1 CD - 434 031-2 - (p) 1992

"CREDO" Lockenhaus (Collection vol. 1)






Johann Sebastian Bach (1685-1750)


Cantata "Ich habe genung", BWV 82 - estratti


- Recitativo (Basso) - "Mein Gott! wann kommt das schöne: Nun!"
0' 52"
13
- Aria (Basso) - "Ich freue mich auf meinen Tod" 3' 42"
14




 
Robert Holl, Basso



Camerata Lockenhaus
Nikolaus Harnoncourt

 
Luogo e data di registrazione
Lockenhaus, (Austria) - luglio 1990
Registrazione live / studio
live
Producer / Engineer
Peter Laenger / Andreas Neubrunner / Stephan Schellmann / Andreas Lemke / Bernhard Albrecht
Prima Edizione CD
Philips - 434 031-2 - (1 cd) - 57' 08" - (p) 1992 - DDD
Prima Edizione LP
-
Note
La pubblicazione contiene anche musiche di Anonimi, Haydn, Messiaen e Casals non interpretate da Harnoncourt. Le registrazioni sono avvenute nell'ambito dei Festival 1988, 1989 e 1990.

Notes
PROFESSIONE DI FEDE IN LOCKENHAUS

Il aprile 1976 Gidon Kremer ha dato per la prima volta un concerto a Lockenhaus - sulle scale della scuola. Dal parroco di Lockenhaus, Josef Herowitsch, che ha contribuito a portare il violinista nel piccolo comune del Burgenland, al confine con l’Austria, Kremer ricevette un libro di preghiere; nella stessa occasione egli promise di ritornare. In seguito Kremer ha tenuto almeno un concerto l’anno a Lockenhaus, finchè, grazie al sostegno e all’iniziativa pionieristica del parroco locale, nel 1981 l’idea di un festival di musica da camera per la prima volta potè tradursi in realtà.
Credo. Una professione di fede in Lockenhaus. In un luogo lontano - in senso geografico e a livello programmatico - da una gestione affaristica della musica, dove continua ad essere possibile la gioia di fare musica e di comunicare con e attraverso la musica. In un luogo in cui, di fronte all'improvvisa affluenza di molti musicisti e ascoltatori, si è rimasti modesti, senza cadare nell"‘hotelmania”. In un ambiente che si è mantenuto rustico, anche per questo è possibile quel dialogo tra musicisti e ascoltatori che altrove è stato spesso cercato invano.
Credo. Una professione di fede in un festival musicale in cui non esistono limitazioni di repertorio e di interpreti. In cui naturalmente sono stati annullati i confini politici e le restrizioni ideologiche. Lockenhaus, nelle cui immediate vicinanze, fino a non molto tempo fa, si estendeva una cortina di ferro, rappresenta per alcuni musicisti dell'est il luogo in cui por la prima volta essi hanno sperimentato il senso dell'"occidente", della democrazia, della libertà. Anche la libertà di poter credere. Per un vecchio primo violino dei Filarmonici di Leningrado era stata una grande esperienza poter suonare per la prima volta all'interno di una chiesa. La violinista Tatjana Grindenko, che in occasione del primo concerto di Kremer a Lockenhaus era stata sua partner in un duo, prese una volta uno dei libri di inni religiosi dalla chiesa di Lockenhaus per portarlo in Unione Sovietica e in un concerto a Mosca lo suonò come pezzo fuori programma.
Credo. Questa retrospettiva musicale su Lockenhaus riunisce, nel senso del pluralismo di Lockenhaus, musica delle tre confessioni cristiane: liturgia russo-ortodossa, cantate protestanti di Bach e musica di Haydn, Messiaen e Casals ispirata dalla religione cattolica.
Durante il decimo festival di musica da camera di Lockenhaus, nel 1990, in seguito all’annuncio che nel 1991 non ci sarebbe stalo nessun festival, regnava un'atmostera singolare. Né il pubblico, né i musicisti - forse anche lo stesso Kremer - ne sapevano molto: sarebbe stata solo un’interruzione di un anno o si trattava della fine del festival? In ogni caso a Lockenhaus, nella chiesa, nella sala dei concerti, si respirava un’aria di commiato. Titoli di opere come il "Quatuor pour la fin du temps" di Messiaen o "Ich habe genug" della cantata bachiana assunsero un significato ambivalente. Altre opere ultime, come la Sonata per violino di Šostakovič, o lultimo Quartetto per archi di Schubert, o la "Sinfonia degli addii" di Haydn segnarono le giornate conclusive del festival del 1990. Non si potevano biasimare Kremer e il parroco, ai quali tutto faceva capo a livello artistico, organizzativo, umano e programmatico, dopo dieci anni di missione per la musica e i musicisti in queste condizioni ideali, per la conclusione di quest’esperienza.
Credo - per ora è anche una professione di fede nella sopravvivenza dell'idea di Lockenhaus, nel suo perdurare.
