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1 CD -
RD60361 - (p) 1990
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ANTON BRUCKNER
(1824-1896) |
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Symphony
No. 5 B flat major - Originalfassung
1875-1878 |
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74'
01"
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1. Introduction. Adagio-Allegro |
20' 27" |
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2. Adagio. Sehr langsam |
15' 43" |
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3. Scherzo. Molto vivace (schnell) |
13' 45" |
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4. Finale. Adagio-Allegro moderato |
23' 39" |
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NDR-Sinfonieorchester |
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Günter WAND |
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Luogo
e data di registrazione |
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Musikhalle,
Hamburg (Germania) - 8-10 ottobre
1989 |
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Registrazione:
live / studio |
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live
recording
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Recording
supervisor |
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Gerald
Götze |
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Recording engineer |
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Karl-Otto
Bremer |
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Technik/Engineering |
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Norddeutscher
Rundfunk Hamburg |
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Editing |
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Suse
Wöllmer, Sabine Kaufmann
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Prima Edizione LP |
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nessuna |
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Edizione CD |
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SONY
[RCA VICTOR Red Seal] - 09026
61374 2 - (1 CD - 53' 52") - (p)
1992 - DDD |
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Note |
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A
Co-Production of Bertelsmann Music
Croup & Norddeutscher Rundfunk
Hamburg |
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Musica
pura: La quinta sinfonia
di Anton Bruckner
Lo
stato d`animo di Anton
Bruckner non era il
migliore, quando nel
febbraio del 1875 incominciò
a scrivere la partitura
della Quinta Sinfonia:
“Tutto troppo tardi. Fare
debiti diligentemente e,
alla fine, godere i frutti
della mia diligenza
nell'arresto per debiti e,
dopo il mio trasferimento a
Vienna, cantarne qui la
stupidità, può diventare la
mia sorte finale. Mi hanno
preso 1000 fiorini per anno
e quest'anno non mi hanno
dato nessun indennizzo -
neanche una borsa ecc. Non
posso far copiare la mia IV
sinfonia,” troviamo in una
lettera del 13 febbraio,
indirizzata a Moritz von
Mayfeld.
Ancora una volta si apre una
falla, o, meglio, un abisso,
tra la vita esteriore di
Bruckner ed il suo mondo
interiore e musicale.
Perché, mentre pare da un
lato profondamente depresso
e desolato, dall’altro crea
una nuova opera, che può
essere intesa come
espressione di assoluta
disperazione solo se si
interpreta la sua entità di
creazione grandiosa
contemporaneamente come
totale rinuncia ad un
riconoscimento, da parte di
quel mondo che (ancora)
disdegna Bruckner; la
“sicurezza” che ogni sforzo
è vano diventa
l'incomparabile rivelazione
del proprio sapere. O in
altri termini: messo da
parte ogni evidente
dover-avere, trova un
profondo poter avere, dove
non è più necessario cercare
la benevolenza del pubblico.
Bruckner non ha mai composto
un’opera più astratta della
Quinta. Non è assolutamente
necessario appellarsi al
simbolismo dei numeri, molto
utile di solito nell'opera
bruckneriana, per trovare -
quasi dalla retrospettiva di
tutte le nove - una
soluzione al problema del
significato e dello scopo di
quest’opera. Il cinque
proprio nel mezzo: il
centro, la cima, l’apice di
un romanzo metasinfonico in
evoluzione - è una
possibilità
d’interpretazione, che
naturalmente riesce solo se
escludiamo la ripudiata
sinfonia in fa minore e la
cosiddetta n. 0 in
re minore.
Molto più importante: questa
Quinta sinfonia è un addio
al mondo completamente
diverso da quello espresso
alla fine della Nona, con le
sue reminiscenze al massimo
successo terrestre.
Nell'opus ultimum è la fine
della vita terrena; nella
Quinta invece addio e ritiro
nella camera dello studioso,
nel laboratorio di uno
spirito, il quale, grazie ad
una capacità incredibile, è
in grado di inventare e
combinare elementi sonori,
che offrono uno sguardo su
tutta la storia della
musica, così come a Bruckner
si presentava. D’altro canto
si progetta qui il futuro di
una musica che sempre di più
aderirà alla costruzione e
troverà qui l`unica
salvezza. In questo modo,
con due volti come Giano, la
composizione guarda da
un’alta cima, che essa ha il
diritto di esigere, e
diviene veramente
atemporale.
