1 LP - 2531 205 - (p) 1979
1 CD - 415 323-2 - (p) 1979
1 CD - 419 863-2 - (c) 1990

GUSTAV MAHLER (1860-1911)






Symphonie Nr. 4 G-dur
60' 12"
- 1. Bedächtig, Nicht Eilen 17' 33"

- 2. In Gemächlicher Bewegung. Ohne hast
9' 43"

- 3. Ruhevoll 22' 47"

- 4. Sehr Behaglich 10' 09"





 
Edith Mathis, Soprano (4)

Berliner Philharmoniker
- Michel Schwalbé, Violin-Solo (1,2,4)
Herbert von KARAJAN
 






Luogo e data di registrazione
Philharmonie, Berlin (Germania) - febbraio 1979

Registrazione: live / studio
studio

Executive Producer
Dr. Hans Hirsch

Recording Producer
Michel Glotz / Cord Garben


Balance Engineer
Günter Hermanns

Prima Edizione LP
Deutsche Grammophon | 2531 205 | (1 LP) | durata 60' 12" | (p) 1979 | Analogico


Edizione CD
Deutsche Grammophon | 415 323-2 | (1 CD) | durata 60' 11" | (p) 1979 | ADD
Deutsche Grammophon | 419 863-2 | (1 CD) | durata 60' 29" | (c) 1990 | ADD


