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1 CD -
9031-76989-2 - (p) 1994
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Antonio
Vivaldi (1678-1741) |
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Gloria D-dur, RV 589 |
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27' 41" |
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- Chorus:
"Gloria in excelsis", Allegro
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2' 09" |
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1
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- Chorus:
"Et in terra pax", Andante
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4' 59" |
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2
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- Duet
(Soprano I, II): "Laudamus te", Allegro |
2' 15" |
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3
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- Chorus:
"Gratias agimus tibi", Adagio |
0' 32" |
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4
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- Chorus:
"Propter magnam gloriam tuam", Allegro |
0' 57" |
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5
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- Aria
(Soprano I): "Domine Deus" |
3' 37" |
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6
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- Chorus:
"Domine fili unigenite", Allegro |
2' 18" |
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7
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Contralto, Chorus: "Domine Deus, Agnus
Dei", Adagio |
3' 45" |
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8
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- Chorus: "Qui tollis peccata
mundi", Adagio
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1' 05" |
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9
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- Aria
(Contralto): "Qui sedes ad dexteram
patris", Allegro |
2' 05" |
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10
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- Chorus:
"Quoniam tu solus sanctus", Allegro |
0' 43" |
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11
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- Chorus:
"Cum sancto spiritu", Allegro
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3' 16" |
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12
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Giovanni Battista Pergolesi
(1710-1736) |
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Stabat mater |
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37' 10" |
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- Duet (Soprano, Alto):
"Stabat mater dolorosa", Grave |
4' 58" |
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13
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- Aria (Soprano): "Cujus
animam gementem", Andante amoroso
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2' 29" |
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14
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- Duet: "O quam tristis
et afflicta", Larghetto |
1' 20" |
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15
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- Aria (Contralto): "Quae
moerebat et dolebat", Allegro |
1' 52" |
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16
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- Duet: "Quis est homo", Largo |
3' 12" |
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17
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- Aria (Soprano): "Vidit
suum dulcem Natum", A tempo giusto
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2' 57" |
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18
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- Aria (Contarlto): "Eja
mater fons amoris", Andantino
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3' 19" |
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19
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- Duet: "Fac. ut ardeat
cor meum", Allegro
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2' 02" |
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20
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- Duet: "Sancta mater,
istud agas", A tempo giusto
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4' 52" |
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21
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- Aria (Contralto): "fac
ut portem Christi mortem", Largo |
3' 03" |
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22
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- Duet: "Inflammatus et
accensus", Allegro |
1' 51" |
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23
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- Duet: "Quando corpus
morietur", Largo assai |
5' 15" |
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24
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"Gloria" |
"Stabat
mater" |
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Sylvia McNair,
Sopran (I) |
Eva
Mei, Sopran
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Elisabeth von
Magnus, Soprano (II) |
Marjana
Lipovšek, Contralto |
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Marjana Lipovšek,
Contralto |
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CONCENTUS
MUSICUS WIEN (mit
Originalinstrumenten)
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Arnold Schoenberg
Chor / Erwin Ortner, Chorus
master
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-
Erich Höbarth, Violine |
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-
Alice Harnoncourt, Violine |
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CONCENTUS MUSICUS
WIEN (mit
Originalinstrumenten)
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-
Anita Mitterer, Violine |
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-
Erich Höbarth, Violine
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-
Andrea Bischof, Violine |
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-
Alice Harnoncourt, Violine |
-
Walter Pfeiffer, Violine |
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-
Anita Mitterer, Violine |
-
Maighread McCrann, Violine |
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-
Andrea Bischof, Violine |
-
Christian Tachezi, Violine |
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-
Helmut Mitter, Violine |
-
Peter Schoberwalter junior, Violine |
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-
Peter Schoberwalter, Violine |
-
Veronica Kröner, Violine |
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-
Karl Höffinger, Violine |
-
Carin Stettner, Violine |
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-
Maighread McCrann, Violine |
-
Regine Florey, Violine |
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-
Christina Busch, Violine |
-
Christian Schneck, Violine |
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-
Gerold Klaus, Violine |
-
Lynn Pascher, Viola |
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-
Peter Schoberwalter junior, Violine |
-
Gerold Klaus, Viola |
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-
Christian Tachezi, Violine |
-
Ursula Kortschak, Viola |
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-
Kurt Theiner, Viola |
-
Herwig Tachezi, Violoncello |
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-
Lynn Pascher, Viola |
-
Max Engel, Violoncello |
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-
Dorle Sommer, Viola |
-
Eduard Hruza, Violone |
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-
Herwig Tachezi, Violoncello |
-
Andrew Ackerman, Violone |
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-
Dorothea Guschlbauer, Violoncello |
-
Herbert Tachezi, Orgel |
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-
Eduard Hruza, Violone |
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-
Andrew Ackerman, Violone |
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-
Herbert Tachezi, Orgel |
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-
Hans Peter Westermann, Oboe |
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-
Milan Turkovič, Fagott |
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-
Andreas Lackner, Naturtrompete |
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Nikolaus
Harnoncourt, Leitung |
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Luogo
e data di registrazione
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Casino
Zögernitz, Vienna (Austria):
- dicembre 1991 (Vivaldi)
- ottobre 1993
(Pergolesi)
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Registrazione
live / studio
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studio |
Producer
/ Engineer
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Wolfgang
Mohr / Renate Kupfer / Helmut Mühle /
Michael Brammann
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Prima Edizione CD
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Teldec
"Das Alte Werk" - 9031-76989-2 - (1 cd)
- 65' 00" - (p) 1994 - DDD |
Prima
Edizione LP
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Note
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Come maestro
di violino dell’Ospedale della Pietà
di Venezia Antonio
Vivaldi (l678-1741) doveva soprattutto
provvdere
all’istituzione
musicale delle orfanelle
Quando nel 1715 il posto
di maestro di coro
si rese temporeneamente
vacante, Vivaldi deve
aver fornito
anche un
numero crescente di
composizioni sacre.
