie di esposizioni
nell'ambito della tonica o
delladominante, con risposta
prevalentemente tonale, a
cui facevano seguito brevi
episodi che servivano da
collegamento con le sezioni
libere poste tra una fuga e
l'altra. Questi brani
mostrano chiaramente le due
facce della tradizione
organistica germanica,
sempre in bilico tra lo
slancio e la passionalità
degli Italiani e il rigore
severo delle funzioni
protestanti. Il preludio
esprime vitalità, ricco
com'è di fantasia e di
spunti melodici; la fuga è,
al contrario, più riflessiva
e deve il proprio fascino
all'intensa spiritualità che
la ispira e la sostiene in
un racconto carico di
commozione.
La Ciaccona in do minore
è uno dei pezzi più
conosciuti dell'autore e
rappresenta uno degli esempi
più interessanti di brano
organistico composto sopra
un ostinato, ossia su una
formula melodica ripetuta
più volte e affidata alla
voce più bassa. Per
comprendere la musica per
organo di Buxtehude occorre
tener presente che le
caratteristiche predominanti
della tradizione organistica
della Germania
settentrionale, di cui egli
fu uno dei massimi
esponenti, erano la vivace
coloritura, ricca di
contrasti, e la grande
indipendenza del pedale,
deciso e impetuoso. L'organo
su cui Buxtehude suonò a
Lubecca era fornito di
numerosi registri, 52 per la
precisione, di cui ben 15
per la sola pedaliera. Anche
sulla base di questa
considerazione, non deve
quindi stupirci il fatto che
i pedali occupino una
posizione tanto preminente
nella sua musica: non più
mero sostegno e rinforzo
della melodia, bensì attivi
artefici del discorso
musicale, che in alcuni
momenti è ricco di
virtuosismi e di uno
spiccato dinamismo
espressivo. L'ostinato su
cui si basa questa ciaccona
è un inciso di quattro suoni
di lunga durata, su cui
vengono costruiti arabeschi
colorati e leggeri nella
regione melodica
medio-acuta, per contrastare
meglio con il motivo base,
che viene invece eseguito al
grave. Dopo una prima parte
in cui il tema è ripetuto
continuamente, si apre una
sezione più articolata, dove
1'intreccio delle voci si fa
più fitto e il tema pare
scomparire. Il dialogo
diventa più animato, il
contrasto tra i timbri più
vario e ricercato. A questo
proposito, va ricordato che
gli organi della Germania
settentrionale possedevano
caratteristiche particolari,
come quella dei
raggruppamenti dei registri,
che consentiva la
simultaneità di combinazioni
parziali, producendo così
una rapidissima alternanza
di timbri diversi e una
grande varietà della linea
melodica. Questo è quanto si
può osservare nella seconda
parte della ciaccona, più
ariosa e movimentata, dove
la concitazione aumenta a
poco a poco sino a sfociare
in una gioiosa conclusione
nel modo maggiore.
Maria
Luisa Merlo
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