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2 LP's
- 2707 101 - (p) 1977
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2 CD's -
415 985-2 - (c) 1987 |
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ANTON BRUCKNER
(1824-1896) |
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Symphonie
Nr. 5 B-dur |
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80' 48" |
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Versione
originale |
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Long playing 1
- 2530-916
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42' 16" |
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1. Introduction: adagio - Allegro |
20' 42" |
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2. Adagio. Sehr langsam
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21' 34" |
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Long playing 1
- 2530-917 |
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38' 32" |
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3. Scherzo. Molto vivace (schnell) |
13' 44" |
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4. Finale. Adagio |
24' 48" |
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Berliner
Philharmoniker |
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Herbert von KARAJAN |
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Luogo
e data di registrazione |
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Philharmonie,
Berlino (Germania) - dicembre 1976 |
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Registrazione:
live / studio |
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studio |
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Production |
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Dr.
Hans Hirsch, Magdalene Padberg |
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Recording
Supervision |
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Michel
Glotz, Cord Garben (mvt. 4)
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Balance Engineer |
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Günter
Hermanns |
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Prima Edizione LP |
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Deutsche
Grammophon - 2707 101 - (2 LP's) -
durata 42' 16" & 38' 32" - (p)
1977 - Analogico |
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Prima Edizione CD |
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Deutsche
Grammophon - 415 985-2 - (2 CD's)
- durata 71' 45" & 60' 06" -
(c) 1987 - ADD - (+ Symphonie Nr.
1)
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Note |
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Cover
Design: Holger Matthies, Hamburg
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Anton Bruckner
stesso deve aver indicato
nella Quinta Sinfonia in si
bemolle maggiore la propria
opera prediletta. Non la
potè mai ascoltare. Una
malattia gli impedì di
partecipare alla prima
esecuzione a Graz nel 1894,
sedici anni dopo il
compirnento della partitura
e due prima della sua morte.
Quando iniziò a comporla,
nel 1875, lavorava ancora
anche alla stesura della
seconda e terza versione
delle Sinfonie Seconda,
Terza e Quarta. Nel novembre
di quell’anno fu nominato
iettore presso l`Università
di Vienna per armonia e
contrappunto. Sebbene questa
attività non fosse pagata,
essa deve
aver dato a Bruckner,
nonostante la sua suprema
modestia, la sensazione di
un consolidato
riconoscimento pubblico. A
dire il vero in seguito a
questo incarico divenne
definitivamente suo
avversario Eduard Hanslick,
sostenitore di Brahms e già
mal disposto verso di lui,
tanto piu che Hanslick
insegnava proprio
all’Università, quasi
accanto a Bruckner, e, si
dice, incontrando minor
favore di lui.
La coincidenza tra la
chiamata al lettorato e
l’inizio della composizione
della Quinta Sinfonia è
interessante, perchè
Bruckner la ha definita il
suo "capolavoro
contrappuntistico". Di fatto
si dimostra insuperabile
nell’intreccio
tematico-motivico e in ciò
si distingue gradualmente
dalle sue altre sinfonie,
talvolta rettilinee e con
carattere d’inno. Ma questo
momento non può essere
inteso come sperimentale,
neppure in un senso
generico. Bruckner si rivela
qui, e piu che altrove, come
colui che volle essere: un
contrappuntista romantico,
che nulla amava più della
scrittura rigorosa e nulla
venerava più del mondo
"tristaniano" di Richard
Wagner con la sua
monumentalità sonora e la
sottigliezza armonica.
Ma l'atteggiamento romantico
di Bruckner non era
"attuale", era
anacronistico. Alfred
Einstein lo ha definito un
epigono, un uomo di campagna
e musicista per metà del
Medioevo e per metà barocco,
in mezzo al secolo XIX, e in
quanto tale gli riconosce
senz’altro i caratteri di un
prodigio. Di fatto Bruckner
ha composto contro il tempo,
e ha anche vissuto così, per
tutto quel che di lui si sa.
Certamente in seguito a
questo atteggiamento gli è
riuscito di divenire
artisticamente grande, cioè
significativo, e di
esercitare un’azione, poichè
gli fu concesso di formulare
le sue concezioni nel fondo
anacronistiche e le sue idee
essenziali così che esse
operassero in modo
abbastanza attraente da
essere raccolte e accattate.
Quando Anton Bruckner
nacque, nel 1824, Franz
Schubert, il compositore di
cui sarebbe stato l’erede
nella prospettiva dello
spirito del tempo, aveva 27
anni, e doveva viverne
ancora quattro. Già Schubert
era esponente di un
Romanticismo specificamente
austriaco, almeno nelle
ultime sinfonie, quelle in
si minore e in do maggiore.
E Schubert va ricordato in
questo ambito anche come
autore di sonate per
pianoforte, non solo delle
ultime tre. Bruckner ha
ripreso e proseguito la
linea del tardo Schubert.
Non divenne un romantico
"letterario" come Schumann,
nè classicheggiante come
Mendelssohn, nè
programmatico come il
francese Berlioz, nè
intellettuale come Liszt, nè
teatrale come Wagner.
Divenne invece
fondamentalmente l’unico
autentico sinfonista
romantico, che riprese il
tipo della sinfonia
beethoveniana e non lo
superò nè in senso formale
nè in chiave
soggettivistica, ma in
compenso lo fece risaltare
in una luce completamente
nuova. Schubert, con le sue
divine lunghezze di cui
parla Schumann, ne aveva
ancora per primo tramandato
il modello. Lunghezza e
lentezza, in ciò che l’una
ha a che fare con l’altra,
sono elementi decisivi del
sinfonismo bruckneriano e
come tali sono stati
gravemente fraintesi, come
hanno dimostrato anche
alcune rielaborazioni che
praticavano tagli e
levigavano le partiture di
Bruckner. Ciò che fu fatto
passare per facilitazione
della comprensione, ma che
in parte era solo ignobile
saccenteria, trascurava il
nucleo dell’unità essenziale
dell’opera di Bruckner.
Anche in Bruckner si è
cercato di riconoscere nelle
sinfonie elementi simili a
un programma. Non da ultimo
lo stesso compositore ne
diede lo spunto, quando
definì in modo allusivo
delle immagini per questo o
quel passo. Nulla però fu
più lontano dalle sue
intenzioni che scrivere
musica a programma. Per lui,
che era profondamente
cattolico, far musica
significava un servizio
divino, in senso generale e
con ampiezza
onnicomprensiva. In
confronto all’elenco delle
sinfonie, delle messe e
dell’altra musica vocale
sacra, è breve quello dei
cori maschili profani e
delle altre opere, un pezzo
per pianoforte, un
quartetto, il famoso
quintetto e un altro pezzo
per i cinque archi. Ma anche
la musica sacra, legata a un
testo, non si distingue
dallo stile sinfonico, il
cui programma si chiamava
Romanticismo, puro e
semplice Romanticismo,
secondo la definizione di
Paul Bekker una musica
"dell'intensificato
sentimento della natura e
della terra natia".
Tutto ciò vale interamente
per la Quinta Sinfonia, solo
che essa contiene di fatto
più contrappunto che le
altre, non nel senso di
esibizione di sapiente
bravura e di magistero
artigianale applicato, ma
quasi come prova di quanto
poco la dottrina compositiva
danneggi il perseguimento di
una idea espressiva, poichè
è vero piuttosto il
contrario. L’uso della
scrittura rigorosa per la
Quinta Sinfonia ha prodotto
un accrescimento di quel
carattere di professione di
fede cui si legava
l’attività compositiva di
Bruckner. C'è una
corrispondenza nel materiale
rispettivamente tra i due
tempi estremi in si bemolle
maggiore e tra i due
intermedi in re minore. Per
l’unica volta in una
sinfonia Bruckner comincia
qui con una introduzione
lenta, che presenta quattro
complessi tematici di
diverso carattere. Uno di
questi è un corale degli
ottoni in la maggiore. La
sua parte inferiore,
affidata ai tromboni,
fornisce la base per il
primo tema principale della
sezione "Allegro" di questo
primo movimento. Il suo
intero sviluppo, come pure
quello dei tre tempi
successivi, può essere
esaminato quasi battuta per
battuta come citazione,
rielaborazione, variante o
metamorfosi del materiale
motivico o tematico
precedentemente esposto. Lo
sviluppo del primo tempo
include l’introduzione
lenta: una eccezione che in
questa forma non incontriamo
prima di Bruckner. Per il
resto per Bruckner
elaborazione dello sviluppo
significa scomporre i temi,
passarli al filtro
dell’imitazione e del
contrappunto, indagarne la
sostanza. Dopo la ripresa,
che abbrevia alcuni gruppi,
il pezzo sfocia in una coda,
che finisce con il tema
dell’inizio della
introduzione lenta,
trasformato in un potente e
poderoso insistere su si
bemolle maggiore.
Il secondo e il terzo
movimento, Adagio e Scherzo,
sono legati da affinità del
materiale. Il Finale corona
la sinfonia perchè
costituisce una sintesi non
solo materiale, ma anche
spirituale dell’opera.
Proprio il tema d’apertura è
preso dalla introduzione
lenta del primo tempo. Se ne
cita poi il tema principale,
contrappuntato da un nuovo
motivo, dal quale si forma
il primo tema di fuga. La
seguente fuga si interrompe
presto, e le si collegano i
temi della transizione, che
vengono sfruttati più
avanti. Un nuovo corale di
ottoni assume la funzione di
un preludio e propone il
tema per una nuova fuga, che
si sviluppa come fuga doppia
con due temi. Una seconda
fuga doppia cita il tema
principale del primo tempo e
lo unisce a quello del
Finale. E infine Bruckner
trae partito ancora una
volta nel corso della fuga
dal corale degli ottoni già
prima esposto. L’assoluta
regolarità formale che
Bruckner abitualmente segue
sembra grandiosamente
dilatata nella mirabile
costruzione di questo Finale
grazie agli inserti delle
fughe.
Hanspeter
Krellmann
(Traduzione:
Paolo Petazzi)
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