Fino al secondo decennio
del nosrto secola si
conoscevano solamente pochissime di
queste musiche,
poichè la maggior parte
delle opere sacre
sopravvissute è
divenuta accessibile
solamente in tempi
recenti grazie
alle raccolte torinesi
Foà e Renzo Giordano. Nondimeno si
deve ritenere che
solamente una parte minima dell'opera
complessiva sia giunta fino a noi. Il
"Gloria" della messa ad
esempio è stato messo in musica da Vivaldi
per lo meno tre
volte, una di queste composizioni si
trova indicata nelle succitate
raccolte, ma purtroppo è andata
dispersa. Diversamente dal Gloria
RV 588, anch'esso in re maggiore, il
Gloria RV 589 che qui
ascoltiamo fu composto intorno al
1713 e divenne ben presto assai
celebre. Per motivi di stile si deve
supporre che questo Gloria
sia stato composto successivamente a
quello RV 588.
Dei dodici
movimenti solamente tre sono
scritti in forma solistica
("Laudamus te" come duetto e
"Domine Deus" e "Qui sedens" come
arie solistiche); in essi le parti
vocali e strumentali sono almeno
parzialmente connesse fra loro dal
punto di vista tematico. Nei
movimenti per coro spessoVivaldi preferisce
invece condurre le varie voci
autonomamente. Già il primo
movimento, "Gloria in excelsis",
con le sue ottave introduttive,
mostra una caratteristica
specifica di Vivaldi, il fatto
cioè di riuscire quasi sempre a
sviluppare una energia peculiare
da motivi assai semplici, a
volte persino banali, che fa
dimenticare ben presto il
materiale tematico. Il secondo
movimento, "Et in terra pax",
colpisce per le sue arditezze
armoniche, con le quali Vivaldi
fa rotta verso nuove tonalità.
Dopo aver ripreso nel "Qui
sedes" il secondo motivo del
primo movimento, Vivaldi
riproduce nel "Quoniam tu solus
sanctus" (movimento 11) una
ripresa accorciata del primo
movimento, in modo tale che i
tre movimenti risultano
tematicamente connessi fra loro.
Per il finale Vivaldi si è
servito eccesionalmente di una
composizione di un altro
compositore: il modello per la
sua rielaborazione è il
movimento finale di un Gloria
di Giovanni Maria Ruggieri, la
cui partitura risale al 1708. Il
medesimo movimento era stato
impiegato da Vivaldi anche per
il suo secondo Gloria
che è giunto sino a noi.
Quando si parla
di Stabat mater oggi
si pensa in primo luogo alla
composizione di Giovanni
Battista Pergolesi
(1710-1736), sebbene la
sequenza latina "Stabat mater
dolorosa" sia stata messa in
musica anche da numerosi altri
compositori. Dal punto di
vista della sua fortuna questa
composizione costituisce in
effetti un'eccezione. Se
infatti all'inizio contribuì
probabilmente alla sua fama
repentina la leggenda
(tuttavia incerta) secondo la
quale Pergolesi avrebbe
terminato di scrivere questa
composizione pochi giorni
prima della sua precoce morte,
in seguito soprattutto la
profonda attenzione con cui
l'opera fu accolta, in
particolare nell'Europa
settentrionale, e le quasi
contemporanee violente
discussioni circa pregi e
difetti dello Stabat
Mater agirono da
diffusori e da cassa di
risonanza.
Poche
composizioni hanno
conosciuto tante
rielaborazioni quanto questa.