Anton Bruckner lavora per
quasi tre anni all`opera
colossale: la prima stesura
è completata il 16 maggio
1876. In agosto assiste alla
prima dell’Anello del
Nibelungo a Bayreuth,
poi si dedica alla
rielaborazione della Terza e
alla revisione della Prima.
Soltanto in seguito Bruckner
ritorna a lavorare alla
Quinta; termina
definitivamente il 4 gennaio
1878.
L'opera rimane per un
decennio e mezzo inedita,
ineseguita - un ulteriore
fatto, che rivela il voluto
ritiro. (L'impressione della
prèmiere a Graz, intrapresa
nel 1893 da Franz Schalk,
l'"amico" del maestro, è
registrata nelle sue lettere
dal tono entusiastico; la
rielaborazione, che ne aveva
ridotto tutta la singolare
grandiosità ad una
mediocrità convenzionale,
rimase, nonostante le sue
falsificazioni, anche troppo
a lungo in repertorio.)
Qui naturalmente si tratta
dell’originale. Ed il modo
più opportuno di
avvicinarvisi consiste nel
procedere dall`esterno
all’interno, cioè dalle più
evidenti particolarità fino
alla struttura e
all’ordinamento del
materiale.
Ciò che subito si nota è la
lenta introduzione del primo
movimento, unica nell’intera
opera sinfonica di Bruckner.
La stessa introduzione verrà
ripetuta più tardi,
all'inizio del finale, con
una modifica apparentemente
esigua, e tuttavia feconda
di conseguenze: il salto
d’ottava del primo
clarinetto e uno degli
elementi costitutivi del
tema allegro-moderato.
Al posto del “tipico”,
organico processo evolutivo
bruckneriano compare qui,
dunque, una sezione autonoma
ed essenziale,
intellettualmente agganciata
a quanto segue: i pizzicati
formano più tardi, tra
l’altro, il sottofondo del
secondo tema; e nel
movimento a quattro tempi
degli ottoni, che segue
immediatamente il primo
tutti in fortissimo (misura
15ff), viene anticipato il
tema principale dei
movimenti esterni e
dell’adagio.
Quasi ad ogni passo
incontriamo l'insolito. Gli
accordi finali dei movimenti
I e IV per esempio, si
distinguono dal consueto
troncamento, che di solito
mette fine all’ultimo flusso
di motivi essenziali.
Ugualmente si cercherà
invano, nell’intera
Sinfonia, anche una sola
misura, in cui appaia il
"ritmo bruckneriano" di
terzine e duine. Non la
successiva, ma soltanto la
simultanea confrontazione
delle due suddivisioni
temporali riveste
importanza: nel secondo
movimento i decorsi si
sovrappongono con
sconcertante precisione.
Il modo in cui Bruckner
nella sua Quinta sinfonia
risolve il problema del
tempo, è di una coerenza
priva di compromessi - e
quindi un segno
dell'atemporalità,
perseguita con mezzi
inerenti alla musica. Solo
grazie ad un calcolo
rigoroso si può riuscire a
costruire, con materiale
identico, due edifici di
carattere completamente
contraddittorio, come
l'adagio e lo scherzo. E ci
si riesce! Le terzine di
pizzicati dell'adagio sono
tradotte letteralmente nel
tempo ternario dello
scherzo, mentre il tema
principale dello stesso
adagio deriva, a sua volta,
dal movimento iniziale.
La chiave per la
comprensione del tutto è
nascosta nel finale. Come
già dimostrato, l`arco
ciclico viene subito
gettato, ripetendo
l'introduzione. Poi Bruckner
riprende i temi del primo
allegro e dell’adagio: è un
chiaro riferimento alla Nona
di Beethoven (a causa
dell'identità dei due
movimenti degli archi, può
rinunciare a citare lo
scherzo). Ed infine inizia
una fuga doppia, in forma di
un gigantesco movimento di
sonata con coda corale, il
cui primo tema si richiama
di nuovo all’inizio
dell`opera:
Con ciò è delineata la
posizione particolare della
Quinta sinfonia. E’ una
composizione sulle
composizioni, un edificio
sinfonico di tutto quello
che, fin dall`unione della
polifonia con l’armonia
minore-maggiore, costituisce
la quintessenza della
musica, cioè: L’Arte
della fuga di Bach, la
Grande fuga di
Beethoven (di cui Bruckner
evidentemente ha adattato la
spigolosa struttura
tematica) e la Quinta
Sinfonia di quest'ultimo, la
metamorfosi delle sostanze
compositive. Ad esse si
aggiunge la Nona di
Beethoven: Bruckner, oltre
ad introdurre in maniera
esteriormente quasi identica
temi precedenti, la modifica
nel suo personale modo
cristiano. Il corale, terzo
tema del movirnenio e
secondo soggetto della fuga,
viene eseguito
strumentalmente, ma
supportato da un gesto del
tutto vocale. Ed infine, in
questa musica del completo
distacco dal mondo, c'è un
grandioso Soli Deo Gloria.
Günter Wand
Günter Wand, nato ad
Elberfeld nel 1912, ha
iniziato la sua carriera
come maestro di orchestra
prima ad Allenstein poi a
Detmold, per giungere nel
1939 all'opera di Colonia.
Dopo un intermezzo a
Salisburgo, causato dalla
guerra, ha intrapreso nel
1945 a Colonia una nuova
formazione artistica e qui,
all’ eta di 34 anni, è
divenuto primo direttore
musicale. L’evoluzione
musicale di Colonia durante
il dopoguena, evoluzione di
risonanza internazionale, è
indissolubilmente legata
alla attività di Wand come
direttore dell’orchestra
Gürzenich.
In seguito alla totale
concentrazione, che egli
dedica al compito una volta
intrapreso, Günter Wand è
divenuto il controesempio
del dirigente viaggiatore e
star del jet-set, ed è visto
come un quasi outsider
dell’attuale scena musicale,
per il numero strettamente
limitato delle sue
apparizioni così all’ovest
come all’est, e per la sua
riservatezza.
Dopo l’abbandono
dell’orchestra Gürzenich nel
1974, Wand ha intensificato
la sua collaborazione con le
orchestre dei più grandi
enti radiofonici tedeschi ed
esteri. Dal 1977 ha
registrato presso il WDR,
insieme all’orchestra
sinfonica della radio di
Colonia, tutte le sinfonie
di Bruckner e di Schubert,
raccolte in due serie di
dischi di eccezionale
successo. Nel 1982 Günter
Wand ha assunto di nuovo la
responsabilità di direttore,
questa volta per l'orchestra
sinfonica del NDR di
Amburgo, con cui egli
intanto aveva inciso tutte
le sinfonie di Brahms e di
Beethoven.
Günter Wand è uno dei più
straordinari interpreti del
nostro tempo, non solo
riguardo alla sua
generazione e alla Germania.
Le sue registrazioni su
dischi e le sue conduzioni
d'orchestra testimoniano
assoluta indipendenza e cura
fin nei minimi dettagli.
Come Wolf Eberhard von
Lewinski ha una volta
affermato, Wand rimane
esattamente sulla traccia
delle note, senza mai
dimenticare che cosa - come
elemento decisivo - ci sia
dietro di esse. Günter Wand
riesce in modo inimitabile a
penetrare spiritualmente la
grande musica del passato e
del presente, e a darle un
aspetto sonoro che nella sua
sensitività si rivolga
contemporaneamente ai
sentimenti ed ai sensi.
L'orchestra sinfonica del
Norddeutscher Rundfunk di
Amburgo
Dal 1945, anno della sua
fondazione, l’orchestra
sinfonica è divenuta molto
rapidamente una delle più
importanti Orchestre per
concerto europee. Giazie
allo stampo artistico
acquisito sotto la guida del
suo primo direttore, Hans
Schmidt-Isserstedt, essa
raggiunse già nel 1949,
durante una tournée in
Germania, una fama
sopraregionale. In seguito a
centinaia di trasmissioni
radiofoniche di musica
classica, ma anche
contemporanea, guadagno
presto attenzione
all’estero. Qui la fama
artistica dell’orchestra
sinfonica, iniziata già
negli anni 1950-53 con le
prime esecuzioni in Francia
ed in Inghilterra, si
rafforzò grazie alle vaste
tournées attraverso l’intera
Europa, l’Unione Sovietica e
gli USA, ed anche grazie
alle partecipazione a
festivals internazionali.
Essa fu festeggiata come
“the old world's youngest
major orchestra” e come
messaggera della musica. Dal
1982 Günter Wand guida, in
qualità di direttore, le
vicende artistiche
dell’orchestra sinfonca NDR.
In seguito ad
interpretazioni esemplari,
egli è ben presto riuscito a
guadagnare nuove attenzioni
per la qualità
dell'orchestra.
Eckhardt van
den Hoogen
(Traduzioni: Wigand
& Wigand)
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