Note
Cover by Holger Matthies













Quando nel 1964 durante i Corsi estivi per la Nuova Musica di Darmstadt György Ligeti raccomandò con urgenza ai suoi allievi di studiare le partiture di Mahler, si era trattato di un consiglio sensato ed anche neeessario. Ma già un paio d’anni dopo l'esortazione era divenuta superflua. Mahler era divenuto nel frattempo il più popolare sinfonista dopo Beethoven, e un compositore stranamente “attuale". La grande affinità del nostro tempo con il principale esponente del fin de siècle ha senz’altro diverse ragioni (e ha soltanto marginalmente a che vedere con una tendenza ‘nostalgica`): da una parte c’è il momento espressivo della sua musica, la sua enfasi emozionale, la sua dimensione trascendentale ("Non c’è stato finora nessuno che, nella potenza di una musiea colma di sentimento, ebbra, visionaria in massimo grado, si sia avvicinato al cielo più di quest’uomo pervaso di nostalgia, santo, innodico” scriveva Ernst Bloch nello Spirito dell’Utopia del 1918), ma anche la sua multiforme fragilità. Proprio le “banalità" di Mahler, prima spesso derise, rientrano in questa categoria. C'è poi, dall’altra parte, l’aspetto tecnico-musicale. Alcuni importanti compositori di oggi ricorrono ripetutamente nei loro lavori a principi compositivi mahleriani, soprattutto alla tecnica del collage musicale. Si è venuta a creare così la strana situazione che alcuni rappresentanti della musica più d’avanguardia si rifanno allo stesso compositore nel quale anche un vasto pubblico ha trovato “il suo ideale”.
Fra le Sinfonie mahleriane la Quarta (terminata nel 1900, ed eseguita per la prima volta nel 1901) gode, accanto alla Prima e al Lied von der Erde (Il canto della terra), della maggiore popolarità. La si è chiamata ‘classicistica`, una definizione adeguata alle sue chiare linee architettoniehe e anche - in confronto ad altre - al suo carattere rnusicale. In essa non troviamo in genere (tranne che in un punto dell’Adagio) quegli eccessi emozionali, quelle esplosioni estatiche e quei gesti del tracollo che sono così frequenti in Mahler. Il suo linguaggio è frenato, e, già nell’uso di brevi elementi di base - generalmente di due o di quattro battute - relativamente semplice.
Il prime movimento si attiene alla forma-sonata, ma Mahler la modifica facendo risuonare per esempio il primo complesso tematico ancora una volta dopo il secondo. In questo modo egli unisce i due principali tipi di procedimento musicale, il principio dello sviluppo e quello della successione contigua, e il movimento nel suo insieme non viene caratterizzato da intensificazioni di ampio respiro, ma molto di più da una serie di singoli elementi di tono ora ‘attivo’, ora ‘contemplativo’. Un ruolo importantc è assunto dal caratteristico motivo introduttivo dei flauti in staccato e dei campanelli (Mahler stesso lo definì “berretto a sonagli”), ai quali si aggiungono altri legni con formule melodiche dunzanti. Questo piccolo, sereno complesso di motivi ritorna più volte leggermente modificato - dal punto di vista formale è un gruppo di transizione, ma perciò che ne riguarda il contenuto riecheggia qui l’atmosfera di base, dalla quale si distaccano poi le strutture musicali. Da qui si sviluppa un arco di tensione fino all'ultimo movimento, nel quale Mahler cita nuovamente il motivo introduttivo. Già all'ascolto, e ancora di più ad una approfondita analisi dell'opera, colpiscono gli stretti collegamenti tematici e di atmosfera poetica fra i vari movimenti.
"Il mondo come eterno presente", così Mahler aveva voluto intitolare originariamente il primo movimento. Questo titolo, contenuto in un primo abbozzo programmatico, realizzato solo in parte, ci indica uno dei principali problemi dell’interpretazione mahleriana; in quale misura si tratta qui di una musica assoluta nel senso del sinfonismo schubertiano, brahmsiano e bruckneriano, e in quale misura Mahler partì da idee extramusicali e tentò - alla maniera ereditata da Berlioz e da Liszt - di realizzare musicalmente un programma? E’ vero che Mahler evitò sempre, con l'andare degli anni, di rendere pubblico ogni riferiniento programmatico, soprattutto per costringere il pubblico a recepire “un brano unche senza parole, semplicemente e puramente dul punto di vista musicale". D'altra parte sono arrivate fino a noi numerose osservazioni che egli fece in questo senso, e ultimamente (1977) Constantin Floros ha dimostrato in modo convincente che le espressioni musicali mahleriane derivavano da idee letterarie, figurative, quindi programmatiche. (Al proposito un tratto tipico di quei tempi: Richard Strauss non poteva, racconta Otto Klemperer, “dirigere una sinfonia di Beethoven senza immaginarsi un programma"!) Questa interpretazione viene ampiamente confermata anche dall'impressione che dà la musica, quanto meno in un contesto musicale più ampio.
Il secondo movimento - dal punto di vista formale uno Scherzo in cinque parti e in forma di rondò, “In gemächlicher Bewegung, ohne Hast" (in movimento comodo, senza fretta) - si chiamerebbe in questo senso "Freund Hein spielt zum Tanz auf" (La morte intona una danza). Per il violino solista è prescritta l'antica prassi della scordatura (in questo caso: accordatura dello strumento più alta di quella consueta) per ottenere un suono stridente e crudo "wie eine Fidel" (come un violino da strada). Una danza grottesca, chie ricorda le danze funebri del Medioevo - anche se non è certamente una Danse macabre, e il Giudizio universale è ben lontano. Mahler ha saputo esprimere la vera desolazione e il vero dolore in ben altro modo; qui si pensa piuttosto a una dunza mascherata dei morti di tipo rustico, spesso parodisticamente abbagliante.
L'immagine fornita dallo stesso Mahler come titolo del terzo movimento, il "Sorriso di Sant'Orsola”, non è una definizione a prima vista chiarificatrice. O forse è da intendere nel senso generale di una sfera dove si mescolano una profondissima e “santa” serietà e una serenità soprannaturale - ma una tale immagine è in fondo troppo superficiale come anche troppo limitata. Piuttosto il movimento'tratteggia', volendo, una successione, una mescolanza multicolore, riccamente varia, di "sentimenti umani in una maniera soprannaturale" - questo però corrisponderebbe alla definizione data dai primi romantici alla musica assoluta (Wilhelm Heinrich Wackenroder, l799). In questo caso una disputa su musica programmatica o musica assoluta non ha senso, poiché questa niusica sta al di sopra di parole o di immagini; ci piace pensare a quanto disse Mendelssohn, che cioè il contenuto della musica è “troppo indeterminato”, ma “troppo determinato” per poter essere espresso altrimenti. Mahler considerava questo movimento come “il suo più bell’Andante, la sua cosa migliore in assoluto” e Strauss assicurava che “non avrebbe saputo come comporre un tale Adagio". D’altronde le indicazioni di tempo variavano parecchio; Mahler disse, secondo la testimonianza di alcuni amici, di poterlo “chiamare Moderato, Allegro e Presto, perché tutto vi è contenuto. E’ la più grande mescolanza di colori mai apparsa”. Dal punto di vista formale egli combina la forma del rondò e la forma della variazione in modo talmente nuovo che all’analisi non bastano gli usuali schemi di classificazione. Di un effetto incredibile è l'improvvisa, inattesa esplosione di gioia poco prima della fine: “sembra che si aprano per un momento le porte del paradiso” (Wolfgang Dömling). Alcuni motivi del quarto movimento emergono già con vigore.
Il quarto movimento non è un finale sinfonico, ma un Lied per soprano e orchestra: “Das himmlische Leben” (La vita celestiale). Mahler aveva tratto la lirica dal “Des Knaben Wunderhorn” (dal quale è desunta circa la metà dei suoi oltre 50 Lieder). L’aveva musicata già nel l892 intitolandola Humoreske - e la pose ora nella sua Sinfonia “come una punta che si restringe”. Danze di angeli e i piaceri del paese della Cuccagna sono le duo visioni che vengono cantate in quattro strofe - un gaio paradiso infantile (se fosse stato possibile tecnicamentc Mahler avrebbe voluto far cantare l’assolo da un fanciullo). Anche la musica varia da una piacevole danza dei beati a una terrenità vivacemente mossa, con robuste citazioni del motivo dei campanelli del movimento iniziale. Alla fine però essa si trasforma nuovamente in un sereno canto degli angeli e si srnorza pianissimo come un lontano, infantile sogno fiabesco.
© 1979 Prof. Dr. Volker Scherliess
(Traduzione: Mirella Noack-Rofena)