Si pensi ad esempio alla
trasformazione nel mottetto Tilge,
Höchster,
meine Sünden
("Cancella, o Altissimo, i
miei peccati") di Johann
Sebastian Bach, che
può essere preso come indizio
di quanto rapidamente la
composizione si sia diffusa in
Germania. In Inghilterra nel
1764 fu pubblicata una
rielaborazione con testo
inglese. Giovanni Paisiello
scrisse una versione per
orchestra da camera e coro
maschile a quattro voci, che
tuttavia non incontrò sempre il favore dei
suoi conterranei; Johann
Adam Hiller rinforzò
l'orchestra aggiungendo oboi
e flauti, ampliò l'apparato
vocale fino a quattro voci e
adattò alla composizione un
testo poetico scritto
appositamente dal poeta
Klopstock. A Vienna Salieri
si cimentò con una nuova
versione; ancora nel 1833 a
San Pietroburgo fu eseguito
un nuovo arrangiamento per
coro a quattro voci e
orchestra, ad opera di
Alexeij Fjodorovic Lvov.
Questi sono solamente alcuni
esempi di rielaborazione,
che ci attestano
soprattutto il grande
favore di cui godè lo Stabat
Mater di Pergolesi;
allo stesso tempo però gli
autori delle
rielaborazioni hanno mosso
delle critiche a Pergolesi,
poichè infatti tra gli intenti
dei loro lavori vi era anche quello di
rimediare ad alcuni difetti
dell'originale e di rafforzare la sua
orchestrazione debole e assai scarna
con l'aggiunta di altri
strumenti.
Il fatto che Pergolesi
probabilmente abbia dovuto
rispettare delle indicazioni per la
sua composizione interessava poco ai
suoi imitatori. A quanto pare
Pergolesi aveva ricevuto l'incarico
di scrivere un nuovo Stabat
mater grazie alla mediazione
del suo datore di lavoro, Marzio IV
Carafa duca di Maddaloni, della
Arciconfraternita dei Cavalieri della
Vergine dei Dolori di Napoli: l'opera
doveva sostituire quella di Alessandro
Scarlatti, che da oltre vent'anni
veniva eseguita ogni anno il venerdì
santo. Per venire incontro
presumibilmente ai desideri dei suoi
committenti, Pergolesi riprese
l'organico di Scarlatti, basato su
solamente due voci soliste, orchestra
d'archi e basso continuo, oltre
all'alternanza di duetti ed arie
solistiche. A differenza di Scarlatti
Pergolesi ha però evitato i
recitativi, impiegando prevalentemente
la forma bipartita dell'aria dachiesa.
Dal punto di vista armonico
entrava ora in azione una nuova
semplicità, che ra in grado di
esprimere di gran lunga più
soggettivamente l'atmosfera
religiosa di fondo. Il carattere
delle arie risulta non
dall'interpretazione di singole
parole, ma al contrario
dall'atmosfera complessiva del
pezzo, laddove elementi operistici
si sono infiltrati senza giunture
nella composizione sacra.
Naturalmente è stato proprio questo
punto a dar adito alle critiche: ad
esempio l'autorevole Padre Martini
rimproverò a Pergolesi il fatto che
molti passaggi "sarebbero assai più
consoni ad un'opera buffa che ad una
lamentazione". Sulla scia di tale
critica alcuni teorici si
affrettarono allora a criticare le
progressioni armoniche altrettanto
poco ortodosse, la condotta del
basso a volte inusuale e la poca
vivacità dei colori, risultante
dalla limitazione al solo
accompagnamento degli archi. Proprio
intorno a questi punti si sono
quindi messi a lavorare
gli autori dei rifacimenti, con
risultati più o meno efficaci, ma
alla fine a fare le spese dei loro
tentativi di correzione sono state
proprio la semplicità
dell'espressione musicale e la
naturalezza dell'intreccio delle
parti.
Oggi si è
ritornati nuovamente su un'altra
posizione, corrispondente in
sostanza all'opinione espressa dallo
scrittore di musica Johann
Friedrich Reichardt: "Non è
allora possibile che una
musica sia veramente così
malvagia..., se continua a
fare il suo effetto e riesce
ancora ad affermare il proprio
valore e la sua forza di
persuasione". I difetti
compositivi che si
percepirebbero nello Stabat
mater non intaccano
evidentemente l'efficacia
della composizione. Il
giudizio finale di Hiller che
è assolutamente critico nei
confronti dei difetti
compositivi dell'opera,
continua ad essere
completamente giustificato:
"Non conosco nessun'altra
musica che, come quella di
Pergolesi, susciti in me
dall'inizio alla fine una tale
commozione, e non si sarebbe
degni della propria umanità se
al suo ascolto si restasse
freddi ed insensibili".
Reinmar Emans
Traduzione:
Marco Marica
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Nikolaus
Harnoncourt (1929-2016)
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