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1 LP -
33QCX 10236 - (p) 1957
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1 LP -
33CX 1430 - (p) 04/1957 |
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1 LP -
45002 - (p) 1957 |
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IL QUARTETTO
D'ARCHI IN ITALIA NEL XVII SECOLO |
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Giovanni GABRIELI
(1557-1612) |
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Due canzoni per
sonar a quattro *
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6' 15" |
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Canzon prima "La Spiritata" |
3' 38" |
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Canzon quarta |
2' 37" |
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Biagio MARINI (1594-1663) |
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Balletto
(Sonata a Quattro) *
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7' 06" |
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Entrata |
2' 33" |
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Gagliarda |
1' 52" |
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Corrente |
1' 37" |
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Commiato |
1' 04" |
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Massimiliano NERI (1618c.
- 1670 c.) |
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Sonata
a Quattro *
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9' 30" |
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Giovanni Battista VITALI
(1632-1692) |
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Capriccio |
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5' 17" |
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Alessandro SCARLATTI
(1660-1725) |
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Sonata
a Quattro |
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6' 38" |
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- Allegro · Grave ·
Allegro · Minuetto |
6' 38" |
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Antonio VIVALDI
(1678-1741) |
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Sonata
a Quattro "Al Santo Sepolcro"
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5' 18" |
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- Largo molto
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3' 00" |
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- Allegro ma poco
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2' 18" |
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QUARTETTO
ITALIANO |
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- Paolo
Borciani, violino I |
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- Elisa Pegreffi,
violino II |
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- Piero Farulli,
viola |
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- Franco Rossi,
violoncello |
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Luogo
e data di registrazione |
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Basilica
di Sant'Eufemia, Milano (Italia) -
novembre 1956* & 1957 |
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Registrazione: live /
studio |
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studio |
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Producer / Engineer |
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Prima Edizione LP |
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Columbia
(Italia) - 33QCX 10236 - (1 LP) -
durata 40' 04" - (p) 1957 - Mono
Columbia (United Kingdom) - 33CX
1430 - durata 40' 04" - (p) 1957 -
Mono
Angel Records (USA) - 45002 -
durata 40' 04" - (p) 1957 - Mono
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Note |
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A pensare che
quando Giovanni Gabrieli
scriveva le Due canzoni per
sonar a quattro, il violino
contava poco più di quarant'anni
di vita, almeno come strumento a
sè considerato rispetto alla
viola da cui era germinato, si
può ben dire che in questa
incisione ci muoviamo
addirittura dalle origini del
"Quartetto" intese come organico
strumentale composto dal primo e
secondo violino, dalla viola e
dal violoncello. Ossia ci
muoviamo dalle prime prove di
quel genere strumentale che
doveva impiegare circa due
secoli prima di giungere, con
Boccherini, Haydn e Mozart, alla
propria completa e definitiva
fisionomia nel senso di un
equilibrio dei quattro strumenti
in relazione a una specifica
elaborazione formale e
strutturale del pezzo. E anzi,
proprio sotto questo aspetto, è
ancora Gabrieli con le sue
"canzoni per suonar a quattro",
a segnare il passaggio fra la
testuale trascrizione per
strumenti di composizioni vocali
(canzoni), che per prima si deve
al Cavazzoni, e la libera
invenzione strumentale,
genericamente detta "sonata": la
quale come si sa, venne col
tempo distinguendosi in "sonata
da chiesa" e "in sonata da
camera", per poi evolversi fino
ad acquisire il significato che
oggi noi attribuiamo a questo
termine. In Giovanni Gabrieli
dunque, l'organico
quartettistico serve ancora per
scrivere "canzoni da sonar" (a
quattro, si intende), mentre già
per Biagio Marini il concetto di
"sonata" è abbondantemente
svincolato da testuali
riferimenti alla musica vocale.
E' perciò estremamente
significativo quanto ci viene
qui proposto, ossia la
possibilità di cogliere il
momento in cui il quartetto
d'archi s'avvia a tentare una
propria specifica
caratterizzazione organica,
strumentale e formale: e nulla
da stupire dunque se l'orecchio,
abituato magari al rapido
eloquio haydniano o alle
complesse proposizioni
beethoveniane, troverà arcaiche,
ingenue, talvolta fors'anche
inesperte le musiche di questa
incisione. E' in realtà il segno
di un'epoca, di una maturazione
in atto, di una ricerca i cui
progressi e la cui evoluzione
appaiono del resto dallo stesso
confronto che si può istituire
fra Giovanni Gabrieli, che apre
il disco, e Antonio Vivaldi che
lo conclude in piena
disinvoltura e saputa
elaborazione di stile. Va da sè,
comunque, che in ogni caso
occorre valutare con quanta
esperta bravura proprio la
limitazione del mezzo risulti
sempre sfruttata sul piano
creativo per raggiungere gli
effetti voluti.
··········
GIOVANNI
GABRIELI (1555-1612): nipote e
allievo di Andrea Gabrieli. fu
organista e compositore di
grande fama. Nel 1585 successe a
Claudio Merulo nella carica di
organista del primo organo di S.