Fra le esperienze più belle dei primi dieci anni si annoverano le meditazioni di mezzanotte in chiesa alla luce delle candele. Verso la fine del festival del 1988 Gidon Kremer, Annette Bik, Gérard Caussé e Ko Iwasaki suonarono "Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze" di Joseph Haydn, nella versione per quartetto d’archi, e padre Herowitsch nelle pause tra i pezzi musicali meditava sulle corrispondenti parole della Bibbia. Si rispettavano così le intenzioni espresse da Haydn quando compose l’opera. Nel marzo 1801 infatti scriveva: "Circa quindici anni fa mi fu chiesto da un canonico di Cadice di comporre della musica strumentale sulle ultime sette parole pronunciate da Cristo sulla croce. C’era l’abitudine, durante il periodo quaresimale, di eseguire tutti gli anni un oratorio nella chiesa principale di Cadice... A mezzogiorno venivano chiuse tutte le porte; la musica poteva cominciare. Dopo un preludio adeguato il vescovo saliva sul pulpito, pronunciava una delle sette parole e faceva alcune considerazioni su di essa. Appena finito scendeva dal pulpito e si prostrava in ginocchio di tronte all’altare. Questa pausa era riempita dalla musica. Il vescovo saliva e abbandonava il pulpito per la seconda, la terza volta, e così via, e ogni volta l'orchestra si inseriva dopo la conclusione del discorso". In origine Haydn compose le "Sette parole" per soli, coro e orchestra, e dopo quelle per quartetto d’archi ne compose anche una versione per strumento a tastiera.
Dal "terremoto" Haydn, da un fenomeno naturale all’altro, per così dire, si può passare alla rnelodia di timbri di Messiaen nella sua rielaborazione rnusicale del testo di S. Giovanni, inteso non come rappresentazione degli "orrori dell'Apocalisse" bensì come "raccoglimento nell'adorazione e travolgente visione di pace". Messiaen sperimentò realmente gli orrori durante la composizione del quartetto: nel corso della Seconda Guerra Mondiale fu internato in un campo di concentramento come prigioniero di guerra. La scelta degli strumenti dipese dalla circostanza pratica che proprio quei musicisti erano presenti nel campo.
Credo. Messiaen componeva ispirato da convinzioni mistico-teologiche. Sul significato del "Quartetto per la fine del mondo" scrisse: "Il suo linguaggio musicale è essenzialmente immateriale, religioso, cattolico. Modi che realizzano a livello melodico e arrnonico una sorta di onnipresenza tonale, che avvicinano l'ascoltatore all`eternita dello spazio o dell’infinito".
Credo. Duecento anni prima di Messiaen Johann Sebastian Bach aveva pronunciato centinaia di professioni di fede. Le cantate sono considerate il centro delle sue creazioni sacre: delle circa 300 cornposte180 sono giunte fino a noi. Fra le più note si annovera la cantata per solo "Ich habe genug", composta nel 1727 a Lipsia secondo il Vangelo di S. Luca. Cristo, nel quale è riposta la speranza dei credenti, ora desidera soltanto morire, per poter essere accanto a Dio.
Per onorare con la musica la memoria di Bach, il violoncellista Pablo Casals nel 1950, nel secondo centenario della morte di Bach, invitò dei musicisti perchè tenessero dei concerti nella chiesa del villaggio di Prades sui Pirenei. Da allora ogni anno vi si organizza un festival di musica da camera. Se in questo album è stata inserita l'esecuzione (tenuta a Lockenhaus) di una delle numerose opere di musica chiesastica di Casals, ciò è stato fatto abche per ricordare un musicista che si adoperava per creare le condizioni ottimali per fare musica e che dopo Prades assunse anche altri impegni in luogni simili a Lockenhaus, dove si organizzavano incontri musicali: a San Juan di Portorico e come ospite di Rudolt Serkin al festival di Marlboro.
Credo. La chiesa russo-ortodossa e la sua musica hanno subito per 70 anni il divieto di professare la fede. Il coro di chiesa "Drjewnjerusskij Rospjev" fu fondato nel 1983 a Mosca in tempi ancora repressivi da Anatolij Grindenko, fratello del violinista. Il coro era coposto di dodici persone, che si dedicavano soprattutto alla ricostruzione di antichi canti russi legati alla liturgia tra il XV e il XVII secolo, agli inizi della polifonia. Gli antichi manoscritti liturgici, le cui melodie sono annotate in neunni senza linee, che indicano lo svolgimento della melodia, vengono trascritte dallo stesso direttore del coro e rielaborate collettivamente dai membri dell'ensemble. I componenti del coro sono cantori professionisti. Si considerano cristiani che esercitano la loro professione a gloria del Signore.

Rainer Lepuschitz
Traduzione: Maria Paola Arena

Nikolaus Harnoncourt (1929-2016)
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