Herbert von Karajan


2 LP's - 2707 085 - (p) 1976
2 CD's - 419 196-2 - (c) 1987

ANTON BRUCKNER (1824-1896)






Symphonie Nr. 5 c-moll
82' 39"
Versione 1887; edizione Robert Haas


Long playing 1 - 2530-648

32' 07"
- 1. Allegro moderato 16' 57"

- 2. Scherzo: Allegro moderato 15' 11"

Long playing 1 - 2530-649
50' 32"
- 3. Adagio: Feierlich langsam; doch nicht schleppend 26' 22"

- 4. Finale: Feierlich nicht schnell 24' 10"





 
Berliner Philharmoniker
Herbert von KARAJAN
 






Luogo e data di registrazione
Philharmonie, Berlino (Germania) - aprile 1975

Registrazione: live / studio
studio

Production
Dr. Hans Hirsch, Magdalene Padberg

Recording Supervision
Michel Glotz


Balance Engineer
Günter Hermanns

Prima Edizione LP
Deutsche Grammophon - 2707 085 - (2 LP's) - durata 32' 07" & 50' 32" - (p) 1976 - Analogico

Prima Edizione CD
Deutsche Grammophon - 419 196-2 - (2 CD's) - durata 58' 15" & 43' 47" - (c) 1987 - ADD - (+ Wagner: Siegfried Idyll)


Note
Cover Design: Holger Matthies, Hamburg













"Nel caso di Bruckner non si deve parlare di opere, ma di una frode che si scoprirà in uno o due anni."
Questa frase che Johannes Brahms ha pronunciato a proposito del suo concorrente viennese dimostra la perplessità che le sinfonie bruckneriane suscitarono in molti contemporanei. Una perplessità che si trasformò successivamente in una completa accettazione. Continua così quella corrente ricettiva iniziata non per caso con la Nona Sinfonia di Beethoven, di cui un elemento essenziale è l'inconscia sensazione che la composizione sia rivolta direttamente all'ascoltatore, lo avvolga ed infine lo assorba completamente, portandolo ad una comunione metafisica con la musica stessa. E così sconsideratamente egoistico e prevalentemente basato su criteri soggettivi è il consumo che si fa di questa musica. In breve: l'arte sinfonica di Bruckner viene giudicata per quello che non è, anche se ciò ne semplifica la comprensione; viene considerata classica.
Le sinfonie di Bruckner non possono essere considerate classiche, anche se in esse è presente ancora la simmetria formale del periodo dei classici, già soltanto perchè, distaccandosi dalle sinfonie classiche, non hanno tanto ripreso il dualistico impulso tematico, ma sono molto di più plasmate secondo concezioni architettoniche. Hugo Wolf ha in questo appropriatamente chiamato Bruckner progressista geniale, definizione certo inconsueta vista l'attuale tendenza verso l'immagine di un Bruckner borghese e di ideali cristiani. Bruckner ha realizzato, al contrario di Brahms, anche se non di proposito almeno nel risultato, una sintesi di differenti prassi compositive e l'ha subordinata alla sua concezione di una musica lenta. Sotto questo aspetto, in effetti, non sono importanti le singole opere, anche se la loro caratterizzazione nei dettagli è possibile e ragionevole, ma l'atteggiamento artistico, ciò che Brahms voleva screditare come "frode" (questo non toglie che egli avesse ben capito quali differenze fondamentali di gusto esistessero fra lui e Bruckner).
L'attrazione profonda che Bruckner provava per la tecnica della composizione è da attribuire al suo interesse per lo stile palestriniano e per la polifonia di Bach. A questo si aggiunge poi la sua inclinazione per la grande forma sinfonica beethoveniana e il suo pressochè acritico entusiasmo per l'opera del grande, ammirato Maestro, Richard Wagner, di cui riprese per la sua musica la gamma timbrica.
Determinanti, però, per le sue sinfonie, sono le esperienze dell'organista Bruckner. Gli effetti timbrici di questo strumento, spesso rigidi e taglienti a causa di improvvisi ammassamenti o riduzioni di registri, si possono rilevare spessissimo nelle sinfonie di Bruckner.
Il compositore ha unificato stilisticamente questa molteplicità di influssi combinando la forma basilare a quattro movimenti della sinfonia classica con l'intreccio polifonico. E sotto questo punto di vista, si può comprendere senz'altro, nella sua sostanza musicale e nella sua tecnica, un'opera come l'Ottava Sinfonia in do minore, la più lunga sinfonia bruckneriana e la più ampia formalmente, anche se non la più audace nel linguaggio sonoro. E proprio in Bruckner questo normalmente non avviene, in quanto il compositore stesso con il suo candido misticismo ha dato spesso motivo ai suoi esegeti ed ammiratori per interpretazioni extramusicali.
È fuor di dubbio che la sua musica trasmette monumentalità e grandezza. Volerla chiarire però da un punto di vista programmatico, e in questo potrebbero animare le osservazioni di Bruckner stesso in merito - in particolare per l'Ottava Sinfonia - andrebbe a discapito di una definizione del materiale composto. Significativi in questa terza sinfonia che Bruckner ha composto in do minore, sono lo sviluppo, la metamorfosi e l'unificazione della materia tematica. Già il primo tema corto del movimento iniziale che va da fa a sol bemolle e a re bemolle, passa per il semitono do, sale a mi bemolle per poi arrivare cromaticamente alla tonalità di base do, dimostra nella sua irregolare successione degli intervalli, alla quale si aggiunge un ritmo staccato con doppi punti e sedicesime, in quale specifico modo sia costruito un tale tema, anche per quanto riguarda la sua possibilità di ampliamento e di trarne altri motivi. Grandi intervalli o, in contrasto, linee vicine sviluppate cromaticamente racchiudono la possibilità di plasmare la musica in modo coloristico, nel senso di effetti di registro ampi, estensivi. In Bruckner, quindi, molto di più che nei suoi contemporanei, si ottiene l'impressione di un tempo musicalmente intuito e colmato.
L'Ottava Sinfonia è stata composta in un tempo relativamente breve, tra il 1884 e il 1886. La notazione del finale, che rappresenta, nell'utilizzazione di tutti i temi principali dei 4 movimenti, richiese addirittura meno di un mese. Per dare una forma definitiva alla Sinfonia di Bruckner necessitò però di parecchio tempo e poiché venne manifestato da più parti un certo scetticismo nei confronti della sua opera, egli la presentò in una versione modificata; e così essa fu rappresentata per la prima volta nel 1892 a Vienna sotto la direzione di Hans Richter.
Allo studioso bruckneriano Robert Haas va il merito di aver riscoperto le stesure primitive di tutte le sinfonie di Bruckner; le rappresentazioni odierne, quindi, ce ne presentano le versioni originali anzichè quelle più moderate fornite dagli allievi di Bruckner, Ferdinand Löwe e Franz Schalk.
Hanspeter Krellmann
(Traduzione: Mirella Noack-Rofena)