Herbert von Karajan


1 LP - 2531 295 - (p) 1980
1 CD - 419 194-2 - (c) 1987

ANTON BRUCKNER (1824-1896)






Symphonie Nr. 6 A-dur
57' 16"
Versione originale


- 1. Majestoso 15' 14"

- 2. Adagio. Sehr feierlich 18' 59"

- 3. Scherzo. Nicht schnell - Trio. Langsam 7' 50"

- 4. Finale. Bewegt, doch nicht zu schnell 15' 13"





 
Berliner Philharmoniker
Herbert von KARAJAN
 






Luogo e data di registrazione
Philharmonie, Berlino (Germania) - settembre 1979

Registrazione: live / studio
studio

Production
Günther Breest

Recording Supervision
Michel Glotz

Balance Engineer
Günter Hermanns

Prima Edizione LP
Deutsche Grammophon - 2531 295 - (1 LP) - durata 57' 16" - (p) 1980 - Analogico

Prima Edizione CD
Deutsche Grammophon - 419 194-2 - (1 CD) - durata 57' 16" - (c) 1987 - ADD

Note
Cover Design: Holger Matthies, Hamburg













"Precisare il testo della Sesta Sinfonia era un lavoro urgentemente necessario, poiché proprio questa opera monumentale aveva sofferto al momento della sua pubblicazione postuma [Vienna 1899] danni così rilevanti che si dovette portare nuovamente alla luce e riscoprire nel suo significato e nella sua forma sonora originaria.” Così inizia la prefazione di Robert Haas alla sua edizione tascabile della Sinfonia n. 6 di Anton Bruckner, Vienna 1937. La Sesta Sinfonia di Bruckner subì quindi lo stesso destino delle altre sue sinfonie. Esse erano troppo esigenti sia per le facoltà intellettive del pubblico che per le capacità tecniche degli esecutori, e troppo spesso l'insicuro, arrendevole e umile Bruckner cedeva di fronte a quei direttori d’orchestra, amici e allievi che pieni di buona volontà e certamente con le migliori intenzioni gli proponevano i più disparati rimaneggiamenti. Accanto, quindi, alle differenti stesure dello stesso Bruckner (soltanto nel caso della Quinta, della Sesta, della Settima e della Nona ci fu una sola versione) si aggiunsero numerosi adattamenti e rielaborazioni “autorizzate” e non. Soltanto negli anni Trenta Robert Haas e Alfred Orel portarono una luce esegetica in queste tenebre con la loro edizione critica completa delle opere di Anton Bruckner.
La Sesta e (secondo la caratterizzazione, non soltanto scherzosa, dello stesso Bruckner) la “più sfrontata” delle sue sinfonie fu stesa - come si legge nell’autografo della partitura - nel periodo fra il 24 settembre 1879 (Vienna) e il 3 settembre 1881 (St. Florian). Le tonalità sono: la maggiore per il primo tempo, fa maggiore per l’Adagio, la minore per lo Scherzo con un Trio in do maggiore, e la minore anche per il Finale che ritorna alla fine, con il radioso tema principale del primo tempo, al la maggiore. Ci è possibile in questa sede esporre per sommi capi soltanto alcuni tratti del suo poderoso e ricco universo di idee, forme, combinazioni sonore e tecniche. Ognuno dei tre gruppi tematici del primo tempo e lo sviluppo sono basati su un determinato disegno ritmico che si presenta ogni volta caratteristico e unitario: aree ritmico-metriche dalle quali scaturiscono le idee e sulle quali esse vengono sviluppate. Nel primo gruppo tematico il ritmo è

nel secondo ininterrotte terzine di quarti creano insieme al tema “lang gezogen” (esteso) con i suoi enfatici gruppetti quel peculiare ritmo polimorfo che - al tempo stesso riluttante e fastoso - è tipico per molti passaggi bruckneriani; nel terzo infine la base si sviluppa dai motivi

del tema: ininterrotte terzine di ottavi che con le loro ghirlande dolcemente cullanti determinano anche il disegno ritmico dello sviluppo. Tematicamente quest’ultimo viene determinato dal rivolto del tema principale. Quanto grande possa essere l'importanza di tali disegni ritmici anche per il contenuto emozionale della musica è dimostrato dalle tranquille scale di quarti nell’Adagio: esse accompagnano il “markig langgezogene” (esteso con vigore) primo tema nel breve sviluppo, nella ripresa (qui esse si intensificano divenendo terzine di ottavi ripetute) e nella seconda parte della coda che si smorza su pedali. Un pedale è anche alla base del complesso secondo tema concentrato negli archi al completo, al quale segue, come terzo tema, una specie di marcia funebre, uno scuro, terrificante contrasto al fervore delle precedenti cantilene in mi maggiore. “Occasionalmente lo stesso Bruckner ha accennato al fatto che è la vicinanza fra vita e morte, la ‘media vita’, ciò che egli in parte ha voluto esprimere” (Friedrich Blume). Ritmi fondamentali danno forma e carattere anche ai due tempi seguenti: i quarti battenti in ostinato dello Scherzo con i suoi tratti fantastico-bizarri. E nel Finale le marcate note puntate che dominano i temi I b e III, l’epilogo dell'esposizione e lo sviluppo.
Thomas Kohlhase
(Traduzione: Mirella Noack-Rofena)