Marco. Con la musica di Giovanni
Gabrieli, la polifonia veneziana
trova una delle sue più belle
espressioni, è resa opulenta
vivificata da un colorismo
accesso e strumentalmente assai
ben determinato ossia ci appare
nella sfarzosa compiacenza di un
gesto dichiaratamente barocco.
E' lo stile veneziano gioioso e
celebratorio, che si contrappone
a quello romano, più austero e
contenuto. L'opera principale di
Giovanni Gabrieli furono le
Sacrae Sinphoniae. Copiosa è ad
ogni modo la sua produzione
strumentale, nella quale ritorna
intatto l'elemento festoso e
sonoramente acceso dell'arte
nella Venezia secentesca. Come
s'è detto Giovanni Gabrieli,
come lo zio Andrea, chiamava
ancora sulla fine del '500
"canzoni" quelle composizioni
strumentali, che rinviavano a
forme di composizione vocale.
Più esattamente il termine
"canzone" appare nella musica
strumentale "xon le opere del
Cavazzoni (1543) e di A. e G.
Gabrieli (1571), per indicare
dapprima composizioni di
trascrizioni vocali, poi vere e
proprie sonate".
··········
BIAGIO
MARINI (1597-1665): bresciano,
fu violinista insigne, per lungo
tempo al servizio di Venezia e
quindi di Brescia e alla corte
di Parma. Uno dei primi
compositori di musica da camera,
con Massimiliano Neri, il
Legrenzi e il Cazzati, fu fra
coloro che portarono la "sonata"
su un piano di vera e propria
organicità strumentale. Produsse
una gran quantità di
composizioni strumentali,
un'opera, Le lagrime di Erminia,
musica religiosa.
··········
GIOVAN
BATTISTA VITALI (1644-1741): nel
1666 divenne "musico di violone
da brazzo" in S. Petronio a
Bologna, e quindi fu maestro di
cappella nella Chiesa del
Rosario nella stessa città. In
seguito ebbe il titolo di
maestro di cappella del duca di
Modena e in questa carica rimase
fino alla morte.
··········
ALESSANDRO
SCARLATTI (1660-1725), per
quanto l'importanza di
Alessandro Scarlatti sia
più legata alle sorti
dell'opera che a quelle
della musica strumentale,
abbondante anche in questo
campo è il catalogo delle
opere del prolifico
musicista, Teorico
insigne, il suo melodramma
si alimenta degli stilemi
che gli venivano
proponenda la scuola
romana e quella veneziana,
e che egli sintetizzava in
soluzioni spesso di grande
genialità. Più
convenzionale è lo
Scarlatti quartettistico,
ma basta ascoltare questa
Sonata a quattro per
convincersi di quali
risorse inventive egli
fosse capace anche in una
produzione non tipicamente
congeniale alla sua natura
di operista.
··········
ANTONIO
VIVALDI (1675.1741): la
celebrità di Vivaldi, nel campo
strumentale, è legata alla
definitiva formulazione del
"concerto grosso", nel quale
come è noto il "concertino"
degli strumenti solisti entra in
dialogo, in continua dialettica
contrapposizione con il ripieno
dei "tutti". Il "concerto
grosso", tuttavia, non significa
evidentemente soltanto una
"forma", bensì anche una forma
che compiutamente risponde alle
esigenze di uno stile. Lo stile
vivaldiano, appunto, dai temi
agili, drammaticamente mossi in
elaborazioni condotte attraverso
un'espressività che non è più
quella dei duri contrasti sonori
di un secolo avanti, ma è
plasticamente mossa attraverso
una spiegata liricità, un
polifonismo svelto e dinamico,
insomma nel gusto di un eloquio
continuamente rinnovato. Questo
stile appunto, benchè trovi la
sua vera e propria apoteosi nel
"concerto grosso", scaturisce da
ogni pagina strumentale del
Vivaldi e vivifica questa stessa
Sonata a quattro "Al Santo
Sepolcro", che ci appare come
uno stupendo saggio dì stile
quartettistico dal punto di
vista di un impiego degli
strumenti in abilissima funzione
espressiva, immaginifica,
coloristica, nel disegno di un
tessuto musicale altamente
articolato.
··········
MASSIMILIANO
NERI: di lui si legge
nella "Storia della
musica" di Della
Corte-Pannain: "Quasi
caduto nell'oblio, va
invece ricordato fra i
primi che trattano la
musica strumentale con
maggior respiro". Ciò
che caratterizza la
musica del Neri è la
fusione, fino ad allora
mai compiutamente
realizzata, degli
elementi musicali nonchè
il loro "vigoroso
sviluppo". La Sonata a
quattro qui incisa, è
particolarmente elogiata
dal Wasilewski. Si
tratta dell'esposizione
fugata di una canzone,
condotta con chiarezza
di sviluppo e grande
bellezza di eloquio.
Luigi
Pestalozza
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