QUARTETTO ITALIANO


Telefunken - 78rpm - 4 dischi
E 9102/9105 - (p) 1946
Amadeus - 7 CDs - AMP 007-013 - (p) 2009
Warner Classics
14 CDs - 0190296739200 - (p) & (c) 2021

Claude Debussy (1862-1918)






String Quartet in G minor, Op. 10
24' 26"
- Animé et très décidé 5' 56"

- Assez vif et bien rythmé 3' 27"

- Andantino, doucement expressif 8' 00"

- Très modéré - Très mouvementé 7' 03"





Leonardo Vinci (1690/96-1730)






Gavotta - from "12 Soli per Violino e Arpicordo" (trascrizione di Guido Guerrini)
3' 17"




 
NUOVO QUARTETTO ITALIANO
- Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, violino
- Lionello Forzanti, viola
- Franco Rossi, violoncello

 






Luogo e data di registrazione
Conservatorio Giuseppe Verdi, Milano (?) (Italia)
- 14, 20 marzo & 4 maggio 1946 (Debussy)
- 20 marzo 1946 (Vinci)


Registrazione: live / studio
studio

Producer / Engineer
-

Prima Edizione 78rpm
Telefunken Italia | E 9102/9105 - (4 dischi, 8 facciate) | (p) 1946 | Mono
- E 9102: 01306, 4 maggio 1946; 01305-2, 14 marzo 1946
- E 9103: 01307-2, 4 maggio 1946; 01308, 14 marzo 1946
- E 9104: 01309, 14 marzo 1946; 01310, 14 marzo 1946
- E 9105: 01311, 14 marzo 1946; 01315, 20 marzo 1946


Prima Edizione LP
Non si conoscono edizioni in Long Playing a 33 giri.

Prima Edizione CD
Paragon/Amadeus | AMP 007-013 | 7 CDs - (1°, 1-5) | (p) 2009 | ADD
Warner Classics | 0190296739200 | 14 CDs [CD1, 1-5] | (p) & (c) 2021 | Mono


Note
Il contenuto delle otto facciate dei quattro dischi 78 rpm, contengono:
E 9102 - 01305 2: Debussy (1.o Tempo, Parte 1.a)
E 9102 - 01306: Debussy (1.o Tempo, Parte 2.a)
E 9103 - 01307 2: Debussy (2.o Tempo)
E 9103 - 01308: Debussy (3.o Tempo, Parte 1.a)
E 9104 - 01309: Debussy (3.o Tempo, Parte 2.a)
E 9104 - 01310: Debussy (4.o Tempo, Parte 1.a)
E 9105 - 01311: Debussy (4.o Tempo, Parte 2.a)
E 9105 - 01315: Vinci (Gavotta)














In sala d’incisione entra il 14 marzo 1946, appena quattro mesi dopo il debutto, per registrare in 78 giri il Quartetto di Debussy e una Gavotta di Vinci. Il disco è completato in tre sessioni, l'ultima il 4 maggio, ed è l’unico con Lionello Forzanti alla viola.
Il Quartetto op. 10 di Debussy è l'opera attorno alla quale il Quartetto Italiano si è riunito. Era stato studiato a Siena nel 1942 e suonato nel concerto del debutto, a Carpi nel 1945. Nel Corso del tempo fu inciso altre due volte, prima per la Columbia nel 1954 e poi per la Philips nel 1965.
Non avevo mai avuto occasione di ascoltare questa incisione. Non potevo non andare con la mente alle successive, in particolare a quella per la Philips, che è veramente celeberrima, col timore di trovare questa ancora acerba. Ho annotato scrupolosamente la cronologia degli avvenimenti proprio per mostrare quanto straordinario sia sentire un quartetto con solo pochi mesi di vita suonare in questo modo. Non è un’esecuzione ingenua, e già quella esecuzione che si è conquistata l'ammirazione incondizionata dei pubblici di tutto il mondo; chi suona non è un quartetto di ragazzi ma un grande quartetto fatto e finito, capace di conquistare il proprio status di grande interprete verrebbe da dire all’improvviso, e si può ben comprendere la meraviglia che suscitò al suo apparire. Rispetto all'ultima che abbiamo nella memoria, è un'esecuzione più volitiva e drammatica; il tempo le regalerà anche abbandono. C’è slancio, un suono affascinante, forse manca solo quella sensazione di dominio supremo della forma a cui siamo stati abituati in seguito, ma credo dipenda più che altro dalla limitatezza del 78 giri, che non sempre poteva contenere un intero movimento in una sola facciata e che in sede di registrazione costringeva a fermarsi e ripartire.
Ero molto curioso di sentire come suonasse Forzanti. La mia impressione è che avesse un bellissimo e nobile suono, forse più violinistico che violistico, più chiaro ed elegiaco di quello di Farulli, ma perfettamente fuso col suono degli altri. È ammirevole l’agilità con cui Forzanti esegue la figura che apre il secondo movimento, con Farulli, il suono del quartetto acquisterà in compattezza e profondita.
A completamento, sull’ottava facciata c'è una Gavotta di Vinci che era stata il bis del concerto di debutto e che è suonata con una freschezza incantevole. Varrebbe l'ascolto anche solo per quel fraseggio a rallentare e poi riprendere - a [01:30] della registrazione - e per il suono incantato della frase che segue, per i quali ogni considerazione stilistica non vale, tanto è lieve e magico l’effetto che producono. In poche e semplici battute c'è una lezione: bellezza di suono, magia di colori, fantasia e naturalezza nel fraseggio. La Gavotta non fu mai più registrata.
Fulvio Luciani
(dal libretto a corredo del cofanetto Paragon/Amadeus "Quartetto Italiano - The Early Recordings 1946-1952")