|
1 LP -
2532 007 - (p) 1981
|
|
1 CD -
413 362-2 - (c) 1987 |
|
ANTON BRUCKNER
(1824-1896) |
|
|
|
|
|
|
|
Symphonie
Nr. 3 d-moll |
|
56' 49" |
|
Versione:
1888/89: edizione: Nowak |
|
|
|
-
1. Mehr langsam, Misterioso |
21' 56" |
|
|
-
2. Adagio, bewegt, quasi Andante |
16' 21" |
|
|
-
3. Ziemlich schnell |
6' 53" |
|
|
-
4. Allegro |
11' 39" |
|
|
|
|
|
|
Berliner
Philharmoniker |
|
Herbert von KARAJAN |
|
|
|
|
|
Luogo
e data di registrazione |
|
Philharmonie,
Berlino (Germania) - settembre
1980 |
|
|
Registrazione:
live / studio |
|
studio |
|
|
Production |
|
Günther
Breest |
|
|
Recording
Supervision |
|
Michel
Glotz |
|
|
Recording Engineer |
|
Günter
Hermanns |
|
|
Editing |
|
Christopher
Alder
|
|
|
Prima Edizione LP |
|
Deutsche
Grammophon - 2532 007 - (1 LP) -
durata 56' 49" - (p) 1981 -
Digitale |
|
|
Prima Edizione CD |
|
Deutsche
Grammophon - 413 362-2 - (1 CD) -
durata 56' 49" - (c) 1987 - DDD |
|
|
Note |
|
Cover
Design: Holger Matthies, Hamburg
|
|
|
|
|
Nella storia
della musica non si è quasi
mai verificato che le radici
di composizioni altamente
significative fossero così
anacronistiche come è
avvenuto per Bruckner. Il
suo sinfonismo infatti non
nasconde affatto la sua
origine: l’ambito congenito
a Bruckner era quello della
musica sacra, il suo
strumento era l`organo. Ma
la grande tradizione
organistica era in via di
estinzione già intorno al
1750, la musica sacra
diveniva alcuni decenni dopo
una zona musicalmente
provinciale (fatta eccezione
per alcune grandi
composizioni).
Il fatto che Bruckner
idolatrasse Wagner e che
dedicasse la Terza Sinfonia
“All’illustrissimo Signor
Richard Wagner,
all’ineguagliabile,
famosissimo e sublime
Maestro dell’arte poetica e
musicale in profondissima
riverenza”, fece sorgere
l’equivoco che la musica di
Bruckner seguisse le orme
tracciate da Wagner. Per
quanto ciò fosse errato,
Bruckner ne soffrì
notevolmente; egli si trovò
ad essere sospinto
senz’altro nel campo
wagneriano e lisztiano.
L’autorevole critico
viennese Eduard Hanslick,
dopo la prima esecuzione
della Terza Sinfonia nel
1877, ebbe la visione di
“come la ‘Nona’ di Beethoven
stringa amicizia con la
‘Walchiria’ di Wagner e
finalmente vada a finire
sotto gli zoccoli dei suoi
cavalli”. Come la musica di
Wagner, così anche il
sinfonismo di Bruckner fu
accusato di mancanza di
forma, e per molto tempo non
si comprese che Bruckner non
voleva esser valutato
secondo misure wagneriane, e
neanche secondo il metro
classicistico.
La Terza Sinfonia (che non
certo per caso è in re
minore, la tonalità della
‘Nona’ di Beethoven) è
ritenuta con un certo
diritto come l’opera in cui
Bruckner ha definitivamente
trovato la sua via quale
compositore sinfonico. Essa
pone tuttavia dei problemi
particolari. Una prima
versione fu compiuta nel
1873. Ad essa dopo i primi
ritocchi (1874), seguirono
ancora due rifacimenti (1877
e 1888/89). Di questa
Sinfonia esistono così
almeno tre versioni;
Bruckner lavorò a questa
composizione per un periodo
superiore a 17 anni. Si è
considerato a lungo la terza
versione come quella
definitivamente valida. Oggi
si tende sempre più a
riconoscere che anche alla
seconda versione (1877), da
cui Bruckner tra l’altro
eliminò le citazioni
wagneriane, spettano i
rnedesimi diritti che non
alla terza versione. Il
procedimento sinfonico
bruckneriano ammette
evidentemente, entro certi
limiti, diverse possibilità
di una valida
configurazione. Ciò
significa senz`altro che
quel principio compositivo
orientato alla musica del
classicismo viennese
necessita d’una revisione.
Il modello della ‘Nona’
beethoveniana è pero
evidente all’inizio (quel
sorgere da uno ‘stato sonoro
originario’) e alla fine del
primo movimento (figura di
ostinato). Il primo
complesso tematico è
costituito da un tema ampio
ed elementare affidato alla
tromba, unitamente al
secondo nucleo tematico che
sgorga come in un’eruzione
sonora. Nel carattere di
frammento che hanno le
figure tematiche sono
racchiuse le loro capacità
di svilupparsi
sinfonicamente. Un complesso
cantabile e meditativo,
quindi un imponente
dispiegamento timbrico che
si addensa in un tema con
carattere di corale
(Bruckner vi annota: Choral
marcato): questo sono
ulteriori fasi
dell’esposizione. Ma lo
schema tradito di
esposizione, sviluppo,
ripresa, coda viene per così
dire colmato da una nuova
“tecnica di mutazione”
tcmatica (Werner Korte), che
risulta da elementari eventi
ritmici e timbrici. Che le
visioni sonore di Bruckner
sono tratte da una
rielaborazione della
tradizione di musica sacra,
è un fatto chiaramente
avvertibile nel movimento
lento, mentre nello Scherzo
quell’accento di ländler
(danze caratteristiche
dell’Austria e della
Germania meridionale), che
da lungo tempo era assurto a
nobiltà d’arte, emerge con
una veemenza ingenua e al
pari demonica. Il Finale,
che si solleva di nuovo da
una configurazione sonora
quasi roteante su se stessa
(il nucleo è costituito
dall’intervallo prirnigenio
di una quinta), è concepito
nei suoi estatici
addensamenti tirnbrici come
il coronamento, il riepilogo
della Sinfonia. Essa sfocia
coerentemente nell’apoteosi
del tema affidato alla
tromba, che ne aveva
costituito l’inizio.
Stefan
Kunze
(Traduzione:
Gabriele Cervone)
|